sabato 28 febbraio 2015
venerdì 27 febbraio 2015
CORTE DEI CONTI, RENZI ASSOLTO PERCHE’ INCAPCE DI COMPRENDERE IL REATO
Quindi non c'è tutto ......
Arrivano le motivazioni della
sentenza della Corte dei Conti che ha assolto in appello Matteo Renzi,
precedentemente condannato a pagare 14mila euro per le presunte...
TIZIANO CERICOLA SI CANDIDA SINDACO DI FAENZA
Si candida per le prossime
amministrative anche il commercialista faentino 56enne Tiziano Cericola, già
responsabile di Free Foundation di Faenza, sempre molto vicino a Forza Italia,
ma mai direttamente candidatosi in politica. La sua lista si chiamerà
“Rinnovare Faenza - Cericola Sindaco” ed ha già presentato un proprio progetto
di intenti. Ve lo proponiamo integralmente:
“1) LA SITUAZIONE DI
FAENZA Se consideriamo come è cambiata Faenza negli ultimi 15 anni ci si
stringe il cuore. Non ci sono più le principali fabbriche che avevano dato
tanto lavoro e tanto impulso al nostro sviluppo economico e, dato ancora
peggiore, esse non sono state sostituite da nuove imprese, più tecnologiche,
più all’avanguardia, più votate all’export: dobbiamo solo registrare una
perdita netta di posti di lavoro e di ricchezza. La nostra magnifica
agricoltura, basata sulla frutticultura e sul vino, è stata sfregiata da
politiche di prezzo assurde, cui nemmeno le grandi strutture cooperative hanno
potuto o voluto porre rimedio, nonostante il loro collateralismo con chi ci ha
governato in questi anni.
Stremati e sfiancati questi due grandi motori di sviluppo, tutto il resto del sistema economico faentino ha subito un declino evidente: l’artigianato ha perso committenti e mercati (dov’è più il fiorente artigianato delle confezioni o quello della meccanica in conto terzi ?), il commercio è stato schiantato dai colossi della grande distribuzione, per ironia della sorte a loro volta in grave crisi e costretti a vessare i loro dipendenti, la bolla immobiliare ha lasciato sul campo fallimenti e migliaia di alloggi invenduti.
Occorre quindi dare priorità a tutto ciò che riguarda il nostro lavoro, un nuovo progetto di sviluppo sostenibile.
In questi anni la sicurezza e il decoro urbano si sono deteriorati sempre più, creando un diffuso disagio e, spesso, anche paura e rabbia. E’ vero che il Sindaco non è il responsabile diretto della sicurezza pubblica, che compete al Prefetto e alle forze di polizia, ma ha la possibilità di incidere sulla nostra sicurezza con varie iniziative locali, che possono dare sicurezza sia effettiva che percepita.
Bisogna inoltre considerare prioritarie e strategiche tutte le azioni che riguardano i giovani e la famiglia, inserendo in una unica visione di ampio respiro il supporto alle scuole (dalle materne alla formazione universitaria), alla cultura, allo sport e al tempo libero, il diritto alla salute, la tutela degli anziani.
Tutti questi fattori di declino e la percezione di non essere guidati in modo fermo e lungimirante, hanno portato sempre più sconforto e rassegnazione nella nostra gente, a cui viene comunque chiesto di pagare tasse sempre più elevate e tariffe sempre più proibitive per poter accedere a servizi sociali e assistenziali via via meno curati (e non certo per colpa degli operatori di base).
Stremati e sfiancati questi due grandi motori di sviluppo, tutto il resto del sistema economico faentino ha subito un declino evidente: l’artigianato ha perso committenti e mercati (dov’è più il fiorente artigianato delle confezioni o quello della meccanica in conto terzi ?), il commercio è stato schiantato dai colossi della grande distribuzione, per ironia della sorte a loro volta in grave crisi e costretti a vessare i loro dipendenti, la bolla immobiliare ha lasciato sul campo fallimenti e migliaia di alloggi invenduti.
Occorre quindi dare priorità a tutto ciò che riguarda il nostro lavoro, un nuovo progetto di sviluppo sostenibile.
In questi anni la sicurezza e il decoro urbano si sono deteriorati sempre più, creando un diffuso disagio e, spesso, anche paura e rabbia. E’ vero che il Sindaco non è il responsabile diretto della sicurezza pubblica, che compete al Prefetto e alle forze di polizia, ma ha la possibilità di incidere sulla nostra sicurezza con varie iniziative locali, che possono dare sicurezza sia effettiva che percepita.
Bisogna inoltre considerare prioritarie e strategiche tutte le azioni che riguardano i giovani e la famiglia, inserendo in una unica visione di ampio respiro il supporto alle scuole (dalle materne alla formazione universitaria), alla cultura, allo sport e al tempo libero, il diritto alla salute, la tutela degli anziani.
Tutti questi fattori di declino e la percezione di non essere guidati in modo fermo e lungimirante, hanno portato sempre più sconforto e rassegnazione nella nostra gente, a cui viene comunque chiesto di pagare tasse sempre più elevate e tariffe sempre più proibitive per poter accedere a servizi sociali e assistenziali via via meno curati (e non certo per colpa degli operatori di base).
giovedì 26 febbraio 2015
RENZOCCHIO. UN ANNO DI BUGIE. PROMESSE TRADITE
Da "Enrico stai sereno" all’abolizione delle Province ecco le bufale del premier che annuncia e non fa
Un anno di Matteo Renzi a palazzo Chigi. Un anno di parole, promesse, rassicurazioni tornate indietro come un’eco, ma al contrario. Un lungo elenco di impegni, giuramenti e patti trasformatisi quasi sempre, e spesso in un lampo, nel loro opposto. Insomma, dopo 365 giorni al potere, il premier non si può certo definire un «uomo d’onore» da cui aspettarsi coerenza solo perché ti ha stretto la mano.
Siamo nell’aprile del 2013. Renzi, sindaco di Firenze, è ospite delle Invasioni barbariche su La7, quando alla domanda se vorrebbe governare il Paese, risponde: «Passando dalle elezioni sì, non passando dagli inciuci di Palazzo». Meno di un anno dopo approda a palazzo Chigi con un inciucio di Palazzo. In un’altra occasione ribadisce che per arrivare a palazzo Chigi «o passi dal consenso popolare o non sei credibile». Per sua stessa ammissione, non sarebbe credibile. TUTTO COMINCIÒ: CON #ENRICOSTAISERENO
È ormai memorabile il suo tweet di rassicurazione al premier Enrico Letta. È il 17 gennaio 2014, Renzi è già segretario Pd, quando tranquillizza Letta così: “Enrico stai sereno, nessuno ti vuole fregare il posto”. Un mese dopo Letta va a casa e Renzi al governno. Nel novembre 2012, da candidato alle primarie, Renzi afferma: «Se vinciamo le primarie faremo solo 10 ministri». Da premier ne fece 16.
"VOGLIO LE PREFERENZE": MA TI BLOCCO IL CAPOLISTA...
L’11 novembre 2010, da sindaco, Renzi sostiene che occorre ridare agli elettori "il diritto di scegliere con le preferenze". Il 3 dicembre scorso aggiunge: «Porto avanti il lavoro per le preferenze nella legge elettorale». È finita coi capilista bloccati e una piccola concessione alle preferenze. Il 7 giugno 2014, da premier, afferma: "Ci sono le condizioni perché entro l’estate la legge elettorale possa essere approvata". Quell’estate è trascorsa, siamo quasi a quella dopo e la legge elettorale non è ancora stata approvata definitivamente.
"NON CI SARÀ PIÙ IL SENATO" MA A SPARIRE È SOLO IL VOTO
A Porta a porta , il 14 marzo 2014, Renzi promette: «Via il Senato». In realtà il Senato è ancora al suo posto, sarà (forse) solo modificato e conserverà molte prerogative in alcune delicate materie. Nel gennaio 2014 Renzi parla del Trattato di Maastricht: «È evidente che il tetto del rapporto deficit/pil al 3 per cento si potrà sforare». Due mesi dopo cambia versione: «Noi rispettiamo tutti i limiti che ci siamo dati, a partire da quelli del Trattato di Maastricht. L’Italia non chiede di sforare».
"IO LE TASSE LE HO RIDOTTE" L’ISTAT NON è D’ACCORDO
Renzi flip-flop anche sui caccia F35. Nel luglio 2012 afferma: «Non capisco perché buttare via così una dozzina di miliardi». Nel marzo 2014 annuncia: «Le spese militari in Italia vanno ridotte. Tagli anche sugli F35». E un mese dopo: «Il problema in Italia è l’F24, non gli F35». Ed ecco il Renzi convinto di aver abbassato la pressione fiscale: «Io le tasse le ho ridotte», sostiene infatti in tv nel gennaio scorso. Nelle stesse ore l’Istat ne certifica l’aumento.
"ORA LA SPENDING REVIEW" E LICENZIA IL COMMISSARIO
IN TRE SONO PARTITI DA RAVENNA PER ARRUOLARSI IN SIRIA NELL’ISIS
Sarebbero tutti morti. La
cugina di uno: «Non è partito per uccidere»
Sarebbero tre gli uomini partiti da Ravenna per la Siria con
l'intenzione di arruolarsi nell'Isis.
La
notizia è riportata oggi sul Carlino Ravenna che parla di un ragazzo di etnia
magrebina partito poche settimane fa e morto combattendo dopo poche settimane.
La storia non ha conferme ufficiali ma pare rientrare nell'ambito dell'indagine
antiterrorismo della Digos in collaborazione con la Dda di Bologna.
La storia del giovane si
affiancherebbe a quella di Neji Ben Amara – che da Cervia si è trasferito a
Milano prima di partire per la Siria a fine novembre («non per uccidere, ma per
prendersi cura dei bambini», secondo la cugina intervistata sempre dal
Carlino), dove è morto i primi giorni di febbraio – e di Mustapha El Anssi,
anche lui partito per la Siria, dove è morto nella primavera del 2013, dopo
aver vissuto con la compagna a Ravenna per poco più di un anno.
A CASOLA FRANA IL CAMPO DA CALCIO. FIUME BLOCCATO E FAMIGLIE EVACUATE
Il sindaco: «Un disastro». Paura per le case lungo il Senio
Disastro a Casola Valsenio, dove una frana ha di fatto distrutto il campo sportivo, rendendelo del tutto inutilizzabile probabilmente per sempre. È successo alle 8.30 di questa mattina, mercoledì 25 febbraio. «Un disastro dalle proporzioni più grandi di quello che si poteva immaginare – sono le parole del sindaco Nicola Iseppi, la cui voce al telefono è chiaramente scossa dall'accaduto – l'area del campo sportivo è andata irrimediabilmente distrutta e non sarà più agibile».
A cedere è stato circa un terzo del campo da calcio per il lungo, crollando nel fiume Senio insieme a panchine, sistema di illuminazione, campetto di allenamento. Coinvolta nella frana anche parte di una proprietà privata confinante. «L'unica bella notizia è che non ci sono stati morti o feriti, ma è un disastro, il fiume non c'è più...», commenta ancora il sindaco. Il crollo ha infatti ostruito il Senio, creando una sorta di diga e facendolo già ingrossare nella parte lungo la quale sono presenti anche una decina di case. Per questo motivo il sindaco ha già firmato un'ordinanza di evacuazione delle famiglie che vivono lungo il fiume.
Sul posto i vigili del fuoco, gli uomini del servizio tecnico di bacino. A interessarsi del disastro la prefettura e anche il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, in contatto telefonico col sindaco Iseppi.
Sono circa 130 i ragazzi, dai più piccoli a quelli della prima squadra, che abitualmente frequentavano il centro sportivo.
STRADE FRANATE E SENZA INTERVENTO ANCHE A BRISIGHELLA, NEL 1939 LA FRANA DI “SAN CASSIANO” E “MONTE SPACCATO” A STRADA CASALE. ANALOGIE, CORSI E RICORS
1939
La frana di S.Cassiano
Una colata di fangoscende fino al Lamone
da un racconto di Pino Bartoli La lingua della frana nel Lamone La zona di S.Cassiano è un punto
debole della valle del Lamone sotto l’aspetto geologico, perché nel versante
destro (per chi guarda verso Faenza), ci sono dei forti spessori di terra che
tendono a franare scendendo fino al Lamone in caso di piogge prolungate. Qui le
frane sono state tante e quelle più consistenti in epoca storica si
verificarono nel 1690 e nel 1939.
Ecco il ricordo del maestro Pino Bartoli sulla frana di S.Cassiano del
1939:
“Una pioggia di notevole
intensità cadeva da oltre un mese sulle nostre colline. I contadini non erano
tanto preoccupati dal pericolo frane, ma piuttosto temevano che il vecchio
detto “maggio ortolano, molta paglia e poco grano” si manifestasse nella sua
realtà negativa (…) Ma il giorno 29 maggio, nelle prime ore pomeridiane, la
terra “ubriacata” da tutta quell’ acqua bevuta, si ribellò alla prepotenza di
Giove pluvio.
Un boato spaventoso in poco tempo
fece accorrere tutti i sancassianesi – c’ero anch’io fra questi – lungo la
strada prospiciente le colline che si ergono sopra la sponda destra del fiume
Lamone. Una frana enorme stava trascinando a valle, per una larghezza di circa
400 metri, una massa imponente di terra e le case dei poderi abbarbicati da
anni e anni su quelle pareti collinose incominciarono ad oscillare.
Si lavora per riattivare la ferrovia
La Paventa, la Tesa, Tramonto,
Tramonto nuovo, la Canova e la Sganga stavano per essere distrutte, inghiottite
dalla frana che lentamente scivolava verso il Lamone e la linea ferroviaria
Faenza – Firenze (…). La frana si muoveva piano piano, ma inesorabilmente, e in
tutti noi subentrò il terrore che andasse a ostruire il corso del Lamone in
piena. Se ciò si fosse verificato in poco tempo i poderi Casaccia, Camminata,
Camminatella, la centrale elettrica, la stazione e diversi caselli delle Ferrovie
dello Stato, posti a poca distanza dal greto del fiume sarebbero stati
sommersi. Miracolosamente il “varo” di quella mostruosa nave di terra si fermò sulla sponda del Lamone: però un
lungo tratto della linea ferroviaria venne sepolto e occorsero mesi e mesi di
lavoro per ripristinare la ferrovia tosco romagnola. Il contadino della Canova,
Bandini Giuseppe detto Fafina venne trascinato a valle aggrappato a una
quercia, rimanendo illeso ma in preda a uno choc che lo rese frastornato per
settimane. La sua spaventosa vicenda venne immortalata nella prima
pagina a colori della Domenica del Corriere dal famoso disegnatore Beltrame.
Fafina
travolto dalla frana (dalla Domenica del Corriere)
Il giorno si scioglieva in un
penoso dilapidare d'indachi e verde grigio. La pioggia era cessata e una
nebbiolina lieve adagiava il manto della sua bambagia sugli uomini e sulle
cose. La luce del meriggio sfioriva come un lento morire e il tenero filo
s'avvolgeva attorno ai rami spogli e su saponate facce di galestro. Poi venne
il buio. Il silenzio greve della notte, rotto solo dai muggiti delle bestie
impaurite ed affamate, scese sulla natura e sugli uomini sconvolti, mentre
sull'orlo della frana gli alberi divelti sembravano portici contorti
Vecchi
contadini anneriti accennavano segni di croce sulle ossa di spalle piegate e
sul vuoto di pipe spente Sulla nudità della terra offesa e su massi come falde
di fuoco domani, una lenza leggera di seta pescherà la fiammata dell'alba.
L'aspetto
attuale della zona della frana E la prima alba vide infatti toppe di
un grano immaturo, rimaste miracolosamente in superficie, splendere sulla terra
stravolta con il colore verde della speranza. E allora pensai che
"domani" sarebbe stato di nuovo bello rotolarsi su prati caldi come
un sorriso perché, come ci dice D'Annunzio:
... il sol di maggio ride alla rotta nube.
Bibliografia AA.VV
Il rischio di frana nelle valli faentine
Lions club Faenza
NOTA: Giuseppe “Pino” Bartoli, (Brisighella 1920 - 2004) partigiano della
formazione “Silvio Corbari”, a Brisighella è stato sindaco e Presidente della
Comunità Montana. Poeta in lingua e vernacolo nonché prosatore, si è affermato
in molti concorsi letterari. Cavaliere della Comunità Poetica Europea ha
conseguito per due volte l’Oscar di Letteratura “Romagna”.
Tratto dal blog la biblioteca di
Marradi: http://ilkiblog.blogspot.it/2012/06/1939-la-frana-di-scassiano.html
mercoledì 25 febbraio 2015
CAVIRO A FAENZA: PRO MEMORIA PER LE ELEZIONI COMUNALI
Un pressing di quattro puntate (21,22,23,24
Gennaio 2015) è stato necessario al Resto del Carlino per la pubblicazione di
una puntuale e approfondita inchiesta riguardo un ulteriore aumento di
incenerimento di rifiuti dell’85% alla Centrale Elettrica della <distilleria
Caviro”: un po’ di energia che già produce abbondantemente per sé, e sopratutto
il più per far soldi fingendo di non conoscere i certi e gravi rischi per la
tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente dovuti alla ricaduta, per
almeno un raggio di 5 KM, cioè ben oltre il perimetro dell’ abitato periferico,
delle emissioni di polveri sottili e ultrasottili, (pure diossina e mercurio)
generate da rifiuti di ogni genere bruciati, senza prescindere dagli scarichi
di 40.000 camion di immondizie all’anno provenienti fin dal Lazio.
Questi i primi indeterminati riscontri :
- (27/1).- Il Sindaco: “non
abbiamo mai visionato o condiviso questo documento.”
- (30/1) Comune di Faenza: “…è
ovviamente a conoscenza dell’avvio della procedura presentato alla Provincia da Enomondo (nuova
società al 50% di Hera e Caviro che prende il posto di “Energica” (prima
società al 50% ognuno di Hera e Caviro già nel 2003), sciolta per intervento del Sindaco Casadio in
prossimità delle elezioni comunali (2010) per placare i cittadini infuriati, ma
che non evitò il primo raddoppio dell’impianto per produrre Energia.
Nel 2003 unna lettera del Sindaco Casadio,
ora presidente della Provincia, dichiarava:“..una più condivisa attenzione alle
componenti ambientali, indispensabili per una corretta ed equilibrata
trasformazione del territorio”, e il Presidente Secondo Ricci nel 2009: “E’ giusto che ci siano dei timori dopo
anni di lavoro alle porte della Città”.
Coerente a queste premesse l’Amm. Comunale,
invece di esaminare e approvare le richieste della Caviro per la centrale
elettrica, dovrebbe verificare i quattro impianti già sul territorio, limitare
la produzione di Energia solo al loro fabbisogno per vigilare sulla qualità del
suolo e dell’aria sulla Città, in primis a tutela della salute dei cittadini. Lettera Firmata Voci Romagnole
RESPONSABILITA’ CIVILE, LE TOGHE ORA PAGHERANNO PER I PROPRI ERRORI
Con il "sì"
definitivo della Camera, il disegno diventa legge. Ecco i punti principali
Il testo è stato approvato, definitivamente. Con
265 sì, 51 no e 63 astensioni la responsabilità civile per i magistrati ha
superato l'ultimo ostacolo, il voto della Camera, ed è legge.
Un sì definitivo, quello
arrivato dai deputati, che permetterà a chi ha subito un danno dalla giustizia
di chiedere i danni allo Stato, che avrà dunque l'obbligo di rivalersi sul
magistrato.
Tra i punti principali del
provvedimento c'è la responsabilità
indiretta, per cui lo Stato dovrà risarcire direttamente i
danni della malagiustizia e sono in un secondo momento potrà rifarsi. Diventerà
obbligatoria l'azione "di rivalsa" dello Stato e il risarcimento al
magistrato dovrà essere chiesto entro due anni dalla condanna.
Non ci saranno più controlli preliminari sull'ammissibilità
della domanda di risarcimento contro lo Stato. Cancellata dunque la funzione di
filtro che oggi è del tribunale distrettuale.
Le ipotesi di colpa grave saranno
ridefinite e scatteranno non soltanto per l'affermazione di un fatto inesistente
o la negazione di uno esistente, ma pure per violazione manifesta della legge e
del diritto comunitario e travisamento del fatto o delle prove.
La portata della clausola di salvaguardia
sarà rivista. Il magistrato non sarà chiamato a rispondere dell'attività di
interpretazione della legge e valutazione di fatto e prove, ma si escludono i
casi di dolo, colpa grave e violazione manifesta della legge e del diritto
della Ue.
CARABINIERE CONDANNATO A RISARCIRE LADRO TUNISINO. CAPITE LO “SCAZZAMENTO” DELLE FORZE DELL’ORDINE
Carabiniere arresta in flagranza di reato un tunisino che stava rubando dentro un’azienda, ma viene accusato dal ladro di lesioni. Finisce così a giudizio e viene condannato a 6 mesi di reclusione (pena sospesa) nonché al risarcimento danni per 7500 euro e alla rifusione delle spese, 1750 euro più Iva, con pagamento in favore della parte civile di una provvisionale di 3500 euro.
AL MOMENTO del fotosegnalamento, l’arrestato accusa un malore e viene accompagnato al Pronto Soccorso dove dichiara di lamentare dolori al collo e ad un fianco: racconta che a cagionare tutto ciò erano state le botte subite durante il fermo. Dopo le visite mediche, viene dimesso con una diagnosi di «trauma cranico non commotivo, ematoma al collo, contusioni multiple e micro frattura di una costola».
Il carabiniere va così a giudizio per il reato di lesioni personali con l’aggravante di cui all’articolo 61 del codice penale numero 9, aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o di pubblico servizio. Poi la condanna.
Il carabiniere va così a giudizio per il reato di lesioni personali con l’aggravante di cui all’articolo 61 del codice penale numero 9, aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o di pubblico servizio. Poi la condanna.
PD E CARITAS E COOP VARIE DICHIARANO GUERRA ALLA MARINA EGIZIANA
IL CAIRO – ”Navi da guerra della Marina egiziana sono al largo delle coste libiche per impedire qualsiasi tentativo di far arrivare armi ai jihadisti in Libia”: lo ha riferito all’ANSA il portavoce delle operazioni dell’esercito libico, Mohamed el Hagazi.
- E’ in atto da poche ore il blocco navale della Marina Militare egiziana, e questo è certamente il segnale più forte dei preparativi di invasione dell’esercito egiziano in Libia.
Alla frontiera sono ammassate divisioni corazzate e brigate d’assalto, oggi il Presidente egiziano Al Sisi s’è recato personalmente sulla linea di fuoco per un vertice di generali.
Alla frontiera sono ammassate divisioni corazzate e brigate d’assalto, oggi il Presidente egiziano Al Sisi s’è recato personalmente sulla linea di fuoco per un vertice di generali.
PD e Caritas e coop varie dichiarano guerra alla Marina egiziana.
Come faranno a trovare un altro business da 80 miliardi l’anno facendo la figura dei buonisti agli occhi dei co…oni che credono di poter ospitare tutta l’Africa.
martedì 24 febbraio 2015
IL DITTATORELLO CRESCE NEI SONDAGGI? E' IL FATALISMO DI CHI NON VEDE ALTERNATIVE. DIAMOGLIELE. IL 9 MARZO, IL PRIMO GIORNO DI PIENA LIBERTA' DI BERLUSOCNI, E' VICINO
Come si spiega allora che Renzi sia, secondo le rilevazioni di Pagnoncelli per il Corriere, in risalita nei sondaggi? I dittatori di fatto generano uno strano rapporto, quello tra vittima e carnefice. Subentra una specie di fatalismo, un consenso mesto perché non si scorge alternativa realistica. Non può esserla quella di Grillo, il cui corteo di adepti somiglia all'ora di ricreazione in un manicomio, non lo è neppure il lepenismo di Salvini, la cui testa è utilitaristicamente immersa nella propria pancia.
E Forza Italia? C'è un bel lavoro da fare, una lunga marcia. La liberazione di Berlusconi consentirà una ripresa di vigore e di energia di sicuro. Avremmo guadagnato tempo e diffuso un messaggio positivo immediato se dopo aver risposto – su invito del medesimo Berlusconi – alla prepotenza solitaria di Renzi uscendo dall'Aula, svincolandoci così da un Patto infranto ma ancora vischioso per troppi, non si fosse derubricata una scelta chiara e distinta a mossa esagerata. Un bel modo di confondere la gente. Di insinuare dubbi. Di dare spazio oltretutto a manifestazioni divisorie invece che arricchenti. Non vediamo l'ora che arrivi il 9 marzo. Berlusconi libero e forte. Chi lo sottovaluta o lo ritiene spaventato da colpi sotto la cintura giudiziaria, non lo conosce. “Il Mattinale” è nato pronto per ricominciare, abbiamo il magazzino pieno di idee, e il nostro forno produce roba fragrante per un'alternativa che spezzi la solitudine dell'Italia e degli italiani.
FITTO
«Non sono accettabili lezioni su come vincere da chi in questi anni ha perso tutto quel che si poteva perdere. Regione, capoluogo... E in una terra tendenzialmente di centro-destra» tuona Giovanni Toti. Mentre il coordinatore dei club Forza Silvio, Marcello Fiori, invita «chi finora ha vissuto sfruttando la politica a fare un regalo alla politica e agli italiani: torni alla propria vita privata o, se ce l’ha, professionale. Il tempo è scaduto». Tra i più duri anche Luigi Vitali, la cui nomina a commissario di Forza Italia in Puglia ha causato una vera e propria ribellione tra i fittiani: «Ho saputo che Fitto ha proiettato il video di Merkel e Sarkozy che deridevano Berlusconi. È stata una scelta sgradevole, offensiva, inopportuna». Lo stesso Vitali aveva inviato un sms ai vari esponenti locali invitandoli a non partecipare alla manifestazione fittiana, pena la mancata ricandidatura alle prossime Regionali. Una minaccia che ha sortito qualche effetto. Dei 17 consiglieri regionali di Forza Italia, infatti, ieri ne mancavano all’appello 7-8.
sabato 21 febbraio 2015
JOBS ACT: IL GOVERNO RENZI STRAVOLGE LA LEGGE BIAGI
Forza Italia contrasterà questo progetto. Nella maggioranza qualcuno si svegli e stia dalla nostra parte. Prima di valutare taluni singoli aspetti dei provvedimenti di attuazione delle deleghe contenute nel Jobs Act (rispetto ai quali sono prevedibili anche significative ‘marce indietro’ per accontentare la sinistra dem nel nuovo clima scaturito dall’elezione del Capo dello Stato) non convince il disegno di politica del diritto, prima ancora che del lavoro, che emerge in modo sempre più evidente.
Il si appresta a stravolgere la , non tanto e non governo Renzi legge Biagi solo, per il proposito di manomettere o addirittura abrogare forme contrattuali (già ampiamente rivisitate dalla legge Fornero) che rispondono a precise esigenze delle imprese e dei lavoratori, quanto piuttosto per l’architettura complessiva degli interventi. Marco Biagi non pensava affatto di introdurre, nella legge a lui intestata, tipologie flessibili in entrata, allo scopo di consentire ai datori di aggirare, in uscita, le forche caudine della reintegra da parte del giudice. riteneva, giustamente, che la frammentazione esistente nella realtà del Biagi mercato del lavoro potesse essere affrontata in modo adeguato e pertinente – nell’interesse delle imprese e dei lavoratori – solo attraverso la previsione di una gamma di contratti specifici, mirati a regolare le diversità delle condizioni lavorative, anziché imporre, per via legislativa, una sorta di reductio ad unum nell’ambito di un contratto a tempo indeterminato, sia pure meno oppressivo e poliziesco per quanto riguarda la tutela del licenziamento.
Non è un caso che, in occasione della prima lettura del Senato, nell’emendamento dei partiti centristi a firma di , Pietro Ichino campeggiassero le parole ‘senza alterazione dell’attuale articolazione delle tipologie dei contratti di lavoro’. Per , la riunificazione del mercato del lavoro non avrebbe mai Biagipotuto trovare posto, in modo forzato, in un contratto a tempo indeterminato ancorché caratterizzato da tutele meno ossessive sul versante del recesso. La via indicata dal professore bolognese, di cui tra un mese ricorderemo tutti l’assassinio, poggiava sull’obiettivo di politiche di protezione sociale e di welfare tendenzialmente uniformi per tutte le tipologie di lavoro ‘economicamente subordinato’. Il governo Renzi ribadisce invece la linea dell’unificazione forzata all’interno del sarchiapone del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (drogando il mercato del lavoro con robusti incentivi all’assunzione), mentre adotta misure sperimentali, prive della necessaria copertura finanziaria, incerte per quanto riguarda la continuità di erogazione, ancora divisive e sostanzialmente ripetitive delle modeste tutele già esistenti da anni, per quanto riguarda i nuovi ammortizzatori sociali che cambiano solo nome ma non sostanza. Forza Italia contrasterà questo progetto. E si augura che, all’interno della Forza Italia maggioranza, le forze politiche che condivisero il disegno riformatore di Marco Biagi si accorgano della trappola ed evitino di prender parte ad un progetto alternativo alla legge che porta il suo nome.
SEPOLCRI IMBIANCATI
Indipendenti di sinistra ma soprattutto dal fisco, molto rossi ma preferiscono il nero. I casi paralleli dei presunti innocenti Gino Paoli e Corrado Augias. Falso in bilancio per le Feste dell'Unità? E la famosa casa in nero di Ezio Mauro’
ROMANI-BRUNETTA, NOI CON BERLUSCONI, SBAGLIA CHI SI SFILA
-"Le nostre posizioni sul Patto del Nazareno, seppur diverse, hanno contribuito alla linea politica e alla sintesi, come sempre decisiva e unitaria, del presidente Berlusconi". Lo sottolineano i capigruppo di Fi di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani che aggiungo: "Sbaglia, piuttosto, chi si sfila da questo dibattito aperto".
IL FILM SULL’ECCIDIO DI CODEVIGO BELLUCO E STELLA AL MARIANI DI RAVENNA
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=ReIaidGl5JI#t=1
CONFARTIGIANATO PREMIA LE IMPRESE “FEDELI PER 50 ANNI”: QUELLE DI BRISIGHELLA
Ravenna Teatro Alighieri un gruppo di premiati: Spada Rosa (50 anni) e Tiziano Samorè Segretario provinciale
Ieri sera, 19 febbraio, al Teatro Alighieri di Ravenna la Confartigianato ha premiato le aziende che state ‘fedeli’ all’Associazione per oltre 30 e 50 anni, dedicando loro un modesto attestato. Sono già oltre 700 le imprese inserite in questo ‘virtuale’ Albo d’Oro nel corso degli anni, e da quest’anno viene aperto un nuovo capitolo premiando anche un primo gruppo di aziende associate a Confartigianato da oltre 50 anni. " 30 e 50 anni sono un lasso di tempo davvero importante, soprattutto nella vita delle aziende eppure, nonostante le profonde modificazioni della società e le difficoltà incontrate, questo rapporto di profonda fiducia e rispetto con le migliaia di imprenditori aderenti non si è mai usurato:. Le aziende del comune di Brisighella che hanno ricevuto l’attestato:
Assirelli Luigi Marzeno (Brisighella) Barbiere 1961
Cat Carpenteria Metallica S.r.l. Fognano (Brisighella) Fabbri 1959
Ceroni Alfredo S. Martino (Brisighella) Meccanico 1957
Ce'roni Arreda di Ceroni Silvana Brisighella Mobilificio 1957
Falegnameria il Trucciolo di Domenicali Roberto e Bubani Ivo S.n.c. Brisighella Falegnameria 1957
Molino Naldoni S.r.l. Brisighella Mulino 1957
Spada Rosa Brisighella Estetista 1965
Termoidraulica Spada S.n.c. di Spada Gianfranco e Spada Gianluca Brisighella Impianti Idraulici 1965
venerdì 20 febbraio 2015
MILLE PROROGHE, IL GOVERNO SALA LAZIO E VENEZIA: CLIENTELISMO ELETTORALE DI RENZI
Avevano sfondato i paletti fissati dal Patto di Stabilità. Rischiavano sanzioni e penalizzazioni. Hanno invece spuntato una deroga. Con due norme ad hoc. Che provocano polemiche. Per gli aiuti molto interessati. Nei palazzi parlamentari non si parla d’altro. E si grida allo scandalo per gli aiuti di stampo locale, elettorale e clientelare. Una Regione e un comune sforano il patto di Stabilità? Ovvero spendono più di quanto gli è consentito? Vengono puniti con sanzioni e meno soldi. O almeno dovrebbero. Perché alcuni enti locali al governo non sembrano uguali agli altri, tanto da meritare un “aiutino”. E’ il caso della Regione Lazio (guidata da un governatore del Pd) e del comune di Venezia (dove a breve si voterà per il nuovo sindaco), che hanno spuntato una deroga sulle sanzioni. Con due norme ad hoc (o quasi) contenute nel decreto Milleproroghe. Di cosa si tratta esattamente? La prima, la norma “salva Lazio” prevede che le Regioni che nel 2014 hanno sforato il patto di stabilità interno, ma lo hanno fatto per il 50% pagando dei debiti pregressi, possono applicare la contrattazione integrativa, assumere a tempo indeterminato con immissioni in ruolo, accendere mutui per opere in fase di realizzazione e avere meno sanzioni. E qual è pressoché l’unica Regione in Italia ad avere il requisito necessario? Quella guidata dall’amico Nicola Zingaretti, per l’appunto. Che, in virtù di questa norma inserita di notte da governo e relatori (ma con la contrarietà di uno di loro, Francesco Paolo Sisto di Forza Italia), non dovrà pagare parte delle sanzioni previste per legge (ma solo per il 2% di entrate tributarie e per accensione di prestiti), potrà “destinare risorse aggiuntive alla contrattazione integrativa nei limiti stabiliti dalla contrattazione nazionale” e potrà “procedere ad assunzioni a tempo indeterminato” per immettere in ruolo i vincitori di concorsi pubblici che ancora aspettano un posto.
giovedì 19 febbraio 2015
BUCCI: “FAMIGLIE E GIOVANI PER IL FILM SU CODEVIGO. MARIANI UN LUOGO APERTO
Il titolare della sala dove sarà proiettato per la prima volta in città
la pellicola sulla strage: «La controserata dell'Anpi crea tensioni»
L'attore faentino Claudio Casadio in un'immagine di L'uomo che verrà
«Proiettare un film, tra l’altro molto bello con un importante attore
locale, sulla strage di Marzabotto in contrapposizione con quello sull'eccidio
di Codevigo, è un modo per creare delle tensioni». Dopo l’annuncio (vedi
correlato) da parte dell'associazione culturale Ravenna Cinema di una
serata antifascista – con la visione di L'uomo
che verrà in contrapposizione alla proiezione del film Il segreto d’Italia –
interviene Maurizio Bucci, titolare del Mariani Lifestyle dove si svolgerà
l'evento dedicato alla pellicola che ricostruisce la strage compiuta dai
partigiani nel 1945 in provincia di Padova.
Bucci
è anche consigliere comunale nelle file di Forza Italia e da lui è partito il
suggerimento ai gestori della sala in via Ponte Marino per la proiezione: «Il
Mariani è un contenitore del centro storico dove oltre alla buona cucina c’è
spazio per le idee e per il confronto. Sono stati proiettati in quella sala
anche il film sul Papa, sui pellegrinaggi a Medjougurie, su Berlinguer di
Walter Veltroni». L'imprenditore e politico si dice quindi sorpreso
dall’iniziativa della contrapposizione di proiezioni: «Più volte si parla di
avere un 25 aprile condiviso e poi noto invece che da una certa parte politica
ogni occasione è buona per creare un distinguo. Il fatto di proiettare un film
tra l’altro molto bello con un importante attore locale sulla strage di
Marzabotto in contrapposizione, quindi, con il film di Belluco, è forse un modo
per creare delle tensioni e non accettare un’analisi critica e comunque
democratica su avvenimenti storici di quel periodo». E ribadisce: «Non certo
per ragioni ideologiche il Mariani Lifestyle ha ritenuto insieme a “Cinema in
centro” opportuna la scelta di proiettare il film Il segreto d’Italia indipendentemente dai
contenuti e dalla storia che rievocherà fatti e personaggi della nostra città».
Al momento sono molte le
prenotazioni sia per la prima visione delle 20.30 (al completo) sia per quelle
delle 22.30 per cui restano pochi posti: «Sono soddisfatto della risposta avuta
in quanto gran parte delle prenotazioni sono venute da giovani studenti,
famiglie e di tanti ravennati curiosi per una pellicola che in città non si era
mai vista».
LIBIA: MEMORIA CORTA DELLA SINISTRA
Vediamo le dichiarazioni di Napolitano. Intervistato dal quotidiano ‘Il Manifesto’ per chiedere spiegazioni su quanto ciò fosse compatibile con l’articolo 11 della costituzione italiana, che vieta la guerra contro altri popoli, Napolitano ha detto che “l’articolo 11 della Costituzione deve essere letto e correttamente interpretato nel suo insieme. Partecipando alle operazioni contro la Libia sulla base della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, l’Italia non conduce una guerra, né per offendere la dignità di altri popoli, né per risolvere controversie internazionali”. In un’intervista rilasciata a ‘La Stampa’ lo scorso 12 luglio il Presidente Napolitano interrogato sulla crisi libica ha dichiarato: “La verità è che la comunità internazionale, dal dopo 11 settembre 2001, non è riuscita ad affrontare e ad avviare a soluzione con mezzi politico-diplomatici nessuna crisi”. Infatti. Si optò per una risoluzione armata del focolaio libico invece che puntare su “mezzi politico-diplomatici”, ostacolando l’allora Presidente Berlusconi e sostenendo il Presidente francese Sarkozy con queste parole: “Tutti siamo preoccupati per quello che succede in Libia dove ci sono repressioni forsennate e violente rivolte contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi”. A suo dire l’ulteriore impegno nella regione costituiva il “naturale sviluppo della scelta dell’Italia compiuta a marzo”.
Non solo. Il più forte sostegno alla guerra in Libia venne dall’allora opposizione di centro-sinistra. Il Pd sostenne con entusiasmo la guerra della Nato contro la Libia. Il 23 marzo e il 4 maggio il Pd si è pronunciato molto favorevolmente in Parlamento agli attacchi della NATO. Durante la seduta del 4 maggio, il leader del Pd Pier Luigi Bersani propose una mozione che obbligava il governo a “continuare nell’adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili”, a seguito al testo della risoluzione Onu che diede il via libera alla guerra. Bersani affermò: “vogliamo capire anche se la maggioranza è in grado di garantire gli impegni presi”. La sua mozione fu portata a termine con una larga maggioranza, con l’astensione della coalizione di governo. Non solo. La migliore resta questa dichiarazione: “Berlusconi ha ripetuto per anni: ‘amico Putin, amico Gheddafi’, ma a cosa ci hanno portato le sue relazioni speciali? Ad essere il tappetino delle autocrazie, se non vere e proprie dittature”. Parole che si commentano da sole.
SINISTRA DI RAVENNA CHE FIGURA…….
Gianni Bessi, ex vicepresidente della Provincia ora consigliere regionale alle prese con “Le Iene“
L'incompetenza e le gaffe della classe dirigente del “Partitone“ ravennate secondo il giornalista di Servizio Pubblico di Andrea Casadio
Beh, complimenti. Per la seconda volta in poco tempo un amministratore ravennate è comparso sui media nazionali e per la seconda volta non è che proprio ci abbia fatto una bella figura. Qualche settimana fa, un titubante Fabrizio Matteucci aveva cercato di giustificare al giornalista di “Report“ la nomina di Danilo Manfredi nel Cda di Hera: «Beh, in effetti il curriculum è un po’ scarno…»
La scorsa settimana, è stato il turno dell’ex Vicepresidente della Provincia Gianni Bessi, nel frattempo promosso al Consiglio Regionale. L’inviata delle “Iene“ voleva porgli qualche domanda sulla faccenda dei daini da accoppare nella pineta di Classe, e lui: a) prima è sgattaiolato dal retro, suscitando i commenti ironici di una sua segretaria: «Ma anche lui che codardo è? Ma parla con la stampa, ormai sei stato eletto!. Dimmi tu se si può uscire da retro...», un chiaro sintomo di quanto il Bessi sia stimato nel palazzo della Provincia; b) poi a sera, ha affrontato il microfono spavaldo, riuscendo però a pronunciare una serie di «comunque, però, non so… ». Senta, lei sa che ci sono le Iene, è un programma stravisto, avrà un bel risalto, ed è una vicenda che segue da tempo: beh, allora studi, si prepari, si faccia fare un bignamino da un segretario sulla cacciagione e la biologia del daino. Invece, niente. Farfuglia qualcosa tipo: «La decisione è stata presa all’unanimità» (tradotto, mica è mia la colpa), poi: «Adesso l’intervista è finita», e non dà una risposta che una.
Se voleva zittirla, la giornalista, poteva difendere la sua scelta, motivandola. Invece niente. Io non entro nel merito della questione, potete avere anche preso la decisione giusta, sui daini, ma chiaritela, per bacco! Invece no, non spiegate un accidente, come se non fosse affar vostro, come se l’opinione del
mercoledì 18 febbraio 2015
BERLUSCONI: SU LIBIA RESPONSABILI MA L’ATTACCO AL RAIS FU UN ERRORE
Berlusconi conferma
l'appoggio al governo ma solo sulla politica estera: non siamo come la
sinistra.
Roma«Opposizione
responsabile; come del resto siamo sempre stati». Berlusconi, che dedica il
tradizionale lunedì alla famiglia, conferma che in politica estera l'appoggio
al governo non è in discussione. «Non siamo mica come la sinistra che quando
eravamo noi al governo non esitava a mettere i bastoni tra le ruote anche
quando c'era di mezzo la Patria». Il Cavaliere conferma che quando c'è in
ballo una crisi internazionale Forza Italia antepone e anteporrà sempre i superiori
interessi nazionali. «Non dobbiamo far mancare il nostro supporto in politica
estera», dice l'ex premier anche se - a tutt'oggi - non è chiara la linea di
palazzo Chigi. Anzi, nelle ultime ore il governo è apparso un po' ondivago e
alle parole molto determinate dei ministri di Difesa ed Estera, il premier
Renzi è parso tirare molto il freno a mano rispetto all'eventualità di un
intervento diretto in Libia. Il Cavaliere spera però che Renzi vada in
Parlamento al più presto per coinvolgere tutte le forze politiche: «In quel caso saremo pronti a fare la
nostra parte, anche se dovessi prendere decisioni gravi». E quella più
grave, l'extrema ratio, sarebbe un intervento in Libia. Cosa che Berlusconi non
si augura certo ma che non esclude a priori. Si toglie qualche sassolino dalle
scarpe: «Comunque avevo ragione io a
dire che l'intervento armato del 2011 sarebbe stato controproducente. I fatti
mi danno ragione». Amara consolazione”.
CONCESSIONE TEMPORANEA DELL’ IMMOBILE ED ANNESSI DENOMINATO “RIFUGIO CARNÈ”, SITO IN COMUNE DI BRISIGHELLA (RA), IN VIA RONTANA N. 42, APPARTENENTE AL PATRIMONIO INDISPONIBILE DELLA PROVINCIA DI RAVENNA, DEL COMUNE DI BRISIGHELLA E DELCOMUNE DI FAENZA AFFIDATO IN COMODATO GRATUITO ALL’ENTE DI GESTIONE PER I PARCHI E LA BIODIVERSITÀ - ROMAGNA.
IMMAGINATE CHI VINCERA’!!!
Uscito il 15 gennaio 2015
il tempo per preparare i documenti necessari non è molto infatti il bando
scadrà alle 12,00 del 16 febbraio 2015 . E' stato aperto il bando per candidati
che desiderano diventare i Gestori del Rifugio Ca' Carnè all'interno del Parco
Regionale della Vena del Gesso a Brisighella.
AVETE SENTITO IL TERREMOTO??? SCOSSA MOLTO FORTE, EPICENTRO SOPRA A PALAZZUOLO
Avete probabilmente sentito il terremoto stasera dato che una forte
scossa di magnitudo 3.9, seguita da uno sciame di due repliche di 2.1 e 2.3, è
stata registrata stasera alle 20,42 sull'Appennino tosco-emiliano. Il sisma è
stato avvertito chiaramente in tutta la valle del Senio del Lamone
(Brisighella) fino a Faenza. Epicentro, secondo i dati Ingv, vicino a
Firenzuola a 7,2 km di profondità. Interessati da vicino i comuni di Castel Del
Rio, Palazzuolo sul Senio. Poi una replica di magnitudo 2.1 registrata alle
20,54, con epicentro Castel Del Rio ed una terza scossa alle 21,01 di magnitudo
2.3 con epicentro sempre in zona. Per il momento non si hanno notizie di danni
a persone e nemmeno a cose.
Data aaaa/mm/gg
|
Ora italiana
|
Lat.
|
Long.
|
Profondità
|
Magnitudo
|
Distretto sismico
|
Vedi Mappa
|
2015-02-17
|
21:51:54
|
44.2127
|
11.4178
|
7.7 km
|
2.4
|
||
2015-02-17
|
21:47:01
|
44.1847
|
11.42
|
11.1 km
|
2
|
||
2015-02-17
|
21:36:49
|
44.1835
|
11.4338
|
8.7 km
|
2.4
|
||
2015-02-17
|
21:01:07
|
44.1928
|
11.4043
|
10.1 km
|
2.3
|
||
2015-02-17
|
20:54:00
|
44.1973
|
11.4348
|
15.6 km
|
2.1
|
||
2015-02-17
|
20:42:53
|
44.1673
|
11.4068
|
7.2 km
|
3.9
|
||
2015-02-17
|
19:14:14
|
44.1897
|
11.4175
|
8.4 km
|
2.6
|
Iscriviti a:
Post (Atom)