giovedì 28 maggio 2015

IL VENTO E’ CAMBIATO




Berlusconi e la forza serena dello statista. Renzi ha paura. I numeri del suo disastro lo stroncano, e cambia discorso. Persino il leader di “Podemos”, in Spagna, lo definisce: tutto marketing, niente fatti, inchinato alla Merkel. E nelle sette regioni c’è una differenza di qualità a favore dei nostri. Podemos, faremos, vinceremos
Podemos cacciar via Renzi da Palazzo Chigi. Podemos e lo faremos. L’opinione pubblica comincia a Il vento è cambiato. rigettare le caramelle colorate e lo sciroppetto che il premier insiste nel rifilare con i suoi discorsi tutti annunci e niente sostanza., il leader di Podemos, vera sorpresa spagnola, ha Pablo Iglesias spiegato in perfetto italiano che “Renzi è solo marketing. A parole è contro la linea Merkel, ma nei fatti si è schierato con lei e la sua politica di austerità” (Piazzapulita, La7, ieri sera). L’hanno compreso a Madrid, e questa aria di verità sta gelando la schiena al nostro premier e ai suoi candidati, uniti nel destino. Infatti, è chiaro come il sole: la sindrome D’Alema è alle porte. Allora il rottamato per eccellenza, ebbe il coraggio di autorottamarsi, e si dimise da Presidente del Consiglio per i risultati delle regionali inferiori alle attese. Mossa logica e onesta. Non avendo vinto le elezioni, ma portato via il seggiolone di premier a Prodi con un colpo di palazzo, aveva necessità di darsi legittimità con un voto. Risultato: andò a casa.  E subentrò Giuliano Amato.
A Renzi chiediamo un po’ di coerenza. Ora sostiene che le elezioni servono al loro scopo specifico e basta, e che non è in palio la Presidenza del Consiglio. Peccato che non ha fatto altro che vantarsi per il risultato delle europee al 40,8 per cento. Le europee legittimano invece le regionali non delegittimano? Bella truffa.
In realtà a ballano i Renzi cerchioni, più si agita, più le ruote appaiono in procinto di abbandonare la sua macchina da Speedy Gonzales delle chiacchiere.
La campagna elettorale sta mettendo in rilievo due cose: la straordinaria , tutta a noi favorevole, differenza di qualità tra i candidati per le regionali.
E quella tra i due leader. Di Renzi abbiamo detto. Nervoso, ormai trasformato in un vaporizzatore di slogan gassosi. La faccenda delle pensioni rubate lo ha molto provato: alla lunga inventare panzane per ingannare la gente, consuma l’anima propria, ma soprattutto la pazienza del prossimo. La sfacciataggine di chiamare “bonus” un furto da 16 miliardi si paga.
In Europa non ha saputo andare oltre le performance mitologiche. E’ stato escluso dai vertici in cui si è sviluppata la trattativa su Ucraina e quella sulla Grecia. E dove ha avuto modo per ovvie ragioni di dir la sua – vedi Libia, vedi immigrati – ha strappato promesse subito smentite dalle decisioni dei singoli Paesi, che hanno tradotto il nostro grido di emergenza in una comoda diluizione di due anni, come usava coi mobili di Aiazzone.
Al contrario si sta Berlusconi ponendo in una situazione di caos come sorgente di ordine e di serenità.



Non con la magia delle frasi ad effetto, ma con l’evidenza della propria serietà di statista, la testimonianza della sua capacità già esercitata in passato di difendere e promuovere il benessere degli italiani, e di far rispettare nelle sedi internazionali il nostro Paese. Ha pagato questo orgoglio italiano con l’inimicizia dei poteri forti, i quali ultimi si sono appoggiati alla regia del Quirinale e ai grandi gruppi finanziari ed editoriali, determinando così il golpe del 2011.
1-     Abbiamo pagato salatissimo questo golpe. Non è un plurale maiestatis: il noi sta per noi-italiani.
2-    l'aumento di quasi due punti della pressione fiscale (da 41,6 a 1.43.5);
3-     più di 4 punti di aumento della disoccupazione (a marzo 2015 ha registrato il record del 13%);
4-    il raddoppio della disoccupazione giovanile (al 44 %);
5-    4 10 punti di aumento del debito pubblico;
6-    almeno il 30% di perdita di valore del patrimonio immobiliare, su cui pesa una tassazione pari a 3 volte quella del 2011;
7-    la svendita di migliaia di aziende italiane ad acquirenti esteri;  
8-    l'impoverimento del ceto medio;
9-    il pericolo che i famosi “derivati”, i contratti stipulati dal Tesoro contro i rischi sbagliati, possano generare perdite per 40 miliardi di  euro, oltre ai circa 10 miliardi di perdite già realizzate tra il 2012 e il 2014.
In definitiva, la perdita di sovranità del nostro Paese, ormai escluso 9.da tutti i vertici che contano. E questo ha riflessi enormi: vedi Grecia, vedi il dover subire passivamente i danni dalle sanzioni contro la Russia.
Quanto alla differenza di valore morale e di competenza tra i candidati, basti guardare il disprezzo per le leggi dello Stato di De Luca in Campania e l’incapacità della nel fronteggiare l’alluvione, e le Paitaqualità di operosità e buona amministrazione di , e la Stefano Caldoro sapienza politica e le doti di leadership di Giovanni Toti.
Claudio Ricci in Umbria potrebbe essere la sorpresa decisiva per tradurre il podemos cacciare Renzi, in faremos. E’ un sindaco di Assisi che non ha fatto pagare ai concittadini l’addizionale. Simbolo di eccellente amministrazione.
E Gian Mario Spacca nelle Marche, come Adriana Poli Bortone in Puglia sono l’essenza positiva delle due regioni, e stanno alla testa del centrodestra: capacissimi di rovesciare il pronostico.
Il Veneto, con , leghista da sempre alleato con noi, è Luca Zaia fortissimo. E in Toscana, corre con coraggio in terra rossa rossissima , ed è una nota di azzurro capace di far sognare un Stefano Mugnai futuro diverso.
Insomma: podemos, faremos, vinceremos.




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