mercoledì 13 maggio 2015

TEST A STATUTO SPECIALE E ANOMALO. BATOSTA? UNA BALLA


 Caos sotto il cielo (dei giornaloni). Bilancio spassionato di una sconfitta che non c’è. Forza Italia ha corso solo in quattro comuni su 140, ma non lo dice nessuno, e si fa la media con il totale dei votanti. Rimboccarsi le maniche invece di stracciarsi le vesti. Nota bene: nessun voto è passato da Forza Italia al Pd. E Renzi? Si sgonfia, i democrat tornano a dimensioni bersaniane: il caso esemplare di Trento. Necessità di uno strumento come il Partito repubblicano, guidato da Berlusconi. Per una lunga marcia di riconquista
SI RICOMINCIA. Invece di stracciarsi le vesti, conviene rimboccarsi le maniche. Ma è il caso di rimboccarsi anche il cervello, conservando una sana razionalità, così da proporre un bilancio spassionato dei dati veri.
Le cifre sono quelle che sono, e impongono di raddrizzare il giudizio su quanto davvero è accaduto. La lista di Forza Italia era presente solo in quattro comuni su 140, fare quindi dei paragoni con precedenti consultazioni elettorali è sbagliato e fuorviante. E anche in quei quattro comuni va tenuto conto di un contesto preciso: il Trentino Alto Adige. Qui nelle elezioni locali abbiamo concorso con liste civiche, e il risultato è in realtà sorprendente (in senso positivo).
In realtà Forza Italia in Trentino ha preso più voti che in passato. Diverso è il caso di Bolzano, che da sempre è una città attraversata da umori autonomistici e da serie questioni localistiche. Dunque occhio a organizzare il funerale a Forza Italia e a Berlusconi sulle basi di un test taroccato dalla cattiva informazione.
Detto questo, non rinunciamo ad un’analisi severa. Nell’ambito del centrodestra la Lega ha ottenuto risultati importanti, duplicando o triplicando i voti. Hanno certo attinto al nostro bacino, altri si sono astenuti. Di certo Renzi non ha assolutamente sfondato al centro. Non ci ha portato via un solo voto. Da queste osservazioni occorre ripartire, perché se ne esca con una linea politica e di impatto comunicativo più acuminata. Nessuno tra i nostri elettori è nostalgico del Nazareno e ci vorrebbe col capo cosparso di cenere a piatire un ruolo da vassalli della marcia renziana. Ai nostri questa faccenda di stare come ospiti minori per spartirci le briciole del bottino delle vittorie altrui, proprio non piace. Semmai, ancora oggi non abbiamo saputo convincere i moderati e quelli che vedono in Renzi un pericolo, della nostra saldezza in una posizione di respingimento delle profferte del Giglio carnivoro. Talune interviste che manifestano una certa disponibilità di accondiscendenza alle tattiche di Renzi e Tonini al Senato, possono aver contribuito a sospingere verso la Lega alcuni dei nostri. Il resto del terreno da recuperare con una conquista palmo a palmo, ostinata, senza tregua, si situa nel vasto campo dell’astensione. Siamo consapevoli: la nostra immagine di divisione non rassicura. E’ importante però notare quello che i commentatori, pronti a infierire su Forza Italia e a esaltare la Lega, hanno occultato alla bell’e meglio. Prendiamo una città come test, quella con il più alto numero di abitanti tra quante sono andate alle urne.




Il Partito democratico a Trento ha ottenuto il 29,6 in queste comunali contro il 49,1 delle europee! E questo 29,6 corrisponde al 29,1 delle politiche del 2013 e al 29,8 delle precedenti comunali.
Complessivamente il centrodestra ha guadagnato voti, grazie alla convergenza con liste civiche.
Registriamo che tutto questo è avvenuto in presenza di una percentuale di votanti scesa a Trento di qualche punto rispetto alle europee (dal 56,9 al 54). Ma senza crolli vistosi (alle precedenti comunali i votanti erano stati il 60%). Traduzione: la bolla renziana si è sgonfiata. Il Pd è tornato alla dimensione bersaniana, assolutamente contendibile da un centrodestra unito.
A noi tocca la rincorsa. E diciamo che sarebbe il caso, in queste ultime settimane di campagna elettorale nelle sette regioni e poi a seguire, organizzare eventi con tutti i dirigenti e i deputati e senatori di Forza Italia.
Qualcosa negli ultimi giorni sta cambiando da che si sono mossi Berlusconi in Liguria e Brunetta in Toscana e in Umbria.
Il sondaggio più serio, quello di Euromedia Research della Ghisleri, ci assegna una crescita dello 0,3 per cento. Un segno + che va mantenuto e incrementato nelle prossime settimane e da qui senza smettere.
Il Partito o movimento repubblicano che ha per motore il ceto medio, e come in America valorizzerà al massimo i contributi dei think tank liberali, è lo strumento che Berlusconi saprà proporre con il suo carisma per la lunga marcia di riconquista.



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