La rabbia del sindaco di
Mandela (Roma), Scarabotti:"Devo trovare monolocale e ristorante. E qui
c'è chi non lavora"
Con 916 abitanti si vince
un rifugiato. È tutto messo nero su bianco dal Viminale e non c’è scusa che
tenga: ogni Comune deve fare la propria parte nell’applicare il piano di
accoglienza per migranti e richiedenti asilo. Così, i paesi con meno di mille
abitanti ma più di 300 devono ospitare uno straniero; con più di mille due
immigrati; con quattromila abitanti un Comune vede recapitarsi sei
extracomunitari. E così via. Unici esentati i piccoli paesi con meno di 300
anime. La circolare del Ministero dell’Interno parla chiaro: nessun Comune può
rifiutarsi. Neppure Mandela - nella Valle dell’Aniene, area della provincia di
Roma considerata «depressa» - che conta, appunto, 916 abitanti. Lì andrà a
vivere un rifugiato. E il sindaco locale, Gianni Scarabotti non può farci
niente: deve allargare le braccia, far buon viso a cattiva sorte, rimboccarsi
le maniche e provvedere. Scarabotti, sconsolato, non sa proprio come fare. E
racconta con semplicità a Il
Tempo il disagio.
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