SI PUO’ MA NON E’ FACILE
di Claudio
Martelli - Mattarella
ha fatto politica con dignità e con merito.
Proprio per questo e per rispetto della storia reale – che è altra cosa
dai panegirici e dalle oleografie – non si può dubitare nemmeno della coerenza
e della serietà, vorrei dire, dell’intensità del suo impegno politico, anche
come uomo di parte e di corrente.
Sergio Mattarella arriva alla politica dall’esperienza del dolore, il
dolore indicibile e instancabile di aver tenuto tra le braccia un fratello,
crivellato, insanguinato, morente. Certo, per educazione ed empatia famigliare
– il padre, Bernardo, avvocato siciliano e ministro della Repubblica, il
fratello maggiore, Piersanti, presidente della Regione Siciliana – la politica
sapeva già cosa fosse, ma, oltre che per passione, aveva scelto di fare il
professore universitario, forse anche per non affollare di famigliari la stessa
scena. Invece, a quarant’anni, la tragedia lo ghermì e lo obbligò. Lo obbligò a
raccogliere l’eredità politica del fratello e a trasformare quel sangue
fraterno in un personale, adulto, battesimo, più forte di una vocazione
naturale.
E
per venticinque anni Sergio Mattarella ha fatto politica come dirigente di
partito, parlamentare, ministro, vicepresidente del consiglio, sempre militando
in quella corrente della sinistra democristiana che nella tempesta del ’92
riportò questa parte di una DC ormai spaccata al Partito Popolare, poi alla
Margherita di Prodi e, infine, al Partito Democratico.
Bisogna che tutto
cambi perché tutto resti uguale”
Nessun commento:
Posta un commento