Allora, diciamolo, questa supposta abrogazione
delle Province ha di giusto solo il primo dei due termini.
E' una supposta, anzi un suppostone di
glicerina
come quelle della foto sopra, infilzato nelle nostre terga con malcelata e
sadica soddisfazione da parte di una classe dirigente (Renzi-Alfano) ottusa e ormai evidentemente talmente lontana dalla
realtà e dalla concreta percezione che i cittadini hanno nei suoi confronti
(non si spiegherebbe altrimenti una simile improntitudine) da beatamente
fottersene del buon senso e di una sia pur minima concezione del bene comune,
una classe politica che ormai guarda al giorno per giorno, all'ora per ora
anzi, senza più una visione prospettiva di insieme rivolta al futuro, alle
prossime generazioni, a quello che sarà dell'Italia nei prossimi dieci, venti,
cinquant'anni... Prima di tutto, le Province ci sono ancora, sono
vive, vivissime e lottano insieme a noi. Questo per un motivo molto
semplice: l'art.114 della Costituzione, pur innovato come tutto il Titolo
V della Parte Seconda da quell'autentico scempio politico, normativo,
giuridico, funzionale, culturale e persino sintattico che è stata la riforma
costituzionale del centrosinistra (L. cost. n.3 del 18 ottobre 2001),
approvata a pochi giorni dalle elezioni con soli 4 (diconsi QUATTRO) voti di
maggioranza in parlamento al fine di cercare di tagliare le gambe alla Lega
data per vincente da tutti i sondaggi insieme col Polo delle Libertà (come poi
avvenne puntualmente), ha tuttavia mantenuto le Province
nell'assetto istituzionale. Per farla breve, la cosiddetta riforma:
- non prevede quindi
alcuna soppressione delle Province, che sarà eventualmente delegata ad
una apposita riforma costituzionale (quindi di lunghissima gestazione, con
maggioranze altissime da raggiungere, con un'obbligata doppia votazione in
entrambe le camere a distanza di almeno tre mesi l'una dall'altra, pertanto
facilmente bloccabile e che dovrà comunque sicuramente passare il vaglio, se
anche passasse in parlamento, di uno specifico referendum costituzionale: tempi
previsti SE tutto va bene? Boh...Diciamo un paio d'anni almeno);
- prevede
semplicemente che restino come Enti di secondo livello cosiddetti "di
area vasta" (e già qui c'è da mettere mano alle pistole);
-
l'unica modifica sostanziale è che non avremo nemmeno più la (amara e spesso
mal sfruttata) possibilità di eleggere direttamente NOI i nostri
rappresentanti in provincia perché, chiaramente, trasformandosi in enti di secondo
livello le Province/Aree vaste saranno guidate dai vari sindaci, consiglieri
di maggioranza/minoranza, etc. che ci governano nei competenti Enti di primo
livello interessati;
-
il che significa, certo, risparmiare per quanto concerne le varie indennità
e/o gettoni di presenza attribuiti ai vari politici che finora
contribuivamo a mandare in Consiglio provinciale, a vario titolo (oggi il TG1
parlava di 111 milioni: rispetto agli oltre 2000 miliardi del debito
pubblico italiano, superiori al PIL prodotto, il mai troppo elogiato Er
Monnezza, da me spesso citato ultimamente, direbbe:"Mej cojoni...");
- ma significa anche e
soprattutto consentire a Lor Signori di continuare ad autoperpetuarsi in
continuazione nella carriera politica, alla facciazza nostra (lo pensano,
eh, eccome se lo pensano, dentro di loro...): oh, sia ben chiaro, niente di
nuovo sotto il Sole (prima sei Sindaco di qui, poi diventi Sindaco di lì,
dopo fai l'Assessore in Regione, poi ti faccio fare il Presidente di quella
Municipalizzata, alla peggio ti trovo uno strapuntino all'Area vasta...Ragazzi,
sono di Modena, sono stato consigliere comunale, ho visto come ragiona il
Partitone...Che poi è come ragionano tutti, eh...);
-
che poi, alla fine, tutto 'sto gran risparmio dove sia nemmeno si sa,
perché poi, a vedere bene le cose, per 1774 consiglieri provinciali che
verrebbero fatti fuori (Renzi parla di 3000, così, ad cazzum...)
vengono nel medesimo provvedimento di legge surrettiziamente inventati
almeno altri 26000 posti politici, a diverso titolo ovviamente (cito
un giornale che non amo per niente, Il Fatto quotidiano di oggi: nei
comuni sotto i 1000 abitanti si passa da 6 a 10 consiglieri e da 0 a 2 assessori; fra
i 1000 e i 3000 anche qui i consiglieri passano da 6 a 10; fra i
3000 e i 5000 si passa da 7 consiglieri e 3 assessori a 12 e 4 rispettivamente...Fatti
due conti ci ritroveremmo 26000 consiglieri e 5000 assessori in più...);
- non solo, tanto per
gradire un subemendamento del Sen. Francesco Russo (PD) , relatore della
riforma (quindi non uno che passava per caso), prevede la possibilità per
deputati e senatori di occupare una carica nei comuni sotto i 15000 abitanti
(finora il limite era posto a 5000);
-però,
sempre il Tg1, diceva che siccome non si andrebbe a votare per le provinciali
si risparmierebbero ben 300 e passa milioni...Arimej cojoni...Va
bene, non spendi questa cifra una tantum, e poi...?
Poi succede però come si
vede che i risparmi sono solo virtuali, le Province
restano lo stesso, i dipendenti restano tutti, devono lavorare e vanno
pagati lo stesso, e ci mancherebbe pure altro, e nel frattempo i livelli
di governo continuano a restare sempre gli stessi, tanti, troppi, invariati nei
secoli dei secoli, a frapporsi come perenni, inevitabili, indistruttibili,
immodificabili freni alla nostra economia, alla nostra amministrazione
pubblica, a tutto ciò che è capacità del privato ma anche del pubblico di poter
creare reddito, occupazione, ricchezza: un coacervo di (in)competenze
confuso, indistinto e perennemente affamato di circolari, pareri, quesiti al
Ministero, nulla osta, visti, silenzi assensi, termini perentori e ordinatori, deroghe,
sospensive e "ritenuto che...", irriformabili emblemi
dell'inefficienza, dello spreco, della corruzione, dell'incapacità,
dell'ignavia, dell'irresponsabilità, dell'incapacità, dell'ignavia,
dell'irresponsabilità, dell'indifferenza italica per il bene comune e
l'efficienza dell'intero sistema, il tutto favorito da un corpo
normativo pletorico e palesemente inutile, castrante, contraddittorio, che
favorisce le interpretazioni diverse, gli sgravi di responsabilità, le
corruttele, un enorme dispendio di risorse pubbliche, economiche,
intellettuali, lavorative, e tutto questo per favorire tutte quelle
innumerevoli nicchie di sottopotere, di privilegio, di parassitismo politico a
tutti i livelli (dai portaborse alle associazioni amiche, dalle amanti ai clientes,
dall'elettorato più ingenuo agli amici degli amici...)
La
verità è che non sono le Province che dovrebbero essere abolite, le Province
hanno una Storia vera di 2000 e passa anni alle spalle, almeno quelle di più
antica e salda tradizione (quelle partorite negli ultimi vent'anni sono
state solo mangiatoie per una classe politica onnivora e perennemente
affamata); e non sono nemmeno i Comuni, a maggior ragione, che
dovrebbero andare sotto tiro, almeno quelli che non siano ormai talmente
piccoli e irrilevanti che dovrebbero essere accorpati anche a forza, se è il
caso, a quelli più grandi (altro che comuni di 1000 abitanti, o 3000, o
5000...)
Quelli
che si dovrebbero colpire e affondare senza por tempo in mezzo sono la
stragrande maggioranza delle Regioni, tranne quelle storiche (le isole,
le regioni di confine, la Lombardia, il Veneto, la Puglia, forse la
Romagna, la Calabria, non credo tante di più), eliminando ormai il
privilegio delle Regioni a Statuto speciale che non ci possiamo più
permettere, questa è la verità; sono le Comunità montane
(soprattutto quelle con altezza media 200 metri), le Unioni di Comuni
permanenti, gli ATO, tutte queste robe qua che si dovrebbero eliminare sul
serio...
Allora
sì che si comincerebbe a ragionare...
Altro
che spacciare questa autentica porcheria, che serve solo come facile giochetto
acchiappavoti, come abolizione delle Province!!!
Nessun commento:
Posta un commento