venerdì 28 marzo 2014

L’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE E’ UNA CAGATA PAZZESCA!!!


Allora, diciamolo, questa supposta abrogazione delle Province ha di giusto solo il primo dei due termini.
E' una supposta,  anzi un suppostone di glicerina come quelle della foto sopra, infilzato nelle nostre terga con malcelata e sadica soddisfazione da parte di una classe dirigente (Renzi-Alfano) ottusa e ormai evidentemente talmente lontana dalla realtà e dalla concreta percezione che i cittadini hanno nei suoi confronti (non si spiegherebbe altrimenti una simile improntitudine) da beatamente fottersene del buon senso e di una sia pur minima concezione del bene comune, una classe politica che ormai guarda al giorno per giorno, all'ora per ora anzi, senza più una visione prospettiva di insieme rivolta al futuro, alle prossime generazioni, a quello che sarà dell'Italia nei prossimi dieci, venti, cinquant'anni... Prima di tutto, le Province ci sono ancora, sono vive, vivissime e lottano insieme a noi. Questo per un motivo molto semplice: l'art.114 della Costituzione, pur innovato come tutto il Titolo V della Parte Seconda da quell'autentico scempio politico, normativo, giuridico, funzionale, culturale e persino sintattico che è stata la riforma costituzionale del centrosinistra (L. cost. n.3 del 18 ottobre 2001), approvata a pochi giorni dalle elezioni con soli 4 (diconsi QUATTRO) voti di maggioranza in parlamento al fine di cercare di tagliare le gambe alla Lega data per vincente da tutti i sondaggi insieme col Polo delle Libertà (come poi avvenne puntualmente), ha tuttavia mantenuto le Province nell'assetto istituzionale.  Per farla breve, la cosiddetta riforma:
- non prevede quindi alcuna soppressione delle Province, che sarà eventualmente delegata ad una apposita riforma costituzionale (quindi di lunghissima gestazione, con maggioranze altissime da raggiungere, con un'obbligata doppia votazione in entrambe le camere a distanza di almeno tre mesi l'una dall'altra, pertanto facilmente bloccabile e che dovrà comunque sicuramente passare il vaglio, se anche passasse in parlamento, di uno specifico referendum costituzionale: tempi previsti SE tutto va bene? Boh...Diciamo un paio d'anni almeno);
- prevede semplicemente che restino come Enti di secondo livello cosiddetti "di area vasta" (e già qui c'è da mettere mano alle pistole);

- l'unica modifica sostanziale è che non avremo nemmeno più la (amara e spesso mal sfruttata) possibilità di eleggere direttamente NOI i  nostri rappresentanti in provincia perché, chiaramente, trasformandosi in enti di secondo livello le Province/Aree vaste saranno guidate dai vari sindaci, consiglieri di maggioranza/minoranza, etc. che ci governano nei competenti Enti di primo livello interessati;
- il che significa, certo, risparmiare per quanto concerne le varie indennità e/o gettoni di presenza attribuiti ai vari politici che finora contribuivamo a mandare in Consiglio provinciale, a vario titolo (oggi il TG1 parlava di 111 milioni: rispetto agli oltre 2000 miliardi del debito pubblico italiano, superiori al PIL prodotto, il mai troppo elogiato Er Monnezza, da me spesso citato ultimamente, direbbe:"Mej cojoni...");
- ma significa anche e soprattutto consentire a Lor Signori di continuare ad autoperpetuarsi in continuazione nella carriera politica, alla facciazza nostra (lo pensano, eh, eccome se lo pensano, dentro di loro...): oh, sia ben chiaro, niente di nuovo sotto il Sole (prima sei Sindaco di qui, poi diventi Sindaco di lì, dopo fai l'Assessore in Regione, poi ti faccio fare il Presidente di quella Municipalizzata, alla peggio ti trovo uno strapuntino all'Area vasta...Ragazzi, sono di Modena, sono stato consigliere comunale, ho visto come ragiona il Partitone...Che poi è come ragionano tutti, eh...);
- che poi, alla fine, tutto 'sto gran risparmio dove sia nemmeno si sa, perché poi, a vedere bene le cose, per 1774 consiglieri provinciali che verrebbero fatti fuori (Renzi parla di 3000, così, ad cazzum...) vengono nel medesimo provvedimento di legge surrettiziamente inventati almeno altri 26000 posti politici, a diverso titolo ovviamente (cito un giornale che non amo per niente, Il Fatto quotidiano di oggi: nei comuni sotto i 1000 abitanti si passa da 6 a 10 consiglieri e da 0 a 2 assessori; fra i 1000 e i 3000 anche qui i consiglieri passano da 6 a 10;  fra i 3000 e i 5000 si passa da 7 consiglieri e 3 assessori a 12 e 4 rispettivamente...Fatti due conti ci ritroveremmo 26000 consiglieri e 5000 assessori in più...);
- non solo, tanto per gradire un subemendamento del Sen. Francesco Russo (PD) , relatore della riforma (quindi non uno che passava per caso), prevede la possibilità per deputati e senatori di occupare una carica nei comuni sotto i 15000 abitanti (finora il  limite era posto a 5000);
-però, sempre il Tg1, diceva che siccome non si andrebbe a votare per le provinciali si risparmierebbero ben 300 e passa milioni...Arimej cojoni...Va bene, non spendi questa cifra una tantum, e poi...?
Poi succede però come si vede che i risparmi sono solo virtuali,  le Province restano lo stesso, i dipendenti restano tutti, devono lavorare e vanno pagati lo stesso, e ci mancherebbe pure altro, e nel frattempo i livelli di governo continuano a restare sempre gli stessi, tanti, troppi, invariati nei secoli dei secoli, a frapporsi come perenni, inevitabili, indistruttibili, immodificabili freni alla nostra economia, alla nostra amministrazione pubblica, a tutto ciò che è capacità del privato ma anche del pubblico di poter creare reddito, occupazione, ricchezza: un coacervo di (in)competenze confuso, indistinto e perennemente affamato di circolari, pareri, quesiti al Ministero, nulla osta, visti, silenzi assensi, termini perentori e ordinatori, deroghe, sospensive e "ritenuto che...", irriformabili emblemi dell'inefficienza, dello spreco, della corruzione, dell'incapacità, dell'ignavia, dell'irresponsabilità, dell'incapacità, dell'ignavia, dell'irresponsabilità, dell'indifferenza italica per il bene comune e l'efficienza dell'intero sistema, il tutto favorito da un corpo normativo pletorico e palesemente inutile, castrante, contraddittorio, che favorisce le interpretazioni diverse, gli sgravi di responsabilità, le corruttele, un enorme dispendio di risorse pubbliche, economiche, intellettuali, lavorative, e tutto questo per favorire tutte quelle innumerevoli nicchie di sottopotere, di privilegio, di parassitismo politico a tutti i livelli (dai portaborse alle associazioni amiche, dalle amanti ai clientes, dall'elettorato più ingenuo agli amici degli amici...)

La verità è che non sono le Province che dovrebbero essere abolite, le Province hanno una Storia vera di 2000 e passa anni alle spalle, almeno quelle di più antica e salda tradizione (quelle partorite negli ultimi vent'anni sono state solo mangiatoie per una classe politica onnivora e perennemente affamata); e non sono nemmeno i Comuni, a maggior ragione, che dovrebbero andare sotto tiro, almeno quelli che non siano ormai talmente piccoli e irrilevanti che dovrebbero essere accorpati anche a forza, se è il caso, a quelli più grandi (altro che comuni di 1000 abitanti, o 3000, o 5000...)
Quelli che si dovrebbero colpire e affondare senza por tempo in mezzo sono la stragrande maggioranza delle Regioni, tranne quelle storiche (le isole, le regioni di confine, la Lombardia, il Veneto, la Puglia, forse la Romagna, la Calabria, non credo tante di più), eliminando ormai il privilegio delle Regioni a Statuto speciale che non ci possiamo più permettere, questa è la verità; sono le Comunità montane (soprattutto quelle con altezza media 200 metri), le Unioni di Comuni permanenti, gli ATO, tutte queste robe qua che si dovrebbero eliminare sul serio...
Allora sì che si comincerebbe a ragionare...
Altro che spacciare questa autentica porcheria, che serve solo come facile giochetto acchiappavoti, come abolizione delle Province!!!

Nessun commento:

Posta un commento