Il Consiglio
superiore della magistratura ha deciso di andare a scavare sulla gestione dei
fascicoli e sul ruolo del capo dell'ufficio
Luca Fazzo- Se qualcuno sperava che
l'esposto del procuratore aggiunto Alfredo Robledo sulle strane procedure della
Procura di Milano restasse senza conseguenze, è destinato a rimanere deluso:
questa mattina, con una decisione che colpisce per la sua rapidità, il
Consiglio superiore della magistratura ha deciso di andare a scavare sulla
situazione interna alla Procura milanese, sulla gestione dei fascicoli
d'inchiesta e sul ruolo svolto dal capo dell'ufficio, Edmondo Bruti Liberati. Il Csm, cui il 12 marzo scorso era arrivato il
pesante atto d'accusa firmato da Robledo, ha deciso di aprire non una ma due
istruttorie. Una sarà affidata alla settima commissione, chiamata a vigilare
sull'organizzazione interna degli uffici giudiziari. Ma l'altra approderà sul
tavolo della prima commissione, che si occupa del versante più delicato: la
verifica della "compatibilità ambientale" dei magistrati e i loro eventuali
trasferimenti d'ufficio. Nel mirino c'è Bruti Liberati, nei cui comportamenti
Robledo ravvede una serie non episodica di trattamenti di favore verso alcuni
magistrati considerati affidabili, cui vengono destinati i fascicoli più
delicati (da Ruby alla Sea) anche in violazione delle tabelle sui pool
specializzati. A Bruti Liberati, Robledo contesta anche di avere dimenticato in
cassaforte - per sua stessa ammissione - il fascicolo di indagine sulla
privatizzazione di una quota della Sea da parte del Comune di Milano. Quando
finalmente il fascicolo uscì dalla cassaforte, la vendita di Sea era ormai cosa
fatta. La decisione del Csm era stata invocata già l'altro ieri dai membri
togati di Magistratura Indipendente, la componente moderata cui anche Robledo
(pur non essendo iscritto) fa riferimento. Che Bruti Liberati venga trasferito
d'ufficio per le accuse di Robledo non è, alllo stato degli atti,
particolarmente probabile. Bruti ha dalla sua parte quasi tutta la Procura
milanese, almeno nei suoi esponenti più in vista. E può rivendicare, come la
legge gli consente, di avere esercitato in questi mesi il suo ruolo gerarchico
assegnando i fascicoli in base alle proprie scelte. Ma le deroghe agli
automatismi, spiegano fonti giudiziarie, devono sempre essere motivate e non
tradursi in atti arbitrarii del capo della Procura, che non può circondarsi di
un <cerchio magico> di fedelissimi. Per questo l'apertura delle due
inchieste del Csm potrebbe avere tra le conseguenze quella di mettere a rischio
la riconferma di Bruti come capo della Procura milanese: il suo mandato scade
la prossima primavera, e potrebbe essere rinnovato per un altro quadriennio. Ma
serve una valutazione positiva che a questo punto non appare più scontata.
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