giovedì 16 aprile 2015

MAFIA: CORTE DI STRASBURGO, CONTRADA NON ANDAVA CONDANNATO


Inevitabili dopo la sentenza della corte Europea dei diritti dell’uomo sul caso di Bruno Contrada le reazioni del centrodestra.”Va scarcerato Marcello Dell’Utri. Dopo la amara solidarietà che è doveroso esprimere a un servitore dello Stato come Bruno Contrada, immediatamente il pensiero va a chi è detenuto per un’analoga applicazione retroattiva della legge” dice Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. “La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che restituisce l’onore a Contrada, dopo dieci anni di ingiusta carcerazione, stabilisce un principio elementare: non si può condannare un uomo che avrebbe commesso un reato prima che questo esistesse – spiega – Scrive la Corte di Strasburgo, che ‘il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato il risultato di un’evoluzione della giurisprudenza iniziata verso la fine degli anni ’80 e consolidatasi nel 1994 e che quindi la legge non era sufficientemente chiara e prevedibile per Bruno Contrada nel momento in cui avrebbe commesso i fatti contestatigli. Ora la Corte di Cassazione ha assolto pienamente il senatore Marcello Dell’Utri per i fatti successivi al 1992. Esiste un giudice a Berlino! L’Italia provveda subito a eliminare i torti di un uso distorto del diritto – conclude – Si liberi Dell’Utri. E il capo dello Stato provveda ad anticipare con la grazia il perpetuarsi di ingiuste sofferenze e un’altra umiliazione a Strasburgo” “Nessuno può essere punito per un fatto che non costituiva reato al momento della sua commissione. È l’articolo 25 della Costituzione Italiana, è un diritto individuale dell’uomo. Eppure in Italia non vale, non è valso per Bruno Contrada,




non vale per altri” scrivono in una nota i deputati di Forza Italia componenti della commissione Giustizia alla Camera, Carlo Sarro, Luca d’Alessandro, Gianfranco Chiarelli, Massimo Parisi e Jole Santelli. “In Italia si può essere condannati perché dei magistrati costruiscono una teoria dottrinale su un nuovo reato, perché combattono la loro crociata – aggiungono – Non vale l’articoli 25, non valgono i principi generali del codice penale, non vale sino in fondo il divieto di analogia che diviene interpretazione, forse estensiva. In fondo questo è il vero scontro fra politica e magistratura, lo è in Italia da decenni, lo è nei confronti di una magistratura che diviene politica facendo scelte che alla politica spettano – concludono – Oggi una pesante sconfitta per Giancarlo Caselli ed i suoi seguaci, purtroppo per lo Stato italiano, un colpo ulteriore all’autorevolezza del sistema giustizia”.
Anche Vittorio Sgarbi si scaglia contro i magistrati: “I giudici che condannarono Bruno Contrada andrebbero messi fuori dalla magistratura perché, evidentemente, non conoscono la legge. Non si può essere processati e condannati per un reato che non esiste. Aveva ragione – aggiunge – il procuratore generale della Cassazione Francesco Mauro Iacoviello quando nella requisitoria del processo dell’Utri ha scritto che ‘il concorso esterno è ferocemente contestato in dottrina e giurisprudenza sotto il profilo della sua tipicita’ sfuggente. Tre Sezioni Unite hanno cercato di tipizzarlo. Ammettere una contestazione in fatto significa platealmente aggirare il principio di tipicità. Cioè la principale conquista dell’illuminismo giuridico. Dunque, ci deve essere un atto (esame o altro) in cui l’accusa mi dica dettagliatamente e in forma chiara e precisa la condotta criminosa che avrei commesso””.
“La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla drammatica vicenda di Bruno Contrada accende un potente riflettore sui principi della certezza del diritto, della prevedibilità della legge penale e della tassatività delle fattispecie, che sono capisaldi di uno Stato democratico liberale e sulla cui effettività rispetto al reato di concorso esterno più volte, anche da parte di organi giurisdizionali italiani, sono stati sollevati interrogativi” dichiara Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra. “La stessa lotta alla criminalità organizzata – prosegue – sarà tanto più efficace quanto più sarà condotta attraverso strumenti giuridicamente solidi e che non si prestino, a seconda dei casi e delle interpretazioni, a sconfinare nella evanescenza o addirittura nella sociologia. È il caso di riflettere e di farlo subito, perché il caso Contrada – conclude Quagliariello – ci insegna che anche se c’è un giudice a Strasburgo, potrebbe arrivare troppo tardi quando la vita delle persone è già stata irrimediabilmente distrutta”.
C’è chi invoca in Forza Italia anche invoca il lieto fine per la vicenda del leader. “Sancita finalmente l’estinzione della pena per Silvio Berlusconi da parte del Tribunale di sorveglianza di Milano, ora l’ultimo capitolo di questa vicenda si sposta a Strasburgo: sta alla Corte europea dei diritti umani sancire, dopo tanti anni di ingiusto accanimento giudiziario, il lieto fine per Silvio Berlusconi” dichiara in una nota il deputato Luca Squeri. “Il pronunciamento di oggi su Bruno Contrada da parte della Corte di Strasburgo, che ha ribadito il principio della non retroattività e quello della prevedibilità della legge penale, dimostra che può esserci un giudice a Berlino e che stanno venendo a galla quelle storture giudiziarie che nel nostro Paese rovinano vite, carriere e, nel caso di Berlusconi, frenano la democrazia. Milioni di elettori sono stati privati della possibilità di essere rappresentati dal loro leader: è tempo di porre fine a questa situazione”.
Ma da Strasburgo arriva una pronta risposta. I casi di Bruno Contrada e Silvio Berlusconi potrebbero sembrare simili ma in realtà sono caratterizzati da differenze sostanziali e sarebbe incauto arrivare a conclusioni affrettate rilevano fonti di Strasburgo. Entrambi hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo sostenendo che l’Italia ha violato nei loro confronti l’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani che sancisce il principio di ‘nulla pena sine lege‘, ovvero che non si può essere condannati per un reato che non esisteva quando sono stati commessi i fatti imputati. Ma le similitudini finiscono qui. Nel caso Contrada, si rileva a Strasburgo, il ricorso riguardava una condanna per un reato mentre così non è per Berlusconi, alla prese con la legge Severino. Gli avvocati di Berlusconi dovrebbero dimostrare che la decadenza del mandato parlamentare e l’incandidabilità di Berlusconi sono una pena o sanzione, piuttosto che la conseguenza di una decisione presa dal Parlamento.
Inoltre, a quanto si è appreso il ricorso di Berlusconi contro la legge Severino sarebbe ancora in alto mare.





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