La scarsità di risorse a
disposizione della Provincia, conseguenti, almeno in parte, alle linee
d’austerity imposte dalla spending review, sta producendo effetti obbligati
anche sull’ente presieduto da Claudio Casadio. Peccato però,, “che i tagli arrivino quando ormai i buoi sono
scappati, ossia quando gli sprechi sono già belli che avvenuti”. Spadoni
sottolinea infatti come, “anche ad un qualsiasi consigliere provinciale
distratto balzi all’occhio la quantità incalcolabile di adesioni sottoscritte
dalla Provincia durante gli anni e l’elevato numero di quote versate per
assumere il ruolo di socio o di sostenitore di enti e organismi dai quali, solo
oggi, si tenta di recedere”. Il
consigliere bolla come “consolidata l’adesione ‘a pioggia’ da parte della
Provincia”, molto spesso una adesione squisitamente di natura politica più che
di taglio amministrativo e sociale”. Solo negli ultimi mesi, con la
soppressione dell’ente ravennate, si stanno susseguendo diversi recessi. A solo
titolo di esempio - cita il
consigliere - il consesso di piazza Caduti “ha approvato la revoca:
-
alla Fondazione vittime di reati: 5.000 euro annue,
-
all’Unione stampa periodica italiana: 250 euro annuali,
-
a Federmobilità: 10mila euro l’anno
-
all’associazione soggetti istituzionali territoriali Aiccre: 6mila euro
-
al Centro studi per l’Adriatico: 2mila euro
-
al Coordinamento nazionale enti locali per la pace: 2.500 euro
-
al Centro studi avanzati sull’umanizzazione: 5000 euro
-
alla Rete europea delle città e delle regioni per l’economia sociale: 5000 euro
annue.
1. “Da tali impegni di spesa
particolarmente indicativi naturalmente sono escluse le partecipate, vale a
dire le partecipazioni azionarie della Provincia nelle società di capitali,
come Fer, Sapir, Stepra, Delta 2000, Agen. Partecipazioni che il più
delle volte non sono attinenti alle finalità delle amministrazioni pubbliche
che le controllano, come ha evidenziato ripetutamente la Corte dei
Conti”. Infine, contro le modalità con cui la giunta
provinciale - nello stabilire quanto e come aderire ad enti ed organismi
esterni di dubbia utilità - “ha sempre bypassato il Consiglio.
In
realtà - afferma il consigliere - si assiste a un corretto esame delle pratiche
da parte dei dirigenti, ma non esiste un criterio logico e razionale di tipo
politico da parte della giunta in grado di stabilire le priorità e le adesioni
da mantenere rispetto a quelle da sottoporre a revoca”.Fonte Il Resto del Carlino
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