STEFANIA DRAXI: BERLUSCONI VITTIMA,
COME MIO PADRE
Un altro strappo, stavolta
“silenzioso”, ma ben visibile, di Giorgio Napolitano che suona a difesa
della memoria di Bettino Craxi. Quando venerdì sera le è arrivata la
telefonata dal Colle per annunciare che il capo dello Stato accettava il
suo invito, Stefania Craxi quasi non ci credeva.. Aveva invitato da varie
settimane Napolitano al convegno di lunedì 25
settembre sul trentesimo anniversario del governo Craxi (4 agosto
1983), ma era ormai sicura che il presidente della Repubblica, preso dai
molteplici impegni di una situazione politica a dir poco complessa, non ce
l’avrebbe fatta. E, invece, Napolitano è arrivato alle 10 in punto. Per
un’ora ha ascoltato silenzioso (il cerimoniale del Quirinale aveva già
fatto sapere che non avrebbe parlato) gli interventi di esperti,
studiosi e di membri di quel governo, che fu il più duraturo della Prima
Repubblica (1983-1987). Ha ascoltato in silenzio “attacchi sulla politica
nefasta del Pci e del suo segretario Enrico Berlinguer che scelse come
nemico principale Craxi e il Psi”, racconta a Panorama.it Margherita Boniver, che era
responsabile Esteri del Psi mentre Napolitano ricopriva lo stesso incarico
nel Pci. “Erano gli anni in cui fu il primo comunista ad andare negli
Stati Uniti”, ricorda Bruno Vespa che fa da moderatore.
Napolitano con la sua seppur silenziosa
presenza, conferma lo strappo ben più sonoro che fece nel decennale della
morte di Craxi quando senza se e senza ma riconobbe che per lui si usò
“una durezza senza uguali”. Cosa che gli valse un coro di critiche da
parte dei giustizialisti di quello
che era il suo partito, per non dire di
Antonio Di Pietro e si suoi compagni. Ma che ci
sia bisogno di una riforma della Giustizia, il Capo dello Stato lo ha
ricordato anche recentemente quando ha invitato i partiti ad avere
equilibrio, ma anche le toghe ad avere più “sobrietà e senso del limite”.
Il presidente accetta l’invito della
Fondazione Craxi, presieduta da Stefania che è leader dei Riformisti
italiani, proprio il giorno dopo in cui la stessa Fondazione è stata
bersaglio a Montecitorio dei Cinquestelle contrari ai finanziamenti
pubblici alle Fondazioni.
Nella sala Zuccari di palazzo
Giustiniani, scorrono nei ricordi dei presenti (Da Gianni De Michelis a
Gennaro Acquaviva a Claudio Signorile a Giorgio Benvenuto a Rino Formica:
lo stato maggiore del Psi al governo e nel sindacato) i simboli
della politica riformista e modernizzatrice di Craxi. Benvenuto: “Luciano
Lama fu frenato da Berlinguer sul decreto che tagliò la scala mobile.
Berlinguer gli disse: Luciano, non fare il solito spregiudicato, Lama
aveva le lacrime agli occhi quando fu costretto a non firmare; un altro
migliorista del Pci come Gerardo Chiaromonte ci disse sconsolato:
Berlinguer (che era già morto ndr) ci ha lasciato in eredità questo
referendum contro il decreto di S. Valentino, noi non possiamo farci ormai
più niente!”.
Le due facce del Pci: da un lato
l’intransigenza moralistica berlingueriana, dall’altra il riformismo dei
miglioristi. Probabilmente musica per le orecchie di Napolitano. Che però
quando Benvenuto ha parlato non c’era già più. Così come il capo dello Stato
era ormai tornato da ore al Quirinale quando il presidente di Mediaset
Fedele Confalonieri ha ricordato l’amicizia e la complementarità tra lo
statista “Bettino”, che “si mescolava alla gente anche nei mercati di
Bollate e capiva dove girava il fumo, come diciamo noi a Milano” e la
“modernità dell’imprenditore Berlusconi”. Che, ricorda Confalonieri, ebbe
il merito nel 1984 “tornando appositamente da Hammamet di impedire che
venissero spente le tv Fininvest come volevano tre pretori non a caso
tutti e tre provenienti da Avellino (allude a Ciriaco de Mita), spinti
dalla sinistra Dc e dal Pci: ma lo statista Bettino lo impedì e permise
che noi divenissimo la prima grande tv commerciale europea, un grande
contributo a liberare il mercato, a modernizzare il Paese ”.
“Stefania, sei soddisfatta?”, chiede
alla Craxi Vespa. E lei: è un primo importante passo “per giudicare con
serenità l’opera di mio padre, solo quando si sarà diradata del tutto la
nebbia su di lui creata dal trattamento mediatico e giudiziario al quale è
stato sottoposto, gli italiani capiranno che lui quel trattamento non lo
meritava e potranno giudicare serenamente e apprezzare la sua opera per il
bene del Paese”. A Panorama.it
, Stefania dice di più: “La presenza del capo dello Stato ripaga me e la
mia famiglia di tanti dolori”. La presenza a un convegno iniziato con
l’arrivo di Napolitano e terminato con il ricordo da parte di
Confalonieri del duo (famigerato ancora per tanti nel partito di provenienza
di Napolitano) Craxi-Berlusconi. Un altro strappo, seppur silenzioso.
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