Il
presidente americano incontra il premier italiano e ripete le parole di stima già
riservate ai precedenti presidenti del Consiglio. Poi, quando si parla di
Difesa, avverte: tutti facciano la loro parte. "Sono fiducioso".
Barack Obama lo dice parlando di Matteo Renzi. E l'Italia si inorgoglisce per
l'endorsement del presidente americano al premier italiano. Vedete, con Matteo
l'Italia è tornata al centro del mondo. Peccato che Obama, al suo terzo
incontro con un presidente del Consiglio italiano in tre anni, abbia riservato
uguale trattamento a Enrico Letta e Mario Monti.
A Washington il Professore
arrivò nel febbraio 2012. Obama lo accolse così: "Ho piena fiducia nella
leadership di Monti e spero possa traghettare l'Italia attraverso questi tempi
difficili". Non solo. "Voglio solo dire - aggiunse - quanto noi
apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta promuovendo
il governo Monti in Italia". Tra l'altro vale la pena ricordare che quel
viaggio americano era stato accompagno dalla copertina di Time con la faccia
del premier italiano e la scritta: "Può quest'uomo salvare l'Europa?"
Un anno dopo la scena si ripete praticamente uguale a se stessa. Siamo a
ottobre 2013, ancora Washington. Stavolta la Casa Bianca ospita Letta.
"Non potrei essere più colpito - il commento del presidente americano -
dall'integrità, la profondità di pensiero e la leadership del premier Letta.
L'Italia si sta chiaramente muovendo nella direzione giuista". Per dovere di cronaca bisognerebbe ricordare
che fu proprio Letta a organizzare la visita italiana di Obama di cui oggi Renzi
gentilmente usufruisce. E sempre per dovere di cronaca bisognerebbe ricordare
che oggi Barack, in mezzo a tante parole di apprezzamento ("mi ha
impressionato per l'energia e la visione") ha riservato al premier alcune
stoccate niente male. Anzitutto ha ricordato che, pur fiducioso che lo la farà,
Renzi dovrà "prendere delle scelte difficili". Poi ha toccato quella
che per molti era la nota dolente: le politiche di difesa. "Non possiamo
avere una situazione in cui gli Usa spendono più del 3% del Pil per
l'autodifesa, e l'Europa l'1% - ha detto -. Tutti facciano la loro parte, non
soltanto per il nostro beneficio, ma perché anche l'Europa ha le sue necessità
di autodifesa". In molti hanno letto nelle parole del presidente americano
un avvertimento a non calcare troppo la mano, ad esempio sulla delicata vicenda
degli F35. Renzi ha replicato spiegando di condividere "il pensiero del
presidente Obama, quando dice che la libertà non può essere considerata gratis,
non possiamo lamentarci del dolore del mondo se non ce ne facciamo carico. Per
questo l'Italia ha sempre fatto la sua parte negli anni con grande dedizione e
impegno. Nel rispetto della collaborazione con i nostri partner
verificheremo i nostri budget per evitare gli sprechi che in alcuni settori abbiamo
avuto". Le distanze quindi restano. Senza contare che, anche se il
presidente del Consiglio italiano ha assicurato di aver sollevato la questione
dei "marò", Obama non ha fatto alcun riferimento al caso dei due
fucilieri di Marina detenuti in India. Per il resto la sintonia dall'Ucraina
alle problematiche legate al rilancio dell'economia e delle politiche del
lavoro è stata totale. In fondo la stessa sintonia che c'era con Letta e Monti
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