venerdì 27 febbraio 2015

ASL UNICA ROMAGNOLA: UN ABORTO


CORTE DEI CONTI, RENZI ASSOLTO PERCHE’ INCAPCE DI COMPRENDERE IL REATO


Quindi non c'è tutto ......
Arrivano le motivazioni della sentenza della Corte dei Conti che ha assolto in appello Matteo Renzi, precedentemente condannato a pagare 14mila euro per le presunte...

TIZIANO CERICOLA SI CANDIDA SINDACO DI FAENZA


Si candida per le prossime amministrative anche il commercialista faentino 56enne Tiziano Cericola, già responsabile di Free Foundation di Faenza, sempre molto vicino a Forza Italia, ma mai direttamente candidatosi in politica. La sua lista si chiamerà “Rinnovare Faenza - Cericola Sindaco” ed ha già presentato un proprio progetto di intenti. Ve lo proponiamo integralmente:
“1) LA SITUAZIONE DI FAENZA Se consideriamo come è cambiata Faenza negli ultimi 15 anni ci si stringe il cuore. Non ci sono più le principali fabbriche che avevano dato tanto lavoro e tanto impulso al nostro sviluppo economico e, dato ancora peggiore, esse non sono state sostituite da nuove imprese, più tecnologiche, più all’avanguardia, più votate all’export: dobbiamo solo registrare una perdita netta di posti di lavoro e di ricchezza. La nostra magnifica agricoltura, basata sulla frutticultura e sul vino, è stata sfregiata da politiche di prezzo assurde, cui nemmeno le grandi strutture cooperative hanno potuto o voluto porre rimedio, nonostante il loro collateralismo con chi ci ha governato in questi anni.
Stremati e sfiancati questi due grandi motori di sviluppo, tutto il resto del sistema economico faentino ha subito un declino evidente: l’artigianato ha perso committenti e mercati (dov’è più il fiorente artigianato delle confezioni o quello della meccanica in conto terzi ?), il commercio è stato schiantato dai colossi della grande distribuzione, per ironia della sorte a loro volta in grave crisi e costretti a vessare i loro dipendenti, la bolla immobiliare ha lasciato sul campo fallimenti e migliaia di alloggi invenduti.
Occorre quindi dare priorità a tutto ciò che riguarda il nostro lavoro, un nuovo progetto di sviluppo sostenibile.
In questi anni la sicurezza e il decoro urbano si sono deteriorati sempre più, creando un diffuso disagio e, spesso, anche paura e rabbia. E’ vero che il Sindaco non è il responsabile diretto della sicurezza pubblica, che compete al Prefetto e alle forze di polizia, ma ha la possibilità di incidere sulla nostra sicurezza con varie iniziative locali, che possono dare sicurezza sia effettiva che percepita.
Bisogna inoltre considerare prioritarie e strategiche tutte le azioni che riguardano i giovani e la famiglia, inserendo in una unica visione di ampio respiro il supporto alle scuole (dalle materne alla formazione universitaria), alla cultura, allo sport e al tempo libero, il diritto alla salute, la tutela degli anziani.
Tutti questi fattori di declino e la percezione di non essere guidati in modo fermo e lungimirante, hanno portato sempre più sconforto e rassegnazione nella nostra gente, a cui viene comunque chiesto di pagare tasse sempre più elevate e tariffe sempre più proibitive per poter accedere a servizi sociali e assistenziali via via meno curati (e non certo per colpa degli operatori di base).

giovedì 26 febbraio 2015

RENZOCCHIO. UN ANNO DI BUGIE. PROMESSE TRADITE

Da "Enrico stai sereno" all’abolizione delle Province ecco le bufale del premier che annuncia e non fa

Un anno di Matteo Renzi a palazzo Chigi. Un anno di parole, promesse, rassicurazioni tornate indietro come un’eco, ma al contrario. Un lungo elenco di impegni, giuramenti e patti trasformatisi quasi sempre, e spesso in un lampo, nel loro opposto. Insomma, dopo 365 giorni al potere, il premier non si può certo definire un «uomo d’onore» da cui aspettarsi coerenza solo perché ti ha stretto la mano.
Siamo nell’aprile del 2013. Renzi, sindaco di Firenze, è ospite delle Invasioni barbariche su La7, quando alla domanda se vorrebbe governare il Paese, risponde: «Passando dalle elezioni sì, non passando dagli inciuci di Palazzo». Meno di un anno dopo approda a palazzo Chigi con un inciucio di Palazzo. In un’altra occasione ribadisce che per arrivare a palazzo Chigi «o passi dal consenso popolare o non sei credibile». Per sua stessa ammissione, non sarebbe credibile.  TUTTO COMINCIÒ: CON #ENRICOSTAISERENO
È ormai memorabile il suo tweet di rassicurazione al premier Enrico Letta. È il 17 gennaio 2014, Renzi è già segretario Pd, quando tranquillizza Letta così: “Enrico stai sereno, nessuno ti vuole fregare il posto”. Un mese dopo Letta va a casa e Renzi al governno. Nel novembre 2012, da candidato alle primarie, Renzi afferma: «Se vinciamo le primarie faremo solo 10 ministri». Da premier ne fece 16.
"VOGLIO LE PREFERENZE": MA TI BLOCCO IL CAPOLISTA...
L’11 novembre 2010, da sindaco, Renzi sostiene che occorre ridare agli elettori "il diritto di scegliere con le preferenze". Il 3 dicembre scorso aggiunge: «Porto avanti il lavoro per le preferenze nella legge elettorale». È finita coi capilista bloccati e una piccola concessione alle preferenze. Il 7 giugno 2014, da premier, afferma: "Ci sono le condizioni perché entro l’estate la legge elettorale possa essere approvata". Quell’estate è trascorsa, siamo quasi a quella dopo e la legge elettorale non è ancora stata approvata definitivamente.
"NON CI SARÀ PIÙ IL SENATO" MA A SPARIRE È SOLO IL VOTO
Porta a porta , il 14 marzo 2014, Renzi promette: «Via il Senato». In realtà il Senato è ancora al suo posto, sarà (forse) solo modificato e conserverà molte prerogative in alcune delicate materie. Nel gennaio 2014 Renzi parla del Trattato di Maastricht: «È evidente che il tetto del rapporto deficit/pil al 3 per cento si potrà sforare». Due mesi dopo cambia versione: «Noi rispettiamo tutti i limiti che ci siamo dati, a partire da quelli del Trattato di Maastricht. L’Italia non chiede di sforare».
 "IO LE TASSE LE HO RIDOTTE" L’ISTAT NON è D’ACCORDO
Renzi flip-flop anche sui caccia F35. Nel luglio 2012 afferma: «Non capisco perché buttare via così una dozzina di miliardi». Nel marzo 2014 annuncia: «Le spese militari in Italia vanno ridotte. Tagli anche sugli F35». E un mese dopo: «Il problema in Italia è l’F24, non gli F35». Ed ecco il Renzi convinto di aver abbassato la pressione fiscale: «Io le tasse le ho ridotte», sostiene infatti in tv nel gennaio scorso. Nelle stesse ore l’Istat ne certifica l’aumento.
 "ORA LA SPENDING REVIEW" E LICENZIA IL COMMISSARIO

IN TRE SONO PARTITI DA RAVENNA PER ARRUOLARSI IN SIRIA NELL’ISIS


Sarebbero tutti morti. La cugina di uno: «Non è partito per uccidere»

Sarebbero tre gli uomini partiti da Ravenna per la Siria con l'intenzione di arruolarsi nell'Isis.
La notizia è riportata oggi sul Carlino Ravenna che parla di un ragazzo di etnia magrebina partito poche settimane fa e morto combattendo dopo poche settimane. La storia non ha conferme ufficiali ma pare rientrare nell'ambito dell'indagine antiterrorismo della Digos in collaborazione con la Dda di Bologna.
La storia del giovane si affiancherebbe a quella di Neji Ben Amara – che da Cervia si è trasferito a Milano prima di partire per la Siria a fine novembre («non per uccidere, ma per prendersi cura dei bambini», secondo la cugina intervistata sempre dal Carlino), dove è morto i primi giorni di febbraio – e di Mustapha El Anssi, anche lui partito per la Siria, dove è morto nella primavera del 2013, dopo aver vissuto con la compagna a Ravenna per poco più di un anno.

A CASOLA FRANA IL CAMPO DA CALCIO. FIUME BLOCCATO E FAMIGLIE EVACUATE

Il sindaco: «Un disastro». Paura per le case lungo il Senio

Disastro a Casola Valsenio, dove una frana ha di fatto distrutto il campo sportivo, rendendelo del tutto inutilizzabile probabilmente per sempre. È successo alle 8.30 di questa mattina, mercoledì 25 febbraio. «Un disastro dalle proporzioni più grandi di quello che si poteva immaginare – sono le parole del sindaco Nicola Iseppi, la cui voce al telefono è chiaramente scossa dall'accaduto – l'area del campo sportivo è andata irrimediabilmente distrutta e non sarà più agibile».
A cedere è stato circa un terzo del campo da calcio per il lungo, crollando nel fiume Senio insieme a panchine, sistema di illuminazione, campetto di allenamento. Coinvolta nella frana anche parte di una proprietà privata confinante. «L'unica bella notizia è che non ci sono stati morti o feriti, ma è un disastro, il fiume non c'è più...», commenta ancora il sindaco. Il crollo ha infatti ostruito il Senio, creando una sorta di diga e facendolo già ingrossare nella parte lungo la quale sono presenti anche una decina di case. Per questo motivo il sindaco ha già firmato un'ordinanza di evacuazione delle famiglie che vivono lungo il fiume.
Sul posto i vigili del fuoco, gli uomini del servizio tecnico di bacino. A interessarsi del disastro la prefettura e anche il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, in contatto telefonico col sindaco Iseppi.
Sono circa 130 i ragazzi, dai più piccoli a quelli della prima squadra, che abitualmente frequentavano il centro sportivo.

STRADE FRANATE E SENZA INTERVENTO ANCHE A BRISIGHELLA, NEL 1939 LA FRANA DI “SAN CASSIANO” E “MONTE SPACCATO” A STRADA CASALE. ANALOGIE, CORSI E RICORS


1939 La frana di S.Cassiano


Una colata di fangoscende fino al Lamone
da un racconto di Pino Bartoli La lingua della frana  nel Lamone  La zona di S.Cassiano è un punto debole della valle del Lamone sotto l’aspetto geologico, perché nel versante destro (per chi guarda verso Faenza), ci sono dei forti spessori di terra che tendono a franare scendendo fino al Lamone in caso di piogge prolungate. Qui le frane sono state tante e quelle più consistenti in epoca storica si verificarono nel 1690 e nel 1939.
Ecco il ricordo del maestro Pino Bartoli sulla frana di S.Cassiano del 1939:
“Una pioggia di notevole intensità cadeva da oltre un mese sulle nostre colline. I contadini non erano tanto preoccupati dal pericolo frane, ma piuttosto temevano che il vecchio detto “maggio ortolano, molta paglia e poco grano” si manifestasse nella sua realtà negativa (…) Ma il giorno 29 maggio, nelle prime ore pomeridiane, la terra “ubriacata” da tutta quell’ acqua bevuta, si ribellò alla prepotenza di Giove pluvio.
Un boato spaventoso in poco tempo fece accorrere tutti i sancassianesi – c’ero anch’io fra questi – lungo la strada prospiciente le colline che si ergono sopra la sponda destra del fiume Lamone. Una frana enorme stava trascinando a valle, per una larghezza di circa 400 metri, una massa imponente di terra e le case dei poderi abbarbicati da anni e anni su quelle pareti collinose incominciarono ad oscillare.   


Si lavora per riattivare la ferrovia
La Paventa, la Tesa, Tramonto, Tramonto nuovo, la Canova e la Sganga stavano per essere distrutte, inghiottite dalla frana che lentamente scivolava verso il Lamone e la linea ferroviaria Faenza – Firenze (…). La frana si muoveva piano piano, ma inesorabilmente, e in tutti noi subentrò il terrore che andasse a ostruire il corso del Lamone in piena. Se ciò si fosse verificato in poco tempo i poderi Casaccia, Camminata, Camminatella, la centrale elettrica, la stazione e diversi caselli delle Ferrovie dello Stato, posti a poca distanza dal greto del fiume sarebbero stati sommersi. Miracolosamente il “varo” di quella mostruosa nave di terra si fermò sulla sponda del Lamone: però un lungo tratto della linea ferroviaria venne sepolto e occorsero mesi e mesi di lavoro per ripristinare la ferrovia tosco romagnola. Il contadino della Canova, Bandini Giuseppe detto Fafina venne trascinato a valle aggrappato a una quercia, rimanendo illeso ma in preda a uno choc che lo rese frastornato per settimane. La sua spaventosa vicenda venne immortalata nella prima pagina a colori della Domenica del Corriere dal famoso disegnatore Beltrame.


 Fafina travolto dalla frana (dalla Domenica del Corriere)

Il giorno si scioglieva in un penoso dilapidare d'indachi e verde grigio. La pioggia era cessata e una nebbiolina lieve adagiava il manto della sua bambagia sugli uomini e sulle cose. La luce del meriggio sfioriva come un lento morire e il tenero filo s'avvolgeva attorno ai rami spogli e su saponate facce di galestro. Poi venne il buio. Il silenzio greve della notte, rotto solo dai muggiti delle bestie impaurite ed affamate, scese sulla natura e sugli uomini sconvolti, mentre sull'orlo della frana gli alberi divelti sembravano portici contorti


Vecchi contadini anneriti accennavano segni di croce sulle ossa di spalle piegate e sul vuoto di pipe spente Sulla nudità della terra offesa e su massi come falde di fuoco domani, una lenza leggera di seta pescherà la fiammata dell'alba.
L'aspetto attuale della zona della frana E la prima alba vide infatti toppe di un grano immaturo, rimaste miracolosamente in superficie, splendere sulla terra stravolta con il colore verde della speranza. E allora pensai che "domani" sarebbe stato di nuovo bello rotolarsi su prati caldi come un sorriso perché, come ci dice D'Annunzio:
... il sol di maggio ride alla rotta nube.

Bibliografia  AA.VV  Il rischio di frana nelle valli faentine Lions club Faenza
NOTA: Giuseppe “Pino” Bartoli, (Brisighella 1920 - 2004) partigiano della formazione “Silvio Corbari”, a Brisighella è stato sindaco e Presidente della Comunità Montana. Poeta in lingua e vernacolo nonché prosatore, si è affermato in molti concorsi letterari. Cavaliere della Comunità Poetica Europea ha conseguito per due volte l’Oscar di Letteratura “Romagna”.




mercoledì 25 febbraio 2015

CAVIRO A FAENZA: PRO MEMORIA PER LE ELEZIONI COMUNALI


 Un pressing di quattro puntate (21,22,23,24 Gennaio 2015) è stato necessario al Resto del Carlino per la pubblicazione di una puntuale e approfondita inchiesta riguardo un ulteriore aumento di incenerimento di rifiuti dell’85% alla Centrale Elettrica della <distilleria Caviro”: un po’ di energia che già produce abbondantemente per sé, e sopratutto il più per far soldi fingendo di non conoscere i certi e gravi rischi per la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente dovuti alla ricaduta, per almeno un raggio di 5 KM, cioè ben oltre il perimetro dell’ abitato periferico, delle emissioni di polveri sottili e ultrasottili, (pure diossina e mercurio) generate da rifiuti di ogni genere bruciati, senza prescindere dagli scarichi di 40.000 camion di immondizie all’anno provenienti fin dal Lazio.  
   Questi i primi indeterminati riscontri :
- (27/1).- Il Sindaco: “non abbiamo mai visionato o condiviso questo documento.”
- (30/1) Comune di Faenza: “…è ovviamente a conoscenza dell’avvio della procedura  presentato alla Provincia da Enomondo (nuova società al 50% di Hera e Caviro che prende il posto di “Energica” (prima società al 50% ognuno di Hera e Caviro già nel 2003),  sciolta per intervento del Sindaco Casadio in prossimità delle elezioni comunali (2010) per placare i cittadini infuriati, ma che non evitò il primo raddoppio dell’impianto per produrre Energia.
   Nel 2003 unna lettera del Sindaco Casadio, ora presidente della Provincia, dichiarava:“..una più condivisa attenzione alle componenti ambientali, indispensabili per una corretta ed equilibrata trasformazione del territorio”, e il Presidente Secondo Ricci nel  2009: “E’ giusto che ci siano dei timori dopo anni di lavoro alle porte della Città”.
    Coerente a queste premesse l’Amm. Comunale, invece di esaminare e approvare le richieste della Caviro per la centrale elettrica, dovrebbe verificare i quattro impianti già sul territorio, limitare la produzione di Energia solo al loro fabbisogno per vigilare sulla qualità del suolo e dell’aria sulla Città, in primis a tutela della salute dei cittadini.     Lettera Firmata                               Voci Romagnole

RESPONSABILITA’ CIVILE, LE TOGHE ORA PAGHERANNO PER I PROPRI ERRORI


Con il "sì" definitivo della Camera, il disegno diventa legge. Ecco i punti principali
Il testo è stato approvato, definitivamente. Con 265 sì, 51 no e 63 astensioni la responsabilità civile per i magistrati ha superato l'ultimo ostacolo, il voto della Camera, ed è legge.
Un sì definitivo, quello arrivato dai deputati, che permetterà a chi ha subito un danno dalla giustizia di chiedere i danni allo Stato, che avrà dunque l'obbligo di rivalersi sul magistrato.
Tra i punti principali del provvedimento c'è la responsabilità indiretta, per cui lo Stato dovrà risarcire direttamente i danni della malagiustizia e sono in un secondo momento potrà rifarsi. Diventerà obbligatoria l'azione "di rivalsa" dello Stato e il risarcimento al magistrato dovrà essere chiesto entro due anni dalla condanna.
Non ci saranno più controlli preliminari sull'ammissibilità della domanda di risarcimento contro lo Stato. Cancellata dunque la funzione di filtro che oggi è del tribunale distrettuale.
Le ipotesi di colpa grave saranno ridefinite e scatteranno non soltanto per l'affermazione di un fatto inesistente o la negazione di uno esistente, ma pure per violazione manifesta della legge e del diritto comunitario e travisamento del fatto o delle prove.
La portata della clausola di salvaguardia sarà rivista. Il magistrato non sarà chiamato a rispondere dell'attività di interpretazione della legge e valutazione di fatto e prove, ma si escludono i casi di dolo, colpa grave e violazione manifesta della legge e del diritto della Ue.

CARABINIERE CONDANNATO A RISARCIRE LADRO TUNISINO. CAPITE LO “SCAZZAMENTO” DELLE FORZE DELL’ORDINE

Carabiniere arresta in flagranza di reato un tunisino che stava rubando dentro un’azienda, ma viene accusato dal ladro di lesioni. Finisce così a giudizio e viene condannato a 6 mesi di reclusione (pena sospesa) nonché al risarcimento danni per 7500 euro e alla rifusione delle spese, 1750 euro più Iva, con pagamento in favore della parte civile di una provvisionale di 3500 euro.
AL MOMENTO del fotosegnalamento, l’arrestato accusa un malore e viene accompagnato al Pronto Soccorso dove dichiara di lamentare dolori al collo e ad un fianco: racconta che a cagionare tutto ciò erano state le botte subite durante il fermo. Dopo le visite mediche, viene dimesso con una diagnosi di «trauma cranico non commotivo, ematoma al collo, contusioni multiple e micro frattura di una costola».
Il carabiniere va così a giudizio per il reato di lesioni personali con l’aggravante di cui all’articolo 61 del codice penale numero 9, aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o di pubblico servizio. Poi la condanna.

RENZI ACQUISTA (ZITTO ZITTO) ALTRI 90 JET. FORSE DEVE ANDARE A SCIARE CON 89 AMICI. L’AVESSE FATTO BERLUSCONI, COSA SAREBBE SUCCESSO!!!


PD E CARITAS E COOP VARIE DICHIARANO GUERRA ALLA MARINA EGIZIANA

 IL CAIRO – ”Navi da guerra della Marina egiziana sono al largo delle coste libiche per impedire qualsiasi tentativo di far arrivare armi ai jihadisti in Libia”: lo ha riferito all’ANSA il portavoce delle operazioni dell’esercito libico, Mohamed el Hagazi.
- E’ in atto da poche ore il blocco navale della Marina Militare egiziana, e questo è certamente il segnale più forte dei preparativi di invasione dell’esercito egiziano in Libia.
Alla frontiera sono ammassate divisioni corazzate e brigate d’assalto, oggi il Presidente egiziano Al Sisi s’è recato personalmente sulla linea di fuoco per un vertice di generali.
PD e Caritas e coop varie dichiarano guerra alla Marina egiziana.
Come faranno a trovare un altro business da 80 miliardi l’anno facendo la figura dei buonisti agli occhi dei co…oni che credono di poter ospitare tutta l’Africa.

martedì 24 febbraio 2015

IL DITTATORELLO CRESCE NEI SONDAGGI? E' IL FATALISMO DI CHI NON VEDE ALTERNATIVE. DIAMOGLIELE. IL 9 MARZO, IL PRIMO GIORNO DI PIENA LIBERTA' DI BERLUSOCNI, E' VICINO

Come si spiega allora che Renzi sia, secondo le rilevazioni di Pagnoncelli per il Corriere, in risalita nei sondaggiI dittatori di fatto generano uno strano rapporto, quello tra vittima e carnefice. Subentra una specie di fatalismo, un consenso mesto perché non si scorge alternativa realistica. Non può esserla quella di Grillo, il cui corteo di adepti somiglia all'ora di ricreazione in un manicomio, non lo è neppure il lepenismo di Salvini, la cui testa è utilitaristicamente immersa nella propria pancia.

Forza Italia? C'è un bel lavoro da fare, una lunga marcia. La liberazione di Berlusconi consentirà una ripresa di vigore e di energia di sicuro. Avremmo guadagnato tempo e diffuso un messaggio positivo immediato se dopo aver risposto – su invito del medesimo Berlusconi – alla prepotenza solitaria di Renzi uscendo dall'Aula, svincolandoci così da un Patto infranto ma ancora vischioso per troppi, non si fosse derubricata una scelta chiara e distinta a mossa esagerata. Un bel modo di confondere la gente. Di insinuare dubbi. Di dare spazio oltretutto a manifestazioni divisorie invece che arricchenti. Non vediamo l'ora che arrivi il 9 marzo. Berlusconi libero e forte. Chi lo sottovaluta o lo ritiene spaventato da colpi sotto la cintura giudiziaria, non lo conosce. “Il Mattinale” è nato pronto per ricominciare, abbiamo il magazzino pieno di idee, e il nostro forno produce roba fragrante per un'alternativa che spezzi la solitudine dell'Italia e degli italiani.

FITTO


«Non sono accettabili lezioni su come vincere da chi in questi anni ha perso tutto quel che si poteva perdere. Regione, capoluogo... E in una terra tendenzialmente di centro-destra» tuona Giovanni Toti. Mentre il coordinatore dei club Forza Silvio, Marcello Fiori, invita «chi finora ha vissuto sfruttando la politica a fare un regalo alla politica e agli italiani: torni alla propria vita privata o, se ce l’ha, professionale. Il tempo è scaduto». Tra i più duri anche Luigi Vitali, la cui nomina a commissario di Forza Italia in Puglia ha causato una vera e propria ribellione tra i fittiani: «Ho saputo che Fitto ha proiettato il video di Merkel e Sarkozy che deridevano Berlusconi. È stata una scelta sgradevole, offensiva, inopportuna». Lo stesso Vitali aveva inviato un sms ai vari esponenti locali invitandoli a non partecipare alla manifestazione fittiana, pena la mancata ricandidatura alle prossime Regionali. Una minaccia che ha sortito qualche effetto. Dei 17 consiglieri regionali di Forza Italia, infatti, ieri ne mancavano all’appello 7-8.

sabato 21 febbraio 2015

JOBS ACT: IL GOVERNO RENZI STRAVOLGE LA LEGGE BIAGI

Forza Italia contrasterà questo progetto. Nella maggioranza qualcuno si svegli e stia dalla nostra parte. Prima di valutare taluni singoli aspetti dei provvedimenti di attuazione delle deleghe contenute nel Jobs Act (rispetto ai quali sono prevedibili anche significative ‘marce indietro’ per accontentare la sinistra dem nel nuovo clima scaturito dall’elezione del Capo dello Stato) non convince il disegno di politica del diritto, prima ancora che del lavoro, che emerge in modo sempre più evidente.
Il si appresta a stravolgere la , non tanto e non governo Renzi legge Biagi solo, per il proposito di manomettere o addirittura abrogare forme contrattuali (già ampiamente rivisitate dalla legge Fornero) che rispondono a precise esigenze delle imprese e dei lavoratori, quanto piuttosto per l’architettura complessiva degli interventi. Marco Biagi non pensava affatto di introdurre, nella legge a lui intestata, tipologie flessibili in entrata, allo scopo di consentire ai datori di aggirare, in uscita, le forche caudine della reintegra da parte del giudice. riteneva, giustamente, che la frammentazione esistente nella realtà del Biagi mercato del lavoro potesse essere affrontata in modo adeguato e pertinente – nell’interesse delle imprese e dei lavoratori – solo attraverso la previsione di una gamma di contratti specifici, mirati a regolare le diversità delle condizioni lavorative, anziché imporre, per via legislativa, una sorta di reductio ad unum nell’ambito di un contratto a tempo indeterminato, sia pure meno oppressivo e poliziesco per quanto riguarda la tutela del licenziamento.
Non è un caso che, in occasione della prima lettura del Senato, nell’emendamento dei partiti centristi a firma di , Pietro Ichino campeggiassero le parole ‘senza alterazione dell’attuale articolazione delle tipologie dei contratti di lavoro’. Per , la riunificazione del mercato del lavoro non avrebbe mai Biagipotuto trovare posto, in modo forzato, in un contratto a tempo indeterminato ancorché caratterizzato da tutele meno ossessive sul versante del recesso. La via indicata dal professore bolognese, di cui tra un mese ricorderemo tutti l’assassinio, poggiava sull’obiettivo di politiche di protezione sociale e di welfare tendenzialmente uniformi per tutte le tipologie di lavoro ‘economicamente subordinato’. Il governo Renzi ribadisce invece la linea dell’unificazione forzata all’interno del sarchiapone del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (drogando il mercato del lavoro con robusti incentivi all’assunzione), mentre adotta misure sperimentali, prive della necessaria copertura finanziaria, incerte per quanto riguarda la continuità di erogazione, ancora divisive e sostanzialmente ripetitive delle modeste tutele già esistenti da anni, per quanto riguarda i nuovi ammortizzatori sociali che cambiano solo nome ma non sostanza.  Forza Italia contrasterà questo progetto. E si augura che, all’interno della Forza Italia maggioranza, le forze politiche che condivisero il disegno riformatore di Marco Biagi si accorgano della trappola ed evitino di prender parte ad un progetto alternativo alla legge che porta il suo nome.

SEPOLCRI IMBIANCATI

Indipendenti di sinistra ma soprattutto dal fisco, molto rossi ma preferiscono il nero. I casi paralleli dei presunti innocenti Gino Paoli e Corrado Augias. Falso in bilancio per le Feste dell'Unità? E la famosa casa in nero di Ezio Mauro’

ROMANI-BRUNETTA, NOI CON BERLUSCONI, SBAGLIA CHI SI SFILA

-"Le nostre posizioni sul Patto del Nazareno, seppur diverse, hanno contribuito alla linea politica e alla sintesi, come sempre decisiva e unitaria, del presidente Berlusconi". Lo sottolineano i capigruppo di Fi di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani che aggiungo: "Sbaglia, piuttosto, chi si sfila da questo dibattito aperto".

IL FILM SULL’ECCIDIO DI CODEVIGO BELLUCO E STELLA AL MARIANI DI RAVENNA

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=ReIaidGl5JI#t=1


CONFARTIGIANATO PREMIA LE IMPRESE “FEDELI PER 50 ANNI”: QUELLE DI BRISIGHELLA

Ravenna Teatro Alighieri un gruppo di premiati: Spada Rosa (50 anni) e Tiziano Samorè Segretario provinciale

Ieri sera, 19 febbraio, al Teatro Alighieri di Ravenna la Confartigianato ha premiato le aziende che  state ‘fedeli’ all’Associazione per oltre 30 e 50 anni, dedicando loro un modesto attestato. Sono già oltre 700 le imprese inserite in questo ‘virtuale’ Albo d’Oro nel corso degli anni, e da quest’anno viene aperto un nuovo capitolo premiando anche un primo gruppo di aziende associate a Confartigianato da oltre 50 anni. " 30 e 50 anni sono un lasso di tempo davvero importante, soprattutto nella vita delle aziende eppure, nonostante le profonde modificazioni della società e le difficoltà incontrate, questo rapporto di profonda fiducia e rispetto con le migliaia di imprenditori aderenti non si è mai usurato:. Le aziende del comune di Brisighella che hanno ricevuto l’attestato:
Assirelli Luigi Marzeno (Brisighella) Barbiere 1961
Cat Carpenteria Metallica S.r.l. Fognano (Brisighella) Fabbri 1959
Ceroni Alfredo S. Martino (Brisighella) Meccanico 1957
Ce'roni Arreda di Ceroni Silvana Brisighella Mobilificio 1957
Falegnameria il Trucciolo di Domenicali Roberto e Bubani Ivo S.n.c. Brisighella Falegnameria 1957
Molino Naldoni S.r.l. Brisighella Mulino 1957
Spada Rosa Brisighella Estetista 1965
Termoidraulica Spada S.n.c. di Spada Gianfranco e Spada Gianluca Brisighella Impianti Idraulici 1965

RENZI SCUOLE BELLE: FINANZIA LA TINTEGGIATURA, I GIUSTI DUBBI DEL VICE SINDACO…….


venerdì 20 febbraio 2015

MILLE PROROGHE, IL GOVERNO SALA LAZIO E VENEZIA: CLIENTELISMO ELETTORALE DI RENZI

Avevano sfondato i paletti fissati dal Patto di Stabilità. Rischiavano sanzioni e penalizzazioni. Hanno invece spuntato una deroga. Con due norme ad hoc. Che provocano polemiche. Per gli aiuti molto interessati. Nei palazzi parlamentari non si parla d’altro. E si grida allo scandalo per gli aiuti di stampo locale,  elettorale e clientelare. Una Regione e un comune sforano il patto di Stabilità? Ovvero spendono più di quanto gli è consentito? Vengono puniti con sanzioni e meno soldi. O almeno dovrebbero. Perché alcuni enti locali al governo non sembrano uguali agli altri, tanto da meritare un “aiutino”. E’ il caso della Regione Lazio (guidata da un governatore del Pd) e del comune di Venezia (dove a breve si voterà per il nuovo sindaco), che hanno spuntato una deroga sulle sanzioni. Con due norme ad hoc (o quasi) contenute nel decreto Milleproroghe. Di cosa si tratta esattamente? La prima, la norma “salva Lazio” prevede che le Regioni che nel 2014 hanno sforato il patto di stabilità interno, ma lo hanno fatto per il 50% pagando dei debiti pregressi, possono applicare la contrattazione integrativa, assumere a tempo indeterminato con immissioni in ruolo, accendere mutui per opere in fase di realizzazione e avere meno sanzioni. E qual è pressoché l’unica Regione in Italia ad avere il requisito necessario? Quella guidata dall’amico Nicola Zingaretti, per l’appunto. Che, in virtù di questa norma inserita di notte da governo e relatori (ma con la contrarietà di uno di loro, Francesco Paolo Sisto di Forza Italia), non dovrà pagare parte delle sanzioni previste per legge (ma solo per il 2% di entrate tributarie e per accensione di prestiti), potrà “destinare risorse aggiuntive alla contrattazione integrativa nei limiti stabiliti dalla contrattazione nazionale” e potrà “procedere ad assunzioni a tempo indeterminato” per immettere in ruolo i vincitori di concorsi pubblici che ancora aspettano un posto.

MOSTRA DI IVO SASSI A FAENZA GALLERIA RONCHINI

Il video dell’inaugurazione l’intervento del maestro Ivo Sassi




giovedì 19 febbraio 2015

BUCCI: “FAMIGLIE E GIOVANI PER IL FILM SU CODEVIGO. MARIANI UN LUOGO APERTO

Il titolare della sala dove sarà proiettato per la prima volta in città

la pellicola sulla strage: «La controserata dell'Anpi crea tensioni»

L'attore faentino Claudio Casadio in un'immagine di L'uomo che verrà
«Proiettare un film, tra l’altro molto bello con un importante attore locale, sulla strage di Marzabotto in contrapposizione con quello sull'eccidio di Codevigo, è un modo per creare delle tensioni». Dopo l’annuncio (vedi correlato) da parte dell'associazione culturale Ravenna Cinema di una serata antifascista – con la visione di L'uomo che verrà in contrapposizione alla proiezione del film Il segreto d’Italia – interviene Maurizio Bucci, titolare del Mariani Lifestyle dove si svolgerà l'evento dedicato alla pellicola che ricostruisce la strage compiuta dai partigiani nel 1945 in provincia di Padova.
Bucci è anche consigliere comunale nelle file di Forza Italia e da lui è partito il suggerimento ai gestori della sala in via Ponte Marino per la proiezione: «Il Mariani è un contenitore del centro storico dove oltre alla buona cucina c’è spazio per le idee e per il confronto. Sono stati proiettati in quella sala anche il film sul Papa, sui pellegrinaggi a Medjougurie, su Berlinguer di Walter Veltroni». L'imprenditore e politico si dice quindi sorpreso dall’iniziativa della contrapposizione di proiezioni: «Più volte si parla di avere un 25 aprile condiviso e poi noto invece che da una certa parte politica ogni occasione è buona per creare un distinguo. Il fatto di proiettare un film tra l’altro molto bello con un importante attore locale sulla strage di Marzabotto in contrapposizione, quindi, con il film di Belluco, è forse un modo per creare delle tensioni e non accettare un’analisi critica e comunque democratica su avvenimenti storici di quel periodo». E ribadisce: «Non certo per ragioni ideologiche il Mariani Lifestyle ha ritenuto insieme a “Cinema in centro” opportuna la scelta di proiettare il film Il segreto d’Italia indipendentemente dai contenuti e dalla storia che rievocherà fatti e personaggi della nostra città».
Al momento sono molte le prenotazioni sia per la prima visione delle 20.30 (al completo) sia per quelle delle 22.30 per cui restano pochi posti: «Sono soddisfatto della risposta avuta in quanto gran parte delle prenotazioni sono venute da giovani studenti, famiglie e di tanti ravennati curiosi per una pellicola che in città non si era mai vista».

LIBIA: MEMORIA CORTA DELLA SINISTRA

Vediamo le dichiarazioni di Napolitano. Intervistato dal quotidiano ‘Il Manifesto’ per chiedere spiegazioni su quanto ciò fosse compatibile con l’articolo 11 della costituzione italiana, che vieta la guerra contro altri popoli, Napolitano ha detto che “l’articolo 11 della Costituzione deve essere letto e correttamente interpretato nel suo insieme. Partecipando alle operazioni contro la Libia sulla base della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, l’Italia non conduce una guerra, né per offendere la dignità di altri popoli, né per risolvere controversie internazionali”. In un’intervista rilasciata a ‘La Stampa’ lo scorso 12 luglio il Presidente Napolitano interrogato sulla crisi libica ha dichiarato: “La verità è che la comunità internazionale, dal dopo 11 settembre 2001, non è riuscita ad affrontare e ad avviare a soluzione con mezzi politico-diplomatici nessuna crisi”. Infatti. Si optò per una risoluzione armata del focolaio libico invece che puntare su “mezzi politico-diplomatici”, ostacolando l’allora Presidente Berlusconi e sostenendo il Presidente francese Sarkozy con queste parole: “Tutti siamo preoccupati per quello che succede in Libia dove ci sono repressioni forsennate e violente rivolte contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi”. A suo dire l’ulteriore impegno nella regione costituiva il “naturale sviluppo della scelta dell’Italia compiuta a marzo”.
Non soloIl più forte sostegno alla guerra in Libia venne dall’allora opposizione di centro-sinistra. Il Pd sostenne con entusiasmo la guerra della Nato contro la Libia. Il 23 marzo e il 4 maggio il Pd si è pronunciato molto favorevolmente in Parlamento agli attacchi della NATO. Durante la seduta del 4 maggio, il leader del Pd Pier Luigi Bersani propose una mozione che obbligava il governo a “continuare nell’adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili”, a seguito al testo della risoluzione Onu che diede il via libera alla guerra. Bersani affermò: “vogliamo capire anche se la maggioranza è in grado di garantire gli impegni presi”. La sua mozione fu portata a termine con una larga maggioranza, con l’astensione della coalizione di governo. Non solo. La migliore resta questa dichiarazione: “Berlusconi ha ripetuto per anni: ‘amico Putin, amico Gheddafi’, ma a cosa ci hanno portato le sue relazioni speciali? Ad essere il tappetino delle autocrazie, se non vere e proprie dittature”. Parole che si commentano da sole.

VERGOGNA ITALIANA


I SOLITI CHE BLOCCANO TUTTO, POVERA ITALIA


SINISTRA DI RAVENNA CHE FIGURA…….

Gianni Bessi, ex vicepresidente della Provincia ora consigliere regionale alle prese con “Le Iene“

L'incompetenza e le gaffe della classe dirigente del “Partitone“ ravennate secondo il giornalista di Servizio Pubblico di Andrea Casadio

Beh, complimenti. Per la seconda volta in poco tempo un amministratore ravennate è comparso sui media nazionali e per la seconda volta non è che proprio ci abbia fatto una bella figura. Qualche settimana fa, un titubante Fabrizio Matteucci aveva cercato di giustificare al giornalista di “Report“ la nomina di Danilo Manfredi nel Cda di Hera: «Beh, in effetti il curriculum è un po’ scarno…»
La scorsa settimana, è stato il turno dell’ex Vicepresidente della Provincia Gianni Bessi, nel frattempo promosso al Consiglio Regionale. L’inviata delle “Iene“ voleva porgli qualche domanda sulla faccenda dei daini da accoppare nella pineta di Classe, e lui: a) prima è sgattaiolato dal retro, suscitando i commenti ironici di una sua segretaria: «Ma anche lui che codardo è? Ma parla con la stampa, ormai sei stato eletto!. Dimmi tu se si può uscire da retro...», un chiaro sintomo di quanto il Bessi sia stimato nel palazzo della Provincia; b) poi a sera, ha affrontato il microfono spavaldo, riuscendo però a pronunciare una serie di «comunque, però, non so… ». Senta, lei sa che ci sono le Iene, è un programma stravisto, avrà un bel risalto, ed è una vicenda che segue da tempo: beh, allora studi, si prepari, si faccia fare un bignamino da un segretario sulla cacciagione e la biologia del daino. Invece, niente. Farfuglia qualcosa tipo: «La decisione è stata presa all’unanimità» (tradotto, mica è mia la colpa), poi: «Adesso l’intervista è finita», e non dà una risposta che una.
Se voleva zittirla, la giornalista, poteva difendere la sua scelta, motivandola. Invece niente. Io non entro nel merito della questione, potete avere anche preso la decisione giusta, sui daini, ma chiaritela, per bacco! Invece no, non spiegate un accidente, come se non fosse affar vostro, come se l’opinione del

mercoledì 18 febbraio 2015


BERLUSCONI: SU LIBIA RESPONSABILI MA L’ATTACCO AL RAIS FU UN ERRORE


Berlusconi conferma l'appoggio al governo ma solo sulla politica estera: non siamo come la sinistra.
Roma«Opposizione responsabile; come del resto siamo sempre stati». Berlusconi, che dedica il tradizionale lunedì alla famiglia, conferma che in politica estera l'appoggio al governo non è in discussione.  «Non siamo mica come la sinistra che quando eravamo noi al governo non esitava a mettere i bastoni tra le ruote anche quando c'era di mezzo la Patria». Il Cavaliere conferma che quando c'è in ballo una crisi internazionale Forza Italia antepone e anteporrà sempre i superiori interessi nazionali. «Non dobbiamo far mancare il nostro supporto in politica estera», dice l'ex premier anche se - a tutt'oggi - non è chiara la linea di palazzo Chigi. Anzi, nelle ultime ore il governo è apparso un po' ondivago e alle parole molto determinate dei ministri di Difesa ed Estera, il premier Renzi è parso tirare molto il freno a mano rispetto all'eventualità di un intervento diretto in Libia. Il Cavaliere spera però che Renzi vada in Parlamento al più presto per coinvolgere tutte le forze politiche: «In quel caso saremo pronti a fare la nostra parte, anche se dovessi prendere decisioni gravi». E quella più grave, l'extrema ratio, sarebbe un intervento in Libia. Cosa che Berlusconi non si augura certo ma che non esclude a priori. Si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Comunque avevo ragione io a dire che l'intervento armato del 2011 sarebbe stato controproducente. I fatti mi danno ragione». Amara consolazione”.

CONCESSIONE TEMPORANEA DELL’ IMMOBILE ED ANNESSI DENOMINATO “RIFUGIO CARNÈ”, SITO IN COMUNE DI BRISIGHELLA (RA), IN VIA RONTANA N. 42, APPARTENENTE AL PATRIMONIO INDISPONIBILE DELLA PROVINCIA DI RAVENNA, DEL COMUNE DI BRISIGHELLA E DELCOMUNE DI FAENZA AFFIDATO IN COMODATO GRATUITO ALL’ENTE DI GESTIONE PER I PARCHI E LA BIODIVERSITÀ - ROMAGNA.


IMMAGINATE CHI VINCERA’!!!
Uscito il 15 gennaio 2015 il tempo per preparare i documenti necessari non è molto infatti il bando scadrà alle 12,00 del 16 febbraio 2015 . E' stato aperto il bando per candidati che desiderano diventare i Gestori del Rifugio Ca' Carnè all'interno del Parco Regionale della Vena del Gesso a Brisighella.

AVETE SENTITO IL TERREMOTO??? SCOSSA MOLTO FORTE, EPICENTRO SOPRA A PALAZZUOLO


Avete probabilmente sentito il terremoto stasera dato che una forte scossa di magnitudo 3.9, seguita da uno sciame di due repliche di 2.1 e 2.3, è stata registrata stasera alle 20,42 sull'Appennino tosco-emiliano. Il sisma è stato avvertito chiaramente in tutta la valle del Senio del Lamone (Brisighella) fino a Faenza. Epicentro, secondo i dati Ingv, vicino a Firenzuola a 7,2 km di profondità. Interessati da vicino i comuni di Castel Del Rio, Palazzuolo sul Senio. Poi una replica di magnitudo 2.1 registrata alle 20,54, con epicentro Castel Del Rio ed una terza scossa alle 21,01 di magnitudo 2.3 con epicentro sempre in zona. Per il momento non si hanno notizie di danni a persone e nemmeno a cose.
Data aaaa/mm/gg
Ora italiana
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Magnitudo
Distretto sismico
Vedi Mappa
2015-02-17
21:51:54
44.2127
11.4178
7.7 km
2.4
2015-02-17
21:47:01
44.1847
11.42
11.1 km
2
2015-02-17
21:36:49
44.1835
11.4338
8.7 km
2.4
2015-02-17
21:01:07
44.1928
11.4043
10.1 km
2.3
2015-02-17
20:54:00
44.1973
11.4348
15.6 km
2.1
2015-02-17
20:42:53
44.1673
11.4068
7.2 km
3.9
2015-02-17
19:14:14
44.1897
11.4175
8.4 km
2.6