sabato 30 maggio 2015

BERLUSCONI VIRALE


La campagna elettorale la vince Berlusconi il Grande. A ‘Virus’ in onda le differenze tra uno statista che ama il popolo e un dittatorello sotto choc. Ecco perché non cedere alle derive anti-sistema. C’è una strada politica per la rinascita ed è quella della rivoluzione liberale e non violenta dei moderati
Diceva Agatha Christie che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.  ‘Che tempo che fa’, ‘Porta a Porta’ e ieri sera ‘Virus’. I tre indizi che provano, in maniera inconfutabile, la tesi che sosteniamo da tempo: tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi il confronto è impari. Non c'è partita. Due pianeti diversi. SILVIO BERLUSCONI parla la lingua delle cose e dei bisogni veri, non è espressione di un'ideologia, ma di un'esperienza di partecipazione ai desideri e alle difficoltà del popolo che lo rendono nuovo ogni giorno di più.
MATTEO RENZI è ormai sotto choc, fa i suoi comizi in tv dicendo il contrario rispetto ai suoi comportamenti. Ha proclamato la “l” di legalità come suo simbolo, ha praticato invece la "i" di illegalità come azione di governo e gestione del potere all'interno del partito.
Il parolaio fiorentino ha perso le staffe, è un disco rotto. Confonde la democrazia delle regole certe con l'assolutismo delle regole che mutano al mutare dei destinatari.
Il caso De Luca è l'emblema di un cortocircuito, innanzitutto mediatico, che annienta il diritto alla chiarezza non solo degli elettori campani, ma di tutti coloro che sono chiamati ad esprimere il loro voto domenica prossima.  Come i suoi predecessori al Nazareno, Matteo Renzi non ha resistito al richiamo della foresta che per certa sinistra è rappresentato dall'arroganza dialettica contro il vero e più temibile avversario politico tutt'ora in circolazione, il Presidente Silvio Berlusconi.
Nessuna novità, tutto come prima. Renzi ha forse rottamato qualche vecchio comunista, ma non ha affatto archiviato i metodi politici e le strategie comunicative che in questi venti anni hanno portato la sinistra italiana a proporsi agli italiani non come un'alternativa credibile, ma solamente come un'accozzaglia rancorosa di uomini contro.



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