DA NOI IL PROBLEMA NON SI PONE, MA ROMA O A NAPOLI O A PALERMO
IL PROBLEMA SI PONE ECCOME.
Dil piano degli esuberi nella pubblica
amministrazione, messo a punto in questi giorni dal governo,
coinvolgerà dal prossimo anno anche i Comuni e le loro società
partecipate. Lo sostiene Il Sole24Ore, che parla di un criterio basato sul
rapporto tra numero di dipendenti e popolazione amministrata. “Chi si troverà a superare del 20% la
media registrata negli enti italiani della sua stessa dimensione – sostiene il
quotidiano di Confindustria - dovrà bloccare ogni tipo di assunzione, come
accade oggi ai pochi Comuni che dedicano al personale più del 50% della spesa
corrente”. La situazione sarà ancora più pesante per i Comuni che supereranno
invece la soglia del 40%: saranno obbligati ad attivare pensionamenti,
trasferimenti, part-time o mobilità biennale all’80% dello stipendio tabellare
(escluse le indennità). Nel processo di
razionalizzazione cadranno anche le società partecipate: per quelle
‘strumentali’, in cui più del 90% dell’attività è svolta per conto dei Comuni,
si prospettano le stesse regole sul blocco delle assunzioni negli enti
locali. Le stesse società dovranno essere messe sul mercato entro giugno,
mantenendo però i livelli occupazionali. Nel caso delle dismissioni il problema
per i dipendenti si creerebbe nel momento in cui le cessioni non dovessero
andare a buon fine: in quel caso le società dovranno essere liquidate, e il
futuro dei dipendenti si farebbe più incerto.
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