Caro Vincenzo,
oggi ho proposto ai gruppi
parlamentari questa riflessione. La convidivido con te e con tutti gli
amici di forzsilvio,it
Ci troviamo qui oggi per sancire insieme un cambio di linea. Diciamo subito che
non siamo stati noi a voler abbandonare un percorso, quello delle riforme
condivise.
E' stato il Partito Democratico a cambiare le carte in tavola e noi non possiamo far altro che prenderne atto, con rammarico. Avevamo creduto in un profondo cambiamento dei rapporti politici in questo Paese, di cui le riforme erano solo un aspetto, importante, ma non unico.
E' stato il Partito Democratico a cambiare le carte in tavola e noi non possiamo far altro che prenderne atto, con rammarico. Avevamo creduto in un profondo cambiamento dei rapporti politici in questo Paese, di cui le riforme erano solo un aspetto, importante, ma non unico.
La proposta del nuovo
Segretario del Pd, Renzi, di un dialogo ampio sulle istituzioni poteva essere
la strada per uscire da quella guerra civile strisciante che ha avvelenato
l'Italia negli ultimi venti anni. Avevamo condiviso le parole di Renzi, quel
ragionamento teso a costruire un bipolarismo, anzi, un bipartitismo maturo.
Quel ragionamento suonava così:
il Governo, in una democrazia bipolare, è affare di chi vince le elezioni, che
deve essere messo in grado di decidere e di rispondere delle proprie scelte
davanti agli elettori, senza scarichi di responsabilità.
Le istituzioni sono invece
patrimonio di tutti i cittadini, sono patrimonio di tutte le forze politiche
che li rappresentano. Nessuno può considerarle cosa propria, da cambiare o
utilizzare per pure finalità o vantaggi di parte. All'interno di questo
ragionamento avevamo avviato un percorso di collaborazione per cambiare lo
Stato, garantire al Paese una legge elettorale efficace, scegliere insieme gli
elementi di garanzia del sistema, come il Presidente della Repubblica.
Non tutto in questo percorso ci
convinceva, ma il progetto complessivo che poteva portare alla nascita della
nostra Terza Repubblica su basi diverse dalla Seconda, era tale e di tale
importanza, da farci accettare anche alcune forzature dei nostri compagni di
viaggio e alcuni sacrifici, anche dolorosi.
Purtroppo il Partito Democratico ha voluto interrompere questo percorso, e lo ha fatto mostrando il suo vero volto, dimostrando la propria incapacità di cambiare confermando di considerare lo Stato e le istituzioni come cosa propria e non patrimonio di tutti, un patrimonio da usare a proprio esclusivo vantaggio.
Purtroppo il Partito Democratico ha voluto interrompere questo percorso, e lo ha fatto mostrando il suo vero volto, dimostrando la propria incapacità di cambiare confermando di considerare lo Stato e le istituzioni come cosa propria e non patrimonio di tutti, un patrimonio da usare a proprio esclusivo vantaggio.
La scelta non condivisa di una persona degna, come il Presidente Mattarella, fa emergere una serie di fatti che non possiamo oggi non considerare:
1. Il
Partito Democratico, quando gli conviene, non esita a rimangiarsi la parola
data. Questo dimostra che non ha ancora conquistato quella maturità politica,
quel rispetto per l'interlocutore necessari a gestire una riforma
costituzionale importante che aumenta i poteri del Premier e del Governo,
riducendo le garanzie legate al Parlamento, che viene dimezzato, e legate alle
autonomie locali, che vengono gravemente ridimensionate. Molte democrazie
anglosassoni funzionano così, ma lì il rispetto reciproco, tra partiti di
maggioranza e opposizione è antico e consolidato e la moralità del rispetto dei
patti è sacra quanto le regole scritte. Basti pensare che la Gran Bretagna non
ha neppure una costituzione codificata, ma funziona secondo regole non scritte ma
inviolabili.
2. Il metodo scelto dal Pd per eleggere il nuovo Presidente, abbandonando ogni ricerca di condivisione per l'interesse di parte di riunire le anime frastagliate di quel partito ci da' una lampante dimostrazione di come utilizzerebbe il nuovo quadro istituzionale.
3. La scelta di un arbitro condiviso era parte importante dell'applicazione della più profonda riforma costituzionale dal 1948 ad oggi.
2. Il metodo scelto dal Pd per eleggere il nuovo Presidente, abbandonando ogni ricerca di condivisione per l'interesse di parte di riunire le anime frastagliate di quel partito ci da' una lampante dimostrazione di come utilizzerebbe il nuovo quadro istituzionale.
3. La scelta di un arbitro condiviso era parte importante dell'applicazione della più profonda riforma costituzionale dal 1948 ad oggi.
4. Dunque
non siamo noi oggi a sancire la rottura di un percorso, ma prendiamo atto con
profondo rammarico del cambiamento voluto da altri. Continuare sulla stessa
strada sarebbe ottuso e politicamente nefasto, non per noi, ma per gli elettori
moderati che rappresentiamo e per il Paese tutto.
Voglio dire con chiarezza che avevamo creduto, avevo creduto fino in fondo al percorso di dialogo fin qui intrapreso insieme. Troppi danni erano stati procurati al Paese da quella guerra civile strisciante, da quella visione politica che vede l'avversario come un nemico, per non provare fino in fondo a cambiare le cose.
Voglio dire con chiarezza che avevamo creduto, avevo creduto fino in fondo al percorso di dialogo fin qui intrapreso insieme. Troppi danni erano stati procurati al Paese da quella guerra civile strisciante, da quella visione politica che vede l'avversario come un nemico, per non provare fino in fondo a cambiare le cose.
Oggi non è il momento
delle recriminazioni e dei processi sommari. La linea politica seguita fin qui
era la mia linea politica. Meditata, ponderata, valutata, in tutti i suoi
aspetti. So bene quanto ci sia costata, quanto, a volte, sia costata personalmente
a ciascuno di voi.
Vi ringrazio per quanto insieme abbiamo fatto fino ad oggi. E il fatto che il Partito Democratico non sia stato capace di portare fino in fondo questo cammino nulla toglie alla nobiltà del nostro sforzo.
Chi ci ha creduto fino in fondo come me, merita stima e rispetto. Chi ha criticato questo cammino, sottolineandone le debolezze, se lo ha fatto in buona fede, come credo, oggi ha la possibilità di contribuire costruttivamente alla elaborazione di una nuova linea, senza recriminazioni, senza inutili e ingiusti regolamenti di conti, che troppo hanno indebolito Forza Italia. Oggi si apre una fase nuova a cui tutti devono partecipare: chi si sottrae abdica alle proprie responsabilità e alimenta i sospetti di strumentalità della proprie critiche. Mi auguro che ciò davvero non avvenga.
Da ieri i nostri gruppi parlamentari hanno intrapreso una nuova linea. Noi non abbiamo mai fatto un'opposizione distruttiva.
Vi ringrazio per quanto insieme abbiamo fatto fino ad oggi. E il fatto che il Partito Democratico non sia stato capace di portare fino in fondo questo cammino nulla toglie alla nobiltà del nostro sforzo.
Chi ci ha creduto fino in fondo come me, merita stima e rispetto. Chi ha criticato questo cammino, sottolineandone le debolezze, se lo ha fatto in buona fede, come credo, oggi ha la possibilità di contribuire costruttivamente alla elaborazione di una nuova linea, senza recriminazioni, senza inutili e ingiusti regolamenti di conti, che troppo hanno indebolito Forza Italia. Oggi si apre una fase nuova a cui tutti devono partecipare: chi si sottrae abdica alle proprie responsabilità e alimenta i sospetti di strumentalità della proprie critiche. Mi auguro che ciò davvero non avvenga.
Da ieri i nostri gruppi parlamentari hanno intrapreso una nuova linea. Noi non abbiamo mai fatto un'opposizione distruttiva.
Dal 1994 siamo convinti della
necessità di riformare il nostro Paese.
Quindi, al di là delle spacconate talvolta indigeribili del Pd in queste ore, non abbiamo interrotto il nostro lavoro costruttivo. Lo abbiamo già detto, lo ripeto oggi: venuto a cadere quel patto profondo per cambiare insieme l'Italia, continueremo comunque ad appoggiare ciò che delle riforme ci piace e che riteniamo utile per il Paese.
Quindi, al di là delle spacconate talvolta indigeribili del Pd in queste ore, non abbiamo interrotto il nostro lavoro costruttivo. Lo abbiamo già detto, lo ripeto oggi: venuto a cadere quel patto profondo per cambiare insieme l'Italia, continueremo comunque ad appoggiare ciò che delle riforme ci piace e che riteniamo utile per il Paese.
Ma non accetteremo più di
votare per tutte quelle parti che avevamo accettato solo per amore di un
disegno più ampio e più importante. Valuteremo cosa approvare e cosa cercare di
cambiare e alla fine del percorso, valutato come il nostro contributo sarà
stato recepito dalla maggioranza, decideremo come comportarci al voto finale. E
così faremo anche sulla legge elettorale.
Credo sia opportuno anche ricordare a questo Governo tutti i provvedimenti lasciati indietro per approvare queste riforme: è stata una corsa forsennata che ha paralizzato il Parlamento e lasciato indietro molti dei provvedimenti che certamente sono più urgenti per le famiglie e per le imprese: oggi il 25% degli italiani vive con meno di 10 mila euro all’anno, le imprese continuano a chiudere e a delocalizzarsi mentre il decreto sul lavoro e le deleghe fiscali languono nel limbo. I pensionati e gli artigiani non hanno avuto alcun segnale.
Credo sia opportuno anche ricordare a questo Governo tutti i provvedimenti lasciati indietro per approvare queste riforme: è stata una corsa forsennata che ha paralizzato il Parlamento e lasciato indietro molti dei provvedimenti che certamente sono più urgenti per le famiglie e per le imprese: oggi il 25% degli italiani vive con meno di 10 mila euro all’anno, le imprese continuano a chiudere e a delocalizzarsi mentre il decreto sul lavoro e le deleghe fiscali languono nel limbo. I pensionati e gli artigiani non hanno avuto alcun segnale.
Non voglio approfondire i temi
economici oggi, lo faremo presto, ma certamente dobbiamo sforzarci per
riportare l'attività parlamentare su quelle decisioni che questo Governo sembra
incapace di prendere, mentre l'Italia resta in stagnazione e all'orizzonte non
c'è alcuna ripresa.
Oggi dunque torniamo ad esercitare a pieno titolo il nostro ruolo di opposizione a 360 gradi.
Lo faremo senza sconti e senza quella benevolenza che questo Governo ha dimostrato di non meritare. Lo faremo col senso di responsabilità che ci è proprio. Per far questo dobbiamo lavorare in Parlamento, dove chiedo che tutti si impegnino al massimo e con costante presenza ed invito Paolo e Renato a convocare all’inizio di ogni settimana i gruppi parlamentari per decidere insieme la linea da tenere sui singoli provvedimenti e coordinare i relativi interventi. Dobbiamo però anche lavorare sul territorio dove il nostro partito ha bisogno di un nuovo slancio, di una rinascita in vista delle ormai prossime elezioni regionali.
Oggi dunque torniamo ad esercitare a pieno titolo il nostro ruolo di opposizione a 360 gradi.
Lo faremo senza sconti e senza quella benevolenza che questo Governo ha dimostrato di non meritare. Lo faremo col senso di responsabilità che ci è proprio. Per far questo dobbiamo lavorare in Parlamento, dove chiedo che tutti si impegnino al massimo e con costante presenza ed invito Paolo e Renato a convocare all’inizio di ogni settimana i gruppi parlamentari per decidere insieme la linea da tenere sui singoli provvedimenti e coordinare i relativi interventi. Dobbiamo però anche lavorare sul territorio dove il nostro partito ha bisogno di un nuovo slancio, di una rinascita in vista delle ormai prossime elezioni regionali.
A tal proposito vorrei
chiarire, dopo aver letto tante inesattezze, la mia posizione sulle prossime
alleanze alle regionali.
Chi scrive, dice di temere che si
possano consegnare la chiavi del centro destra alla Lega di Salvini non conosce
la nostra storia, la mia storia, e neppure i principi basilari della politica.
La Lega è un nostro importante
alleato. Lo è da venti anni, spero possa esserlo anche oggi. Dobbiamo lavorare
con generosità per ricostruire un centro destra alternativo alla sinistra
perché uniti si vince, divisi si perde. Per farlo dobbiamo trovare una strada
comune con i molti amici che compongono il centro destra e che oggi, talvolta,
sono su posizioni diverse. Nessuno può imporre diktat, ma tutti debbono dare il
proprio contributo. E una coalizione di centro destra non può ruotare che
intorno ad un partito centrale come Forza Italia. Alcune cose oggi ci dividono,
ma sono molte di più quelle che ci uniscono.
Anzi credo che tra le forze di
centro destra vi siano meno divisioni che tra le sole correnti del Pd. Noi
stiamo lavorando con generosità per ottenere quel che gli elettori di centro
destra chiedono e meritano: la vittoria dei moderati e il governo del Paese.
Abbiamo talvolta rinunciato a ciò
che pure ci aspettavamo pur di agevolare questo percorso: abbiamo per esempio
consentito alla Lega di correre con un proprio candidato in Emila. Ma nessuno
può interpretare la nostra generosità costruttiva come una arrendevolezza.
Abbiamo le nostre convinzioni e le difenderemo fino in fondo come difenderemo fino in fondo le nostre radici che si fondano nel popolarismo europeo.
Abbiamo le nostre convinzioni e le difenderemo fino in fondo come difenderemo fino in fondo le nostre radici che si fondano nel popolarismo europeo.
Vogliamo aiutare la Lega a
vincere in Veneto, ma non lo faremo mai a discapito della Campania, tanto per
fare un esempio.
Non accetteremo diktat sugli
alleati, ma come sempre siamo pronti ad ascoltare tutti. Siamo pronti ad
appoggiare i candidati migliori, ma non ci faremo imporre i nomi dei candidati
da nessuno.
E soprattutto pretendiamo che i patti vengano rispettati e che tutti ritirino i propri candidati non condivisi, soprattutto da Regioni dove già c'era un accordo.
E soprattutto pretendiamo che i patti vengano rispettati e che tutti ritirino i propri candidati non condivisi, soprattutto da Regioni dove già c'era un accordo.
Sono convinto che su queste basi
di pari dignità e di obiettivi condivisi, potremo presto tornare a guidare
questo Paese per il bene di tutti.
Dal
9 Marzo sarò in campo anch’io, sono sicuro che sarete tutti in campo con me
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