venerdì 9 novembre 2012

COMPRO ORO: ORDINE DEL GIORNO PDL RAVENNA




            Negli ultimi anni il fenomeno dei negozi cosiddetti di “compro oro” ha assunto proporzioni enormi, consentendo a questa idea commerciale di prendere piede anche nel più remoto dei centri abitati del nostro Paese. E’ sufficiente osservare i cartelloni pubblicitari  che con un forte impatto comunicativo, sono presenti in ogni angolo delle nostre città per dare concretezza a qualcosa di più di una semplice sensazione. I numeri parlano chiaro, ogni giorno la cronaca riporta di episodi criminosi legati a queste attività. Il convincimento che siano sempre più coloro che non hanno qualifiche professionali adeguate ed aprano queste attività anche con fedine penali non proprio linde. E’ fuor di dubbio che molti si siano lanciati in questa attività con improvvisazione e, troppo spesso, in spregio della Legge. Un mondo labirintico in cui il metodo operativo è un concetto astratto e dove le normative in materia molte spesso non vengono applicate in modo corretto. D’altronde il prezzo dell’oro vola: molte volte c’è chi vuole speculare, è nella natura delle cose. L’utenza che si rivolge a questo tipo di attività è varia e le esigenze che sono alla base della vendita lo sono altrettanto. La crisi ha stimolato la vendita dei monili di famiglia ma molto sono anche coloro che vivono al di sopra delle loro possibilità e che utilizzano il ricavato per l’acquisto di altri beni. i dati forniti da Eurispes parlano chiaro. Nel 2011, l’8,5% degli italiani, con punte massime al Sud (9,8%) e nelle isole (9,9%), si è rivolto  ai “compro oro” per ricavare denaro.  Il boom dei “compro oro” a livello nazionale è un fatto recente; ad effettuare questo tipo di commercio erano soltanto alcuni operatori ed esclusivamente nelle grandi città, i quali ritiravano i gioielli usati o per rivenderli, opportunamente ricondizionati e venduti per usati,  se di particolare pregio, o per permutarli con oggetti nuovi
             

            presso le aziende orafe ove venivano fusi o trasformati.
           Invece negli ultimi anni, grazie si è assistito ad un incontrollato radicamento di questa idea commerciale su tutto il territorio nazionale, grazie alla convinzione di poter raggiungere facili guadagni con spese d'impianto minime.  Questo ha comportato livelli di crisi agli operatori professionali soppiantati nelle competenze, senza che nessuno intervenisse nonostante gli allarmi e gli esposti presentati, da operatori abusivi ed improvvisati.
          Trattandosi di oro non è difficile immaginare la facilità  con cui attraverso questo mezzo, sia possibile riciclare denaro e proventi di attività illecite.  Lo sviluppo di questi negozi, però, ci deve fare riflettere, soprattutto sulla tipologia dei loro clienti. L’Osservatorio sulla criminalità per la Campania ha rilevato come dal 2008 al 2010 in Puglia, regione particolarmente sensibile al fenomeno, i reati contro il patrimonio, in particolar modo scippi e furti di appartamento, sono cresciuti di circa il 70 per cento. Nello stesso periodo si è assistito a un boom equivalente di ‘Compro Oro’ che, nel solo capoluogo sono passati da 416 a 700. Pur stando attenti a non cadere nel tranello che gli psicologi chiamano ‘correlazione illusoria’, e quindi a giudicare una categoria in modo pregiudizievole, la sincronia è suggestiva. Difficile dire quale sia il reale giro d’affari ma si stima che movimentino non meno di 300 tonnellate di metalli nobili e  materiale gemmologico che presuppongono  “un giro di affari” di non meno di 7/10 miliardi di euro annui. E’ ovvio che un business ad alta redditività attragga fenomeni criminosi: alto è quindi il rischio della penetrazione nel settore della criminalità organizzata, complice anche il prezzo del metallo giallo, che, in particolare negli ultimi anni, ha raggiunto cifre da record
           La necessità di una regolamentazione della compravendita di oggetti preziosi usati delle attività di “compro oro”, è una priorità.  Oggi, pur non avendo riscontri ufficiali, possiamo affermare, senza timore di smentite, che le attività che in prevalenza  effettuano compravendita di oggetti preziosi usati oscillano tra i 10.000 e i 12.000, mentre  quelle che lo fanno in maniera non prevalente sono circa 14.000.
            Nell’ultimo caso prospettato trattasi di attività di vendita al dettaglio di prodotti di oreficeria e gioielleria “le classiche gioiellerie” che acquistano oggetti preziosi usati prevalentemente dalla propria clientela,  nella stragrande maggioranza dei casi permutandola con oggetti nuovi.  All’inizio del 2012  anche il Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, nel corso di un suo intervento alla Commissione antimafia, ha voluto sottolineare la ‘pericolosità’ e l’esponenziale crescita di fenomeni delinquenziali. Il Ministro, ha affermato che, nei negozi ‘Compro Oro’ c’è una carenza di trasparenza a cominciare dalla ‘oggettiva difficoltà per la tracciabilità dei passaggi di mano, in ragione di un quadro normativo che necessiterebbe di un intervento di attualizzazione, anche a beneficio di una maggiore trasparenza fiscale’.  Si tratta, infatti, di un settore non controllato, in continua crescita, che si basa anche sul fenomeno del ‘traffico delle licenze’. Si pensi che solo nel 2011 e nella sola Capitale sono state date dalla Questura 211 nuove licenze, di cui il 33% relative a cambi di proprietà. Le licenze vengono scambiate ogni 2-3 mesi, un cambio troppo rapido per non destare sospetti. A garanzia di ciò non è peraltro necessario alcun attestato o competenza particolare, se non la (ovvia) fedina penale pulita.
            E un dato di fatto. Le inchieste giornalistiche lo hanno evidenziato: sovente  in queste attività  non si effettua  la registrazione obbligatoria dell'identità  del venditore, né si tiene la registrazione descrittiva degli oggetti ritirati sull’apposito registro di carico. L'attuale normativa prevede un periodo obbligatorio di giacenza di 10 giorni degli oggetti preziosi acquistati da privati da parte degli operatori del settore orafo prima che questi possano essere fusi o rivenduti alle fonderie. Ciò consente agli organi di polizia di poter controllarne la provenienza lecita degli oggetti. Ma se non si procede alla registrazione del venditore, né a quella degli oggetti, questi possono essere tranquillamente fusi senza attendere i 10 giorni previsti dalla norma.   Alberto Ancarani

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