venerdì 6 febbraio 2015

SERGIO MATTARELLA, DA UOMO DI PARTE A PRESIDENTE IMPARZIALE….

SI PUO’ MA NON E’ FACILE
di  Claudio  Martelli - Mattarella ha fatto politica con dignità e con merito.
Proprio per questo e per rispetto della storia reale – che è altra cosa dai panegirici e dalle oleografie – non si può dubitare nemmeno della coerenza e della serietà, vorrei dire, dell’intensità del suo impegno politico, anche come uomo di parte e di corrente.
Sergio Mattarella arriva alla politica dall’esperienza del dolore, il dolore indicibile e instancabile di aver tenuto tra le braccia un fratello, crivellato, insanguinato, morente. Certo, per educazione ed empatia famigliare – il padre, Bernardo, avvocato siciliano e ministro della Repubblica, il fratello maggiore, Piersanti, presidente della Regione Siciliana – la politica sapeva già cosa fosse, ma, oltre che per passione, aveva scelto di fare il professore universitario, forse anche per non affollare di famigliari la stessa scena. Invece, a quarant’anni, la tragedia lo ghermì e lo obbligò. Lo obbligò a raccogliere l’eredità politica del fratello e a trasformare quel sangue fraterno in un personale, adulto, battesimo, più forte di una vocazione naturale.
E per venticinque anni Sergio Mattarella ha fatto politica come dirigente di partito, parlamentare, ministro, vicepresidente del consiglio, sempre militando in quella corrente della sinistra democristiana che nella tempesta del ’92 riportò questa parte di una DC ormai spaccata al Partito Popolare, poi alla Margherita di Prodi e, infine, al Partito Democratico.

Bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale”

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