Gianni Bessi, ex vicepresidente della Provincia ora consigliere regionale alle prese con “Le Iene“
L'incompetenza e le gaffe della classe dirigente del “Partitone“ ravennate secondo il giornalista di Servizio Pubblico di Andrea Casadio
Beh, complimenti. Per la seconda volta in poco tempo un amministratore ravennate è comparso sui media nazionali e per la seconda volta non è che proprio ci abbia fatto una bella figura. Qualche settimana fa, un titubante Fabrizio Matteucci aveva cercato di giustificare al giornalista di “Report“ la nomina di Danilo Manfredi nel Cda di Hera: «Beh, in effetti il curriculum è un po’ scarno…»
La scorsa settimana, è stato il turno dell’ex Vicepresidente della Provincia Gianni Bessi, nel frattempo promosso al Consiglio Regionale. L’inviata delle “Iene“ voleva porgli qualche domanda sulla faccenda dei daini da accoppare nella pineta di Classe, e lui: a) prima è sgattaiolato dal retro, suscitando i commenti ironici di una sua segretaria: «Ma anche lui che codardo è? Ma parla con la stampa, ormai sei stato eletto!. Dimmi tu se si può uscire da retro...», un chiaro sintomo di quanto il Bessi sia stimato nel palazzo della Provincia; b) poi a sera, ha affrontato il microfono spavaldo, riuscendo però a pronunciare una serie di «comunque, però, non so… ». Senta, lei sa che ci sono le Iene, è un programma stravisto, avrà un bel risalto, ed è una vicenda che segue da tempo: beh, allora studi, si prepari, si faccia fare un bignamino da un segretario sulla cacciagione e la biologia del daino. Invece, niente. Farfuglia qualcosa tipo: «La decisione è stata presa all’unanimità» (tradotto, mica è mia la colpa), poi: «Adesso l’intervista è finita», e non dà una risposta che una.
Se voleva zittirla, la giornalista, poteva difendere la sua scelta, motivandola. Invece niente. Io non entro nel merito della questione, potete avere anche preso la decisione giusta, sui daini, ma chiaritela, per bacco! Invece no, non spiegate un accidente, come se non fosse affar vostro, come se l’opinione del
pubblico non vi interessasse. Tanto, a voi vi eleggono, (e vi promuovono) lo stesso. Vabbè, i daini non saranno una questione di interesse nazionale, ma la competenza e la preparazione si vedono anche da queste questioni. Al che la domanda sorge spontanea: ma come li scelgono, i dirigenti del partitone? E ho una spiegazione. Una volta il partitone Pci aveva una identità: tutti erano comunisti, c’era una ideologia, c’era una linea, e chi meglio la seguiva e la esponeva faceva carriera, dentro al partitone. Tutti, nel partitone, difendevano l’eguaglianza e la giustizia sociale, tutti lottavano per i diritti civili, tutti erano con i lavoratori e contro i padroni.
Adesso, nel partitone Pd, c’è uno (Renzi) che vuole togliere i diritti ai lavoratori e più libero mercato, un altro (tipo Fassina) che vuole meno libero mercato e più diritti ai lavoratori, uno che bisogna adottare le misure di austerity dell’Unione Europea, un altro che le misure della Unione Europea sono la causa della crisi, uno che bisogna dare i diritti civili ai gay, l’altro che niente diritti perché i gay sono malati (lo dice Adinolfi, già deputato Pd), uno che togliamo il falso in bilancio, l’altro che mettiamo il falso in bilancio. Non c’è una linea, una politica condivisa, sulla base della quale scegliere le persone. No, c’è solo un coacervo di interessi e di gruppi di potere, e chi pesa di più conta di più. Prendete il Pd di Ravenna: c’è un po’ di LegaCoop, un pizzico di qualche Fondazione bancaria, uno scampolo di Cmc, una spolverata di Porto, un bagnino in rappresentanza della Lega dei Bagnini, e qualche edile.
Cioè, io da piccolo non mancavo a un Primo Maggio, a uno sciopero, a un’assemblea, a un 25 aprile. Ho letto Marx e persino Tronti. Bessi all’epoca era un esperto di beccaccino e una grande mezzala nel giuoco del pallone. Io non rappresento nessuno. Lui, per ragioni ereditarie, le cooperative bianche. Indovinate chi farà più strada, nel partitone? Il bello, è che tutto questo funziona. Adesso, che non ha una linea politica ma rappresenta tanti interessi, il Partitone è più forte che mai. È proprio strano, in un paese di gente disinteressata come l’Italia
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