domenica 21 agosto 2011

E IO PAGO: REGIONE AI PENSIONATI RAVENNATI 433MILA EURO L’ANNO

SONO DODICI CHE HANNO DIRITTO AL VITALIZIO PER AVER COPERTO L’INCARICO DI ASSESSORE O CONSIGLIERE

Resto del Carlino - ALL’ INIZIO di quest’anno, il consiglio regionale ha abolito all’unanimità i vitalizi per gli ex consiglieri. La misura, fortemente voluta dal presidente dell’assemblea (il ‘rottamatore’ Pd Matteo Richetti), entrerà in vigore dalla prossima legislatura, dato che, naturalmente non può essere retroattiva. Vediamo allora quanto percepiscono ogni mese gli ex consiglieri e assessori provenienti dalla provincia di Ravenna.  Il vitalizio più alto è quello del faentino Pier Antonio Rivola, oggi presidente del Museo internazionale delle ceramiche, ma in passato prima consigliere per la Dc, poi assessore regionale: per lui, 3.656 euro netti. Appena cinque euro in meno (la cifra lorda è uguale, cambia solo la tassazione) per Natalino Guerra, consigliere fin dall’istituzione della Regione, e per tre anni presidente dell’assemblea: per lui la pensione netta da consigliere ammonta a 3.651 euro. SEGUE a ruota Guido Tampieri: consigliere dal 1992 e assessore dal 1993 al 2005 (prima di diventare sottosegretario nel secondo governo Prodi), oggi percepisce 3.157 euro al mese. Continuando a scorrere l’elenco, ecco l’ex assessore al turismo Guido Pasi (Rifondazione Comunista), con 2.277 euro netti. Stessa cifra lorda (2.888 euro) ma aliquota fiscale più alta per Rodolfo Ridolfi, due legislature al suo attivo da consigliere per Forza Italia: il suo vitalizio netto scende a 1.896 euro. A seguire, troviamo Cesare Baccarini con 2.228 euro, Elsa Signorino (oggi presidente della Fondazione RavennAntica) con 2.204, stessa cifra percepita da Decimo Triossi, ex consigliere e poi assessore alla sanità negli anni Settanta, tutti e tre del Pci—Pds. Restano sotto i duemila euro netti le pensioni del faentino Pietro Albonetti (1.838), dell’altra faentina Anna Maria Dapporto (1.322) e di Cesare Germano Leoni (1.489). Cifra analoga per il verde lughese Paolo Galletti (1.495). In tutto, per i vitalizi dei ‘ravennati’, la Regione spende poco più di 36 mila euro al mese, circa 433 mila l’anno. La base di calcolo del vitalizio è pari al 65 per cento dell’indennità parlamentare, e la percentuale effettivamente percepita dipende dagli anni di anzianità contributiva. Si inizia a percepire lo stipendio a partire dai 60 anni di età.
IN UN CLIMA di particolare sensibilità per i cosiddetti costi della politica, viene naturale chiedere ai diretti interessati se queste cifre siano da considerare troppo alte. Guido Tampieri invita a considerare la questione in termini razionali: «Per quanto mi riguarda — dice — sono stato in Regione per 15 anni. Durante tutto questo tempo, naturalmente, non ho svolto un’altra attività lavorativa: la mia carriera di dirigente comunale, ovvero il mio lavoro prima di essere eletto, si è bloccata lì, e con essa anche la pensione. Dal Comune, infatti, percepisco una cifra minima, e anche con i tremila euro della Regione non è che mi arricchisca». Peraltro, fa notare Tampieri, «c’è anche chi non ha mai avuto un altro lavoro: è chiaro che, anche dopo l’abolizione dei vitalizi, si dovrà trovare un’altra via per garantire il trattamento previdenziale. Comunque il problema dei costi della politica non sta nell’ammontare di stipendi e vitalizi, ma nel numero eccessivo degli eletti». Anche uno storico esponente dell’opposizione come Rodolfo Ridolfi crede che i veri sprechi stiano altrove: «Le giunte e i consigli sono troppo ampi, e bisognerebbe dare un taglio ai doppi incarichi. Per non parlare dei ben noti incroci tra politica ed economia ‘rossa’: lì stanno i veri sprechi». Preferisce non commentare, invece, Elsa Signorino. di Francesco Monti Resto del Carlino

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