Incontrando
i suoi sostenitori del mondo agricolo in occasione del mercato di sabato 18
aprile Tiziano Cericola ha ripetuto:
“Il
settore agricolo nella nostra città, assieme alle industrie storiche,
rappresenta la maggior quota di reddito, sostenendo un’ampia filiera economica.
Negli
ultimi 15 anni le imprese agricole faentine si sono ristrutturate, per cui oggi
sono in numero inferiore, ma con aziende mediamente più grandi in quanto
uniscono terreni in proprietà con terreni in affitto. Le ultime stagioni non
sono state facili per le imprese agricole, che hanno subito danni dal maltempo
e, soprattutto, hanno patito una pesante contrazione dei prezzi di vendita e
quindi dei redditi aziendali.
Oggi
l’agricoltura faentina deve affrontare sfide importanti per: trovare un nuovo e
più redditizio spazio di mercato, innovando e diversificando le sue produzioni
in funzione delle effettive richieste dei consumatori; rivedere
l’organizzazione delle strutture di conferimento e di commercializzazione,
alcune delle quali denotano un ritardo manageriale. L’agricoltura
faentina (come quella nazionale), deve passare da un sistema basato sulle
sovvenzioni e agevolazioni pubbliche, per i soliti noti, ad un nuovo sistema
fondato sulle esigenze “di mercato”.
Il
Comune deve svolgere, cosa che non ha fatto finora, un ruolo di sostegno e
promozione, chiamando tutti gli attori del mondo agricolo ad un tavolo
congiunto per porre l’attenzione su quali nuove politiche di sviluppo siano
possibili, condividendole con tutti gli enti pubblici coinvolti e le
imprese private. In questo ambito si devono promuovere e assistere i consorzi
tra imprese agricole per le opere relative al rifornimento dell’acqua, sia essa
attinta dal Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.) che raccolta tramite i laghetti,
riducendo al minimo l’attingimento dal Lamone e dalle falde sotterranee. Faenza
ha interesse che l’agricoltura rimanga legata a produzioni frutticole e
vitivinicole che diano un adeguato valore aggiunto e, soprattutto, che diano
occupazione, sia diretta che nella complessiva filiera economica.
Dovremo
attuare tutto il possibile per evitare il passaggio ad un’agricoltura basata su
coltivazioni estensive che potrebbero dare minori rischi alle aziende agricole,
ma che avrebbero minore bisogno di manodopera e dei servizi dell’indotto, e
quindi con un minore valore aggiunto da distribuire nel contesto sociale ed
economico locale.
Il
Comune deve rivedere le attuali regole edilizie comunali (R.U.E), per concedere
maggiore elasticità alle imprese agricole che vogliono costruire immobili
strumentali all’attività aziendale (capannoni, depositi, celle frigorifere,
silos), considerando che oggi le imprese agricole affiancano al terreno di
proprietà altri appezzamenti in affitto, anche non confinanti tra loro, senza
nulla concedere a nuove speculazioni edilizie abitative in campagna, che hanno
già fatto troppi danni; deve migliorare la manutenzione delle strade di
campagna (asfalto, fossi), creando anche piazzole di scambio per facilitare il
passaggio dei mezzi agricoli; realizzare nella
zona del Borgo un secondo mercato ambulante “del contadino” per la vendita
diretta dei prodotti agricoli locali, , che si affianchi a quello già esistente
in Piazzale Pancrazi. Il Comune, ente gestore della Fondazione Caldesi, deve
promuovere il potenziamento dell’insegnamento agricolo offerto dall’Istituto
Professionale di Persolino, ottenendo l’istituzione di un corso biennale
superiore (ITS) per cantinieri e riflettendo se e come attivare un corso per il
settore del vivaismo e della cura dei giardini; ridefinire la mission di “Terre
Naldi” che deve tornare a svolgere funzioni utili per le imprese agricole
locali: centro di ricerca di varietà colturali; centro di studio e sperimentazione
di coltivazioni innovative di concerto con l’I.P.S. Persolino; centro per la
prestazione di servizi, tramite il rinnovo della cantina e la creazione di un
laboratorio per il confezionamento delle preparazioni alimentari basate sulle
coltivazioni biologiche. Nell’ambito formativo va ripensata la collaborazione
con la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna (sede di Cesena), che
utilizza i laboratori ubicati presso Terre Naldi; concordare come potenziare i
corsi, anche spostandone una parte presso Faventia Sales, ridefinendo l’intero
rapporto Comune/Università (che comprende anche altri indirizzi di studio).
Infine ci impegniamo a ridurre i costi “impropri” gravanti sulle imprese agricole, dai costi
legati agli interventi edilizi, alla tassa rifiuti, alla riduzione dell’IMU e a
coinvolgere attivamente le imprese agricole nelle attività di promozione
del turismo enogastronomico, nell’ambito della nuova politica di promozione
turistica complessiva di Faenza, e nelle attività promozionali da attuare nel
centro storico. In questo ambito va inserita anche l’attività delle “strade del
vino”, attualmente lasciata cadere.”
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