Adesso basta! Il dolore
e la costernazione non possono esaurirsi in se stessi. Devono trasformarsi in azione
politica di emergenza assoluta. La
forza militare è necessaria, indispensabile.
Una task force europea guidata
dall'Italia, con o senza il timbro dell'Onu va posta in essere per impedire
la partenza dalle coste libiche. Sono operazioni di soccorso armato, di
prevenzione di pericoli mortali. Renzi negli ultimi giorni ha spiegato a
Obama che siamo impegnati come Italia a cercare un accordo di pace tra
le tribù. Ottimo. La diplomazia serve a impedire le guerre. Ma mentre uno
sta imbarcando gente con buona probabilità destinata alla morte, non è che vai
dai capi tribù per farli dialogare tra loro. Fermi l'assassino con il colpo
in canna. Mentre le tribù discutono, la gente crepa, e quelli che riescono ad
attraversare il mare sono in numero tale che la situazione sociale del nostro
Paese è al collasso. Non basta, anzi è persino peggiorare le cose, incrementare
i mezzi di soccorso e farlo sapere: crea quello che in psicologia sociale si
chiama il pull effect. L'effetto spinta. Se sai che c'è una rete sotto
di te, più facilmente ti prendi il rischio di camminare sull'abisso. C'è un
paradosso, che illumina ancora di più la tragedia. La soluzione è una sola:
non farli partire! Nemmeno se sono profughi aventi diritto all'asilo. Non
si può tenere aperto a nessuno, neanche ai profughi, soprattutto ai profughi
con bambini e donne incinte, il sentiero della morte. La vergogna
dell'Europa è senza fine. Ancora nei giorni scorsi ha detto di no a
qualsiasi iniziativa comune. E l'Italia si è piegata a firmare una
specie di tremebondo invito sottoscritto con pochi altri Paesi (Francia,
Germania e Slovacchia) per un impegno maggiore, e che non si esaurisca in
una mancetta di poche decine di milioni di euro! Era meglio se Gentiloni non
firmava la prova patetica della nostra impotenza. La cosa interessante,
e ipocrita, è che questo documento di protesta per l'egoismo degli altri Paesi,
specie di quelli del Nord è stato sottoscritto dalla Germania! Come se la
Germania non avesse i mezzi per convincere i Paesi riottosi a
piegarsi a un’idea di Europa come comunità
solidale. A fine febbraio Forza Italia ha inserito nella nostra risoluzione
sulla politica estera questo impegno per il governo:
“sul tema dell’immigrazione,
(impegna il governo) a trovare la strada giuridicamente e politicamente congrua
per intervenire a capo di una forza congiunta sulla costa libica, distruggendo
le imbarcazioni degli schiavisti, e garantendo la sicurezza dei profughi in
campi sotto l’egida dell’Unhcr (che è l'agenzia dell'Onu che si occupa delle
questioni)”.
Invano Mara Carfagna e Valentino
Valentini hanno rispettivamente chiesto, nel dibattito parlamentare e in
dichiarazione di voto, di “costringere il consesso degli alleati a occuparsi
della questione dei profughi forzati, dandoci l’autorità di intervenire a capo
di una forza congiunta sulla costa libica, distruggendo le imbarcazioni degli
schiavisti”.
Non abbiamo nessuna intenzione di
rivendicare con un “noi l'avevamo detto” la nostra speciale preveggenza.
Semplicemente abbiamo osservato la realtà senza deformazioni ideologiche. Valgono le parole che chiudono oggi
l'editoriale di Renato Brunetta su “Il Giornale”: “L’Italia oggi è
lasciata sola a far fronte a un fenomeno che è impossibile gestire. La sua
collocazione geografica ne fa una testa di ponte naturale: una calamita che
attira l’esodo di massa, frutto, come abbiamo visto, delle contraddizioni non
risolte di paesi martoriati. Siamo giunti al punto che anche l’Onu è costretta
a riconoscere che il fardello che oggi porta il nostro paese ucciderebbe un
gigante. E l’Italia, nella realtà europea, tutto è meno che un gargantua, se
pensiamo, per esempio, che il nostro tasso di crescita, passato e prospettico,
è il più basso di tutta l’eurozona. Ma sulle nostre richieste d’aiuto i nostri
partner continuano a glissare.
Dopo l’avallo dell’Onu, però, bisogna passare all’azione. L’Europa
cincischia? Allora ricorriamo ad altri strumenti. Sottraiamo dal contributo che
ogni anno versiamo a Bruxelles, pari a poco meno di 16 miliardi di euro, il
costo che sosteniamo per far fronte a un’emergenza che è di tutta l’Europa. E
vinceremo anche il premio Nobel per la pace”.
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