La proposta Galassini in consiglio provinciale a Ravenna, accolta dal nuovo direttore, utilizzare anche viceversa Forli-Faenza. Articolo Corriere Romagna di Francesco Donati
sabato 27 febbraio 2016
venerdì 26 febbraio 2016
UNIONI CIVILI. FIDUCIA SU DIRITTI CIVILI E COSCIENZE, CINISMO SCHIFOSO
“Quello sulle unioni civili era un provvedimento di origine parlamentare, si è trasformato immediatamente in un provvedimento riscritto dal governo”. Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, parlando con i giornalisti in sala stampa a Montecitorio.
“Si è messa la fiducia su un provvedimento sensibile dal punto di vista dei diritti, dei diritti civili, cosa mai vista. La fiducia al governo su un provvedimento che attiene alle coscienze. Si era detto libertà di coscienza. Libertà di coscienza sulla fiducia? Veramente siamo a una deriva aberrante, che la dice lunga su questo governo, su Renzi, su Alfano, sulle forze di maggioranza. E il merito è un pasticcio, perché in questo pasticcio tutti ci si ritrovano malamente, e tutti pensano di trovarci il proprio tornaconto”.
“Non è così che si fanno i provvedimenti che attengono alla sensibilità della società civile. Opportunismo, cinismo ignobile, schifoso”, ha aggiunto Brunetta.
USA SPIAVANO BERLUSCONI, SERVE COMMISSIONE DI INCHIESTA. TUTTO SI MUOVE LENTAMENTE PERCHE’ SILVIO FA ANCORA PAURA…..
Una commissione parlamentare di inchiesta e il governo in Aula alla Camera per rispondere alle domande dei parlamentari. Lo ha chiesto Renato Brunetta intervenendo alla Camera dopo le rivelazioni sulle intercettazioni da parte dell'agenzia governativa americana Nsa durante il governo Berlusconi. "Rischia di essere uno dei più grandi scandali della nostra Repubblica e chiediamo ancora una volta una commissione di inchiesta"
LUTTWWAK DEFINITIVO SULLO SFASCIO: L’EURO E LA VIA DI FUGA DELL’ ITALIA
L'esperto di politica internazionale Edward Luttwak parla delle intercettazioni americane ai danni di Berlusconi. Per lui, intervistato da Il Tempo, la notizia che i servizi statunitensi intercettavano le conversazioni telefoniche di Silvio e dei suoi collaboratori più che una conferma della congiura ai danni dell' ex premier italiano è la dimostrazione di una pratica gravissima ai danni dei Paesi alleati. Sottolinea come in quelle intercettazioni non svelati i segreti della Merkel o di Sarkozy. "L' Italia era sull' orlo del collasso, peggio della Grecia: come una compagnia aerea costretta a lasciare a terra i passeggeri. Solo che qui si parlava di una Nazione, non di una compagnia aerea. E se fosse venuta giù l' Italia, sarebbe crollata tutta l' Europa". Dal golpe del 2011 si passa a parlare della situazione delle banche italiane che nelle ultime settimane sono finite nel mirino dei mercati finanziari. "Nessuna congiura, Non c' è niente dietro, è sotto gli occhi di tutti: sono stati pubblicati i dati sulle sofferenze bancarie degli istituti italiani in alcuni casi del 20 o 30% rispetto a una quota accettabile del 3-4% - e gli investitori sono fuggiti. L'uomo chiave - Se non ci fosse il presidente della Bce Mario Draghi a regalare soldi gratuitamente alle banche la situazione per l' economia italiana sarebbe tragica. Un Paese che ha 2.300 miliardi di debito pubblico e non cresce, per piazzare i suoi titoli di Stato dovrebbe promettere interessi del 9-10%.". Se non ci fosse Draghi secondo Luttwak l'Italia avrebbe solo due strade: una sarebbe di monetizzare il suo debito e uscire dall'euro. La seconda strada è quella delle riforme. "Renzi ha buona volontà ma si è circondato di una squadra di giovani e poco capaci. Così tutto il suo sforzo ha prodotto solo l' 1-2% di quanto sarebbe necessario: riforme blande, pochi tagli alle spese. Bisogna prendere decisioni forti, ma ogni volta ci sono dei freni. Basti pensare al decreto sulle liberalizzazioni di Bersani. Un Paese serio avrebbe mandato gli autoblindo per sedare la rivolta dei tassisti. E se non attui riforme nette, sei tenuto in vita solo dalla falsa finanza di Draghi".
IL GOVERNO DELLE TASSE.
Due anni sprecati:
economia al palo e costi dello Stato ancora elevati.
Ha
ragione il direttore di questo giornale: sono stati sprecati due anni. La
rottamazione, voluta e promossa da Matteo Renzi, è solo servita allo stesso
Renzi per diventare presidente del Consiglio, presiedere un governo che
ripropone la stessa politica dei governi che lo avevano preceduto: spese e
tasse e nessun beneficio per i cittadini. Da capo del governo ha parlato tanto e non
ha detto e, tanto meno, fatto niente. Ora, da Palazzo Chigi, trapela la notizia
degna della Prima Repubblica – che il governo aumenterà le tasse di successione. Che è
esattamente l’opposto di ciò che ci si aspettava quando il ragazzotto fiorentino è andato
al governo, promettendo, con la rottamazione
dei governi e della classe politica precedenti, la modernizzazione del sistema
politico e l’avvento al potere di una nuova, e più preparata, classe dirigente.
Gli italiani sono ancora in attesa delle novità promesse, mentre si preparano a
pagare maggiori tasse di successione. Se i governi che lo hanno preceduto sono
stati un disastro questo governo non è da meno. Renzi si è rivelato quello che
è apparso fin dal primo giorno della sua comparsa sulla scena politica
nazionale. Un chiacchierone
pieno di sé,
vanaglorioso, politicamente incapace, ma tanto furbetto e cinico da promettere
mari e monti e, poi, non fare niente. Sono stati effettivamente sprecati due
anni e non c’è stato alcun cambiamento nel sistema politico e alcun
miglioramento nel modo di governare. Nel frattempo, i dati internazionali sulla
modernizzazione e la crescita dicono che l’Italia non progredisce. Il solo a
non preoccuparsene pare il capo del governo, che continua ad andare in giro
facendo la ruota come un pavone e sostenendo, contro ogni evidenza, che tutto
va bene. Soddisfatto del proprio stato, il solo che abbia registrato un
miglioramento rispetto a quello di sindaco di Firenze. Nonostante ci sia stato
un inquietante precedente gli italiani, nel ’22, avevano scelto Mussolini, convinti di aver
fatto una buona scelta contro la crisi di allora e se lo sono tenuto oltre
vent’anni con l’intermezzo di una guerra catastrofica – ora c’è il rischio che,
malgrado i suoi fallimenti, si tengano Renzi per chissà quanto tempo, mentre il ragazzotto fa loro pagare la propria
incapacità.
EXPO: “ ROSSO 2015 E’ DI 30,6 MILIONI. SALA SI E’ ADEGUATO AL PD, MENTIVA SAPENDO DI MENTIRE
Il candidato sindaco di Milano del Pd, Giuseppe Sala, ha un bel dire che non c’è nessun buco Expo. La società che ha gestito l’esposizione universale meneghina ha chiuso il 2015 con un rosso compreso tra 30,6 e 32,6 milioni di euro, a seconda dei risultati finali del recupero crediti. A smentire Sala è lo stesso Sala. O meglio, il consiglio di amministrazione di Expo 2015 da lui guidato, che lo scorso 18 gennaio ha messo nero su bianco la cifra in una relazione che è stata discussa dai soci il 9 febbraio scorso. Dieci giorni dopo la data inizialmente prevista, il 29 gennaio a ridosso delle primarie del Pd che hanno incoronato Sala candidato sindaco di Milano, poi spostata su indicazione del ministero dell’Economia. Nel documento, che ribadisce la rilevanza del risultato a livello di patrimonio netto, positivo per 14,2 milioni, si legge anche che “in considerazione delle spese strutturali previste nei primi mesi del 2016 (quantificabili in 4 milioni mensili), è probabile una ricaduta nelle previsioni dell’articolo 2447 del codice civile durante il mese di marzo”. Il che significa, in altre parole, che secondo i calcoli del consiglio guidato dallo stesso Sala, da febbraio 2016 le disponibilità liquide di Expo 2015 si sono esaurite, ma non le spese. E andando avanti così, è sempre la stima del cda, è prevedibile che entro il mese prossimo la società arrivi ad accumulare perdite superiori a un terzo del suo capitale. Una situazione in cui la legge impone l’abbattimento del capitale stesso e il suo contemporaneo aumento per riportarlo al minimo legale.
mercoledì 24 febbraio 2016
TIZIANO CERICOLA AI CATTOLICI FAENTINI: “L’UNICO MODO PER CRESCERE E’ SFIDUCIARE MALPEZZI”
Sul Resto del Carlino di
domenica 21/2 è comparsa un’interessante intervista a Nerio Tura, personalità di
spicco del mondo cattolico faentino e Sindaco negli anni ’90, che non deve
passare sotto silenzio. Tura ribadisce che a Faenza "la politica è la
grande assente" e di fronte ai grandi problemi della nostra comunità
(perdita di lavoro e problemi conseguenti) si chiede "dove sono i partiti,
la classe dirigente, gli imprenditori ?". Il dilemma di Tura è il solito
problema dei cattolici faentini (associazioni, parrocchie, curia): vorrebbero
vedere idee e risultati in linea con la grande tradizione della DC, ma non
hanno saputo creare in questi anni una classe dirigente adeguata a proporre e
poi gestire progetti per il rilancio della città, caduta in una crisi senza
precedenti. I cattolici faentini,
compreso Tura e altri notabili ex DC, hanno scelto nel 2015 di mantenere lo
status quo con sedicenti cattolici nel ruolo di Sindaco, di assessori, di
consiglieri, suddivisi tra le liste del PD e le altre due liste civetta, che
fanno parte della maggioranza senza contare nulla. Oggi siedono nella
maggioranza (PD e liste civetta) esponenti di Azione Cattolica, Focolarini, CL,
Papa Giovanni 23, ecc., insomma tutte persone che dovrebbero avere una
preparazione umana, morale e politica di elevato spessore, ma che invece si
accodano ai più vieti luoghi comuni del PD (contro la famiglia, contro le
scuole paritarie, ecc.) e al nuovo efficientismo PD, sostenendo le grandi
concentrazioni finanziarie come HERA, Ravenna Holding, CONAMI, ecc. dove si
pensa solo al business e non ai problemi delle persone, anche saccheggiando le
casse comunali. I cattolici sono poi
rimasti basiti nel vedere che nelle ultime elezioni del 2015 quasi metà dei
faentini non è andata al voto, vista la modestia della loro proposta politica e
che, grazie alle loro (dei cattolici) “non scelte” politiche, a momenti vinceva
la Lega: è a tutti chiaro che quei voti non erano a favore della LEGA, ma erano
contro Malpezzi. Oggi Tura e gli altri cattolici sono pentiti di quanto fatto,
sentono su di loro il peso morale di questa inerzia politica e della conseguente decadenza
della nostra città, vedono che Malpezzi ha fatto il vuoto intorno a sé (per via
del suo brutto carattere e delle sue carenze politiche), ma non sanno come fare
ad uscire da questo vicolo cieco. In
questo vicolo cieco i cattolici ci sono finiti anche per la pluriennale assenza
di attività di formazione e di indirizzo, in senso alto, da parte del clero
locale e, soprattutto, da parte del precedente vescovo, che ha lasciato a tutti
i cattolici solo macerie nella gestione delle Parrocchie, dei movimenti
cattolici e, anche, delle finanze della Curia, come si è visto da qualche mese
a questa parte. Il nuovo Vescovo, che ha
una levatura culturale siderale in confronto alla media locale degli esponenti
cattolici (clero e laici), ha dato una risposta a questo problema politico con
un progetto a medio lungo
termine, cioè attivando una scuola di formazione politica per i giovani:
plastico riconoscimento del fallimento dell'opera degli attuali cattolici
faentini, destinati alla rottamazione.
Nel Consiglio Comunale straordinario sul lavoro del
28/11/2015 abbiamo ammonito il Sindaco e il PD, ma anche la classe
imprenditoriale e sindacale locale: tutti sono corresponsabili della nostra
attuale crisi economica, sociale e (anche) morale. Abbiamo chiesto che il
Sindaco chiami a rapporto gli imprenditori per definire con loro progetti
strategici locali, mettendo anche lui sul piatto almeno € 9/10 mln cominciando
a vendere le farmacie comunali e altre partecipazioni: con questa massa di
denaro si possono attivare investimenti pubblici (lavori per strade, scuole,
impianti sportivi, musei, agevolazioni per i privati, ecc.) e cofinanziare la
quota pubblica dei bandi UE, dando lavoro anche e soprattutto a imprese locali,
sfruttando la libertà di assegnare senza gara d'appalto europea i lavori sotto
l'importo di legge. Risposta: nulla! Quindi
è giusto dire a Tura e ai cattolici faentini: l'attuale decadenza di Faenza è
largamente dovuta alle vostre carenze, passate ed attuali. L'unico modo che
avete per impostare un percorso di crescita per Faenza è quello di sfiduciare
Malpezzi in Consiglio Comunale e affrontare seriamente e serenamente una nuova
stagione politica con persone capaci e nuove, abbandonando il PD locale. Se vorrete farlo noi di Rinnovare
Faenza faremo la nostra parte, portando il nostro pensiero strategico, il
nostro coraggio e la nostra onestà, per il solo bene della nostra comunità. Pensateci
prima che sia troppo tardi: i faentini chiedono che passi questa “quaresima”
politica, economica e sociale e si attendono una “risurrezione”, che dia loro
lavoro e speranza, per sé e per i loro figli. Dott. Tiziano Cericola -
Rinnovare Faenza
“LA TRADIZIONE SOLIDALE DI FAENZA MOSTRA CREPE”
Nerio Tura, ex
direttore Carìtas . «LA POLITICA E’ LA GRANDE ASSENTE
Abbiamo perso oltre duemila posti di lavoro,
la povertà aumenta, il numero degli anziani cresce. Chi fa una sintesi delle
problematiche del territorio e delinea le politiche? Dove sono i pariti, la
classe dirigente, gli imprenditori?». Se Io chiede Nerio Tura, 73 anni, fra i
protagonisti della politica faentina, nelle file della De, fino ai primi anni
Novanta, quando ha lasciato la politica attiva dopo essere stato sindaco per un
breve periodo. Ritiro dalla politica, ma non dall'impegno sociale, con la
Caritas, gli ultimi cinque anni come direttore, incarico da cui si è dimesso
nei giorni scorsi «Anni, quelli in Caritas,che mi hanno arricchito molto dal
punto di vista umano - afferma - e da dove ho osservato il diffondersi di una
cultura che, più che alla condivisione pone all'esclusione. Una cultura che
tende a scartare chi non fa pane del sistema produttivo: l'anziano come la
madre di ire figli, persone che debbono arrangiarsi. In otto parrocchie sono in corso progetti realizzati
alla presa in carico, da pane della
comunità, di queste
DA COORDINATORE A COORDINATORE (EMILIA-ROMAGNA - TOSCANA)
Le bandiere di Forza Italia tornano a sventolare nell’ alto Mugello
In tutti i Comuni dell’ Alto Mugello Forza Italia ancora tra la gente. Dopo una fase di riorganizzazione, dichiara Silva Gurioli, Vice Coordinatore di Forza Italia Firenze Provincia, Forza Italia torna sul territorio, fuori dai palazzi, per parlare con la gente, ascoltare e proporre programmai ed impegnarsi al loro fianco. È questo il senso dell’iniziativa di sabato 20 febbraio scorso, quando come in molti altri Comuni della provincia di Firenze. Silva Gurioli e Mauro Ridolfi ai banchetti di Forza Italia di Marradi-Palazzuolo e Firenzuola hanno distribuito un giornale dal titolo evocativo “Forza Italia c’è” e un volantino sulla vicenda della proposta di Legge Cirinnà, al vaglio in questi giorni del Senato della Repubblica, redatto dalla responsabile del dipartimento famiglia del coordinamento provinciale, Stefania Celenza , dove si ribadisce con forza la netta contrarietà di Forza italia alla “step child adoption”Avviando il lavoro di riorganizzazione di Forza Italia nel Mugello, nell’ambito degli incontri e dei contatti e delle consultazioni in corso sul territorio, il v.coordinatore provinciale Silva Gurioli ha incontrato il Presidente del Club Forza Italia Mugello, Fulvio Boni storico eponente degli azzurri.
Nel corso dell’incontro è stata ribadita la stretta collaborazione fra il Club ed il Partito e la comune identità di intenti per favorire il radicamento di Forza Italia sul territorio con l’obbiettivo di rilanciare il Partito di Silvio Berlusconi come guida politica di tutto il centrodestra che si oppone alla sinistra ed al governo Renzi.
martedì 23 febbraio 2016
#JOBSACT. IMBROGLIO COSTOSO E DANNOSO, RENZI-POLETTI VERGOGNA
Noi l’avevamo detto, oggi sul Fatto Quotidiano lo conferma Luca Ricolfi, che è il maggiore esperto di analisi dei dati: il Jobs act è stato un imbroglio, costoso e dannoso.
Il Jobs act doveva ridurre la precarietà e invece, secondo l’analisi di Ricolfi, durante il 2015 il tasso di occupazione precaria, ossia la quota dei lavoratori dipendenti con contratti temporanei, ha raggiunto il massimo storico da quando esiste questa statistica (2004), superando il 14%.
Quanto ai 764.000 posti stabili in più del 2015 decantati da Renzi, questi sono la somma fra il numero delle trasformazioni (578.000) e il saldo fra assunzioni e cessazioni (186.000). Per quanto riguarda le trasformazioni, secondo Ricolfi è vero che quelle del 2015 sono state di più di quelle del 2013 e del 2014, ma se risaliamo anche solo al 2012 (l’anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600.000, ossia un po’ di più di quelle vantate dal governo per il miracoloso 2015. E questo nonostante quello di Monti sia stato un anno di recessione. Resterebbe il saldo di 186.000 contratti stabili in più, ma, dice Ricolfi, sono dovuti alla decontribuzione e non al contratto a tutele crescenti del Jobs act. Inoltre, la modesta ripresa occupazionale si deve al fatto che anche il Pil è tornato a crescere, ancorché poco, più che a specifiche norme volte a favorire l’occupazione.
E poi non bisogna dimenticare, sempre secondo Ricolfi, il decreto Poletti del marzo 2014, che liberalizzava le assunzioni a termine, permettendo molteplici rinnovi. Una misura in direzione opposta a quella del Jobs Act, perché incentiva le assunzioni a tempo determinato.
Tutto sommato, conclude Ricolfi e noi siamo d’accordo, non è valsa la pena di spendere i 2 miliardi per la decontribuzione delle nuove assunzioni nel 2015, che tra l’altro ha un ulteriore costo di 5 miliardi nel 2016 e 5 miliardi nel 2017, per un totale di 12 miliardi, oltre ad aver drogato il mercato del lavoro. E quella del 2015, quindi, potrebbe rivelarsi una “bolla occupazionale”.
Renzi e Poletti, invece di esultare, si vergognino.
IL DIRETTORE GENERALE AUSL UNICA DI ROMAGNA DOMANI IN CONSIGLIO PROVINCIALE A RAVENNA
ASL della Romagna il Direttore Generale dell'Ausl Marcello Tonini
Il presidente della provincia di Ravenna Casadio, dopo la richiesta di un ordine del giorno presentata il 19.1.2016 dal consigliere provinciale di Forza Italia in merito ad “AREA VASTA ROMAGNA, FAENZA CON RAVENNA O MEGLIO FORLI'” , come da impegno assunto domani alle 23 febbraio alle ore 15 il Direttore Generale Marcello Tonini nell’ ambito della presentazione della “ RELAZIONE SULLO STATO DI ATTUAZIONE DELL'AUSL UNICA DI ROMAGNA DEL DIRETTORE GENERALE MARCELLO TONINI” riferirà al consiglio provinciale.
Il consigliere Galassini chiederà chiarimenti anche per i punti sospesi merito di altre interrogazioni fra le quali: PG. 2015/84755 - INTERROGAZIONE IN DATA 30/10/2015 AD OGGETTO: ASL LUGO: COSA NON FUNZIONA?; PG. 2016/4956 - IN DATA 15/02/2016 AD OGGETTO: ASL LUGO: CHI E' IL RESPONSABILE DELLA MEDICINA ALL'OSPEDALE DI LUGO?; PG 2015/96634 – SPERPERO NELLA SANITA? LAVOVI DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE EX OSPEDALE DI BRISIGHELLA A RESDIENZA PSICHIATRICA, NUCLEO DELLE CURE PRIMARIE ED ATTIVITA’ AMBULATORIALI QUANTO MANCA AL TERMINE A COSA SERVONO COSTI OLTRE 2,5 MILIONI”; Evoluzione situazione sulla risposta ricevuta su ASL LUGO; AL PRONTO SOCCORSO ABITUDINE ILLEGITTIME? Vincenzo Galassini Consigliere Provinciale Ravenna Forza Italia
UN TRISTE PRIMATO DELLA PROVINCIA DI RAVENNA IN ITALIA PER FURTI IN APPARTAMENTO.
La notizia non è nuova ma oggi è stata ribadita al TG5 delle ore 13: la provincia di Ravenna ha il primato per i furti in appartamento tenendo conto del numero di denunce in rapporto al numero di abitanti (dati Istat, aggiornati al 2014). Il TG Mediaset in un servizio dedicato all'andamento dei reati in Italia ha così citato il nostro territorio in relazione, per altro, a un generico aumento di furti in tutta Italia (mentre calano rapine e omicidi).
Il primo a commentare pubblicamente il passaggio del telegiornale, l'esponente di Forza Italia Nicola Tritto che scrive: "La prima città in Italia per furti in appartamento è Ravenna. Tg5 delle 13.00. Ma non era solo percezione? Cosa è stato fatto in concertazione con Prefetto e governo centrale (stesso partito del primo cittadino ravennate) per trovare soluzioni necessarie a fermare questa criminalità dilagante? Magari una presenza maggiore delle FF.OO., riorganizzare la PM, o in ultima battuta l'Esercito in zone cruciali della città. Porto Fuori non è esente da questo dramma, lo considero tale visto che tocca intimamente la propria vita privata".
domenica 21 febbraio 2016
FAENZA, LICEO CLASSICO A RISCHIO TRASLOCO, MA POTREBBE RESTARE AL PIANO TERRA
Lo spazio è
sufficiente. Il primo piano, invece, necessita di lavori molto costosi.
Potrebbe ospitare la pinacoteca
Faenza
(Ravenna), 20 febbraio 2016 - Liceo classico
al piano terra nel Palazzo degli Studi e una nuova sezione del liceo
linguistico all’interno della sede Ballardini. È questa
l’ipotesi alla quale stanno lavorando Provincia, Comune e Scuola e che
permetterebbe di sventare la paventata chiusura della storica sede del liceo
classico Torricelli di via Santa Maria dell’Angelo. La notizia dello
spostamento del Torricelli nella sede del Ballardini è da anni all’ordine
del giorno. In buona sostanza la Provincia (che tra qualche mese smetterà di
esistere) ha accelerato sullo spinoso tema degli edifici scolastici: la
sistemazione dei licei, ora in quattro sedi, è onerosa da gestire e da mettere
in sicurezza. Reperite le risorse, la Provincia si è quindi concentrata
sui lavori nella sola sede del Ballardini. Si è invece pensato di chiudere alle
lezioni Palazzo degli Studi, spostando le sezioni del liceo classico in viale
Baccarini. La soluzione proposta non è però stata presa bene dalla scuola: il liceo non vuole perdere la sua sede
storica. «Portare il Polo Museale alla sede del Torricelli –
spiega il presidente della Provincia Claudio Casadio, faentino – è un progetto
del Comune di Faenza, risale all’epoca del sindaco De Giovanni. La Provincia,
ancor prima del mio arrivo, aveva stabilito di trasferire tutto nelle ex Cova,
in via Cavour, perché mettere a norma il Torricelli, soprattutto il primo
piano, è complicatissimo e sarebbe difficilissimo far convivere scuola e
pinacoteca. All’epoca non ci fu una grande discussione, tutti erano
d’accordo».Alla fine però non se ne fece nulla: «Fu per il Patto di stabilità –
prosegue Casadio –. Comunque come ente però siamo aperti al confronto, siamo
disposti a fare valutazioni. Ci premeva non lasciare cose incompiute alla
chiusura della Provincia e così abbiamo recuperato risorse e siamo pronti con i
finanziamenti per rimettere mano al Ballardini e all’Oriani. Poi la funzione
passerà ai Comuni e saranno loro a decidere come usare gli edifici». La
soluzione potrebbe dunque arrivare senza grossi traumi. Una conferma che il
dialogo è ancora aperto arriva dall’assessore comunale alla scuola, Simona
Sangiorgi. «Sullo spostamento completo delle classi da Palazzo degli Studi al
Ballardini – dice – abbiamo alcuni problemi eccepiti da docenti e dirigenza sia
del classico che del Ballardini, insomma da chi le scuole le vive e ci lavora. Il classico con lo spostamento teme la
perdita di identità e l’eccessivo accorpamento di studenti. Gli
insegnanti dell’artistico, dal canto loro, dopo la ristrutturazione contavano
su maggiori spazi per i laboratori». C’è però anche un altro problema: «Se la
popolazione del classico decresce (ad oggi ci sono nove classi, numero
destinato a diminuire, ndr) è in controtendenza quella del linguistico.
La sede di via Pascoli comincia ad essere insufficiente». «Dal preside è
stata lanciata l’ipotesi di lasciare gli studenti del classico dentro la
storica sede Palazzo degli Studi, rimettendo mano solo al piano terra e
lasciando il primo piano alla Pinacoteca, mentre il Ballardini potrebbe
ospitare una nuova sezione del linguistico. Ora i tecnici della provincia valutano la fattibilità della
proposta, che però è stata accolta da tutte le parti in maniera favorevole»
DUE ANNi BUTTATI
Alessandro
Sallusti - Renzi compie due anni di governo.
Spiace dirlo, ma in soli 24 mesi il premier ha dissipato un patrimonio di
speranza e ottimismo che non si vedeva dai tempi della discesa in campo di
Silvio Berlusconi del 1994 Ha
avuto la grande occasione di aggregare le forze migliori, le più moderne,
riformiste ed esperte, del Parlamento e del Paese, e forse per un momento ci ha
pensato e addirittura provato davvero. Il famoso Patto del Nazareno, con il
quale ha inaugurato la sua segreteria, doveva e poteva essere l'antipasto di un
nuovo pranzo da apparecchiare agli italiani. L'errore è stato pensare che Renzi
fosse in grado, per storia, cultura e carattere, di stare seduto a capotavola
di un desco così importante. E invece è stato un disastro.I suoi coinquilini
del Pd li ha relegati in cucina a lavare i piatti, l'ospite d'onore Silvio
Berlusconi trattato come un cameriere, al socio Alfano ha servito gli avanzi di
un pranzo consumato in allegria con gli amici di sempre, una banda di ragazzini
e faccendieri catapultati di botto dai giochini bancari della Toscana alla sala
dei bottoni dell'ottava potenza mondiale.Il risultato lo abbiamo sotto gli
occhi. Il Parlamento è un bivacco di disperati e traditori, il Paese non
cresce, la Borsa crolla e ogni giorno spunta una nuova emergenza. L'Europa se
ne è accorta e sguazza nelle nostre debolezze. Lui, Renzi, tira diritto, anche
se la spavalderia di un tempo è solo un ricordo. Ai suoi che cominciano a
guardarlo con aria preoccupata replica deciso: tranquilli, adesso mandiamo
tutti a quel paese e ci facciamo il «Partito della Nazione». Ma è solo
l'ennesima bugia, un comperare tempo. Comperare tempo, ecco cosa ha fatto Renzi
per due anni. Ma ora il tempo sta per scadere. È tardi anche per il «Partito
della Nazione». Un conto era assemblare eccellenze, altro è raccattare come è
avvenuto - scarti di altri partiti, leaderini reduci da clamorosi fallimenti,
frustrati rancorosi e via dicendo. Quanto potrà resistere Renzi in queste
condizioni? Qualche mese, qualcuno dice un anno. Peccato, due anni fa ci
eravamo preparati a scrivere tutta un'altra storia, non fatta di prese in giro,
furbate e ricatti.
OTTOBRE AGGIUSTAMENTO CONTI DI 50MLD, SARA’ AUTUNNO NERO RENZI
Lo si sapeva già dalla scorsa estate che la
congiuntura economica mondiale avrebbe volto al peggio, ma nonostante ciò
Matteo Renzi a ottobre ha fatto una Legge di stabilità tutta irresponsabilmente
in deficit, ipotizzando un tasso di crescita nominale del Pil italiano
irrealistico tanto per il 2015 quanto per il 2016. Nel 2015, infatti, la
crescita reale non è stata dello 0,9% previsto dal governo, ma solo dello 0,6%
e l’inflazione non è stata 0,3%, ma 0,1%. Pertanto, la crescita nominale (Pil
reale + inflazione) non è stata dell’1,2%, ma dello 0,7%: un errore di stima,
da parte di Renzi e Padoan, di mezzo punto di Pil. Significa che servirà una
manovra correttiva in primavera da 4-5 miliardi.
Allo stesso
modo, come ha detto ieri l’Ocse, ma purtroppo vedremo una lunga serie di
revisioni al ribasso nel corso dei prossimi mesi, il Pil reale dell’Italia nel
2016 non sarà dell’1,6% previsto dal governo, ma solo dell’1%, e l’inflazione
non dell’1%, ma al massimo dello 0,3%. Ne deriva un tasso di crescita del Pil
nominale, quello che conta ai fini del rispetto dei parametri europei,
dell’1,3%, pari esattamente alla metà del 2,6% previsto dal governo. Questo
significa che la Legge di stabilità del prossimo ottobre dovrà contenere un
aggiustamento dei conti pubblici di 40-50 miliardi.
Tra manovra e
referendum, sarà l’autunno nero di Matteo Renzi.
HA PENSATO SOLO A CONSENSO INTERNO E NO A NUOVA VISIONE EUROPA
Come agisce il governo Renzi
in merito al sistema bancario? Gennaio 2015. Primo decreto legge sulla
trasformazione delle popolari. Poi c’è il decreto legislativo sul bail in. Poi
c’è il decreto legge di novembre, il cosiddetto ‘salva banche’, collocato in
legge di stabilità e diventato così legge. E che verrà cambiato con un altro
provvedimento. E poi abbiamo il decreto legge sulle BCC approvato lo
scorso 11 febbraio e che sta facendo divertire, diciamo così. Sto studiando queste cose. Sto studiando queste vicende. Emerge un modo
non proprio limpido, non proprio chiaro, non proprio per gli interessi del
Paese, del governo Renzi di trattare il problema banche. Soprattutto, così
racconta qualche uccellino, dicono che il decreto ultimo sulle Bcc possa
servire, forse, a comprare a prezzo di saldo il Monte dei Paschi di Siena. A
pensar male si fa peccato, con quel che ne consegue…
Il fatto che Renzi abbia
operato con questi 4 provvedimenti in modo non trasparente, con errori
macroscopici, indebolendo il nostro sistema bancario, lo stiamo vedendo in
borsa. Un governo che opera con questa improntitudine, e con questo conflitto
d’interessi. Non solo su Banca Etruria, ma anche su altre strane cose. Per
questo ho chiesto la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario
italiano.
Il giorno dopo anche Renzi
disse di volere una Commissione d’inchiesta. Dopo di ciò non se ne è più
parlato. Il Pd alla Camera non ha presentato nulla. Tutto sembra sopito. Visto
che Renzi qualche giorno addietro ha fatto delle accuse molto pesanti nei
confronti di due banche tedesche, dovrebbe far seguire i fatti alle sue parole
e fare una Commissione parlamentare d’inchiesta. Altrimenti si dimostrerà una
tigre di carta. Vogliono fare quello che hanno fatto nel 2011. Prima era lo
spread e le nostre aziende, adesso sono le banche. E per fare tutto questo
hanno bisogno di alcuni agenti interni che aprano, diciamo così, le porte. Quindi
subito Commissione parlamentare d’inchiesta. Presidenza a un esponente
dell’opposizione, e in sei mesi si potrebbe avere chiarezza su tutto. Nel passato le banche non potevano fallire,
nel passato gli Stati non potevano fallire. Da quando una passeggiata a
Deauville, a inizio della crisi americana, fece dire a due capi di Stato Merkel
e Sarkozy che due Stati possono fallire, vuol dire che possono fallire anche le
banche. Gli Stati emettono titoli pubblici, sicuri solitamente perché dietro
c’è uno Stato. Un cittadino compra questi titoli perché sono solvibili ed
esigibili. All’inizio della crisi americana, che gli americani risolvono
immettendo liquidità nel sistema: sporchi, maledetti e subito. La Fed americana
nel 2007-2008 evitò il collasso comprando sul mercato titoli degli istituti
bancari, lasciandone fallire uno come simbolo che il mercato c’era, e salvando
tutti gli altri. Aiuto di Stato, perché il mercato aveva fallito. L’Europa
questa lezione non l’ha imparata. E anche l’Italia ha pagato per questo.
RENZI CHIEDE APPLAUSO COME COMICI UN PO' GIU' DI CORDA
Al 31 dicembre
2015 sono 40.498 le imprese iscritte nel Registro delle Imprese di Ravenna, 236 in meno rispetto alla stessa data
dell’anno passato. Il calo è stato
determinato da un saldo negativo tra cessazioni e nuove iscrizioni di 116 unità a cui si sono aggiunte le
ulteriori cancellazioni di ufficio di posizioni inattive da anni. Al netto di
queste ultime il tasso di variazione nel 2015
è risultato del -0,28%. Confrontando questo dato con quello degli ultimi anni,
-0,34% nel 2014 e -1,20% nel 2013, se ne ricava un quadro che permane negativo,
ma con una tendenza al miglioramento.
Rispetto al 31 dicembre 2014 gli unici settori che presentano un segno positivo
nella variazione del numero di imprese registrate appartengono al terziario
avanzato. Si tratta di imprese operanti nel settore turistico, creditizio e
assicurativo e dei servizi alla persona, servizi all'impresa e professionali.
L'incremento più rilevante interessa le imprese dei servizi alla persona (+69 unità, pari al +2,4%). A seguire le
imprese turistiche (alloggio e
ristorazione) crescono di 44 unità (+1,3%), quelle dei servizi alle imprese (attività finanziarie, informatiche
professionali, immobiliari) di 31
unità (+0,6%) e infine quelle del credito
e assicurazioni di 12 unità (+1,7%). Tra i settori maggiormente in
sofferenza si segnalano l'agricoltura, le costruzioni e il commercio. L'agricoltura negli ultimi dodici mesi
fa segnare -141 imprese (-1,9%). Il
settore edile perde altre 117 imprese
(-1,9%). Il commercio si riduce
di 83 unità (-0,9%) mentre il
settore dei trasporti e spedizioni
diminuisce di 34 unità (-3,5%) allungando anch'esso un trend negativo in
atto da tempo. Il settore industriale si
riduce di 49 unità (-1,9%). Al suo interno le attività manifatturiere più
colpite sono quelle della fabbricazione di prodotti in metallo, di materiali da
costruzione, di altri mezzi di trasporto e quelle alimentari e delle bevande.
Il settore più in salute è quello della gomma e plastica e della moda. Per
quanto riguarda le aree territoriali della provincia, nel 2015 tutte sono state
interessate da una riduzione del numero di imprese. Quella ravennate è
interessata dalla perdita – in termini relativi – più contenuta (-0,2%) seguita
dalla Romagna faentina (-0,6%) e infine dalla Bassa Romagna (-1,2%). Tra i
comuni più grandi della provincia solo Cervia mostra una variazione positiva,
negativi Ravenna, Faenza e Lugo. Nel comparto artigiano la flessione nel numero
delle imprese registrate è risultata più pesante in termini relativi rispetto
alla media generale. Al 31 dicembre 2015 le imprese artigiane registrate sono
10.777 ovvero 195 in meno nel confronto con il dicembre 2015
pari ad una diminuzione dell' 1,8%. Le imprese femminili sono invece
risultate 8.249, in
crescita di 18unità rispetto alla stessa data dello scorso anno (+0,2%).
Appartengono per la maggior parte ai settori del commercio (il 27,2%) , segue
l'agricoltura (15%), i servizi alla persona (15%) e il turismo (13,9%). Anche
in questa fase si conferma positivo il
saldo delle imprese con titolare straniero o a maggioranza dei soci straniera.
Al 31 dicembre 2015 sono iscritte 4.223 imprese straniere nel Registro imprese
di Ravenna: 59 in
più rispetto alla stessa data dello scorso anno (+1,4%). I settori di attività
nei quali la quota di imprenditoria straniera è più rilevante sono quelli delle
costruzioni (27,8%), del commercio (16,1%) e del turismo (8,9%). Al 31 dicembre
2015 sono 2.717 le imprese giovanili
registrate a Ravenna. Negli ultimi 12 mesi il loro numero ha subito una
flessione di 125 unità pari al -4,4% rispetto alla stessa data dell’anno
precedente, il che si giustifica principalmente con la perdita dei requisiti
per la definizione di “giovanile” ovvero il superamento della soglia dei 35
anni da parte di soci e titolari. Appartengono prevalentemente ai settori del
commercio dove ne sono presenti 798 (il 29,4% del totale delle imprese
giovanili), delle costruzioni, 634 (23,3%) e del turismo 333 (12,3%).
LIBRI IN DISCARICA A BRISIGHELLA.
Isola ecologica brisighella
Nei giorni
scorsi ho portata all’ isola ecologica di Brisighella, plastica e carta negli appositi contenitori,
per la raccolta differenziata. Nel cassone della carta ho trovato e raccolto
alcuni di leggi del 1867, 1869 e 1930 e
visto tanti. Chiesto informazioni all’operatore di Hera è risultato che il materiale era stato portato dagli
operai del comune di Brisighella, perché stanno
svuotano l’archivio !
venerdì 19 febbraio 2016
LE SPESE SOSTENUTE PER ELEGGERE IL SINDACO DI FAENZA: RECORD PD.
LA BATTAGLIA per diventare Sindaco
di Faenza nelle scorse elezioni è costata alle forze politiche in campo oltre
65 mila euro. Il computo preciso delle spese e stato solo ora certificato Conti, che ha valutato la provenienza dei
finanziamenti e ne ha accertato la regolarità, seppur con qualche piccolo appunto. stilare il documento,
il collegio dei magistrati ha passato al settaccio la documentazione e le
fatture e gli scontrini, arri-entro il termine fissato a dicembre 2015.
Scendendo nel detta- sostenere il
sindaco Giovanni Malpezzi al primo turno e al ballotaggio è costato al Partito
democratico quasi 44 mila euro, pratica il
limite massimo consentito dalla legge moltiplicando un euro gli iscritti all’anagrafe
avevano diritto al voto. Soldi che il partito ha interamente prelevato dalle casse e senza ricevere contribuiì specifici
per la campagna Pd ha le mani bucate sfiora il massimo
consentito per le spese elettorali Ecco quanto è costata nel 2015 la corsa a
sindaco , mentre le altre liste collegate, Italia dei valori e La ma Faenza, hanno impiegato rispettivamente
1.626,88 e 188 euro, attingendo anche in questo caso dalle risorse interne. Insieme per cambiare ha invece
dichiarato di aver affidato ai singoli
candidati il compito di promuoversi presso gli elettori, venendo esentata per legge
dall'obbligo di rendicontazione.
lottaggio è costato molto considerando gli 8.200
euro messi a disposizione dalla Lega Nord e i 900 euro forniti dalla lista
Padovani Sindaco. La Corte dei conti ha rimarcato la mancanza della docu
mentazione bancaria a supporto delle fatture inviate dalla Lesa, anche se il
parere definitivo è dì conformità alla
normativa. Leggermente distanziato e Edward
Jan Necky, supportato dalla lista di
sinistra L'Altra Faenza, che ha fare
affidamento su 7.028,72 euro donati
dai sostenitori. Meno sostanzioso il budget del terzo favori to nelle
previsioni alla vigilia del voto,
Massimo Bosi, per il quale il Movimento
5 stelle ha messo a disposizione 2.772,28
euro, raccolti in occasione dei
frequenti incontri pubblici e 'banchetti
con offerta libera. ALQUANTO leggera anche la discesa nell'agone politico
di Tiziano Cericola-alla guida di Rinnovare Faenza, nonostante l’appoggio di Forza Italia, Nuovo Psi, Fratelli d'Italia, Alleanza nazionale e Popolari per
l'Italia. Anche se la rendicontazione è parzialmente incompletà, ma non tale da
meritare sanzioni, Cericola ha
investito 1.480,40 euro a livello locale e si è dovuto accontentare di appena
723,33 euro stanziati dalla segreteria
nazionale degli azzurri di Silvio Beriusconi. Campagna del tutto 'fai da tè,
infine, quella delle rimanenti liste in lizza. Forza Nuova con Mirco
Santarelli, Io Faentino di Alessio Grillini e Comitato Faventia di Emanuele
Visani, dove ciascun candidato ha pagato da se.
LISTA CIVICA”CAMBIAMO INSIEME “ PER CASTEL BOLOGNESE: “ PER IL CENTRO SERVE UN PROGETTO COMPLESSIVO”
La Lista Civica “Cambiamo Insieme” per Castel
Bolognese interviene nel dibattito rigurdante le ipotesi
progettuali su piazza Bernardi e piazza Fanti presentate dall'amministrazione
alla cittadinanza il 5 febbraio. Scrive la Lista civica: "Per noi la
riqualificazione del centro storico, ossia l’agglomerato all’interno del
perimetro delle vecchie mura, deve essere complessiva e a 360 gradi. Devono
essere prese in considerazione la Viabilità in senso lato, il Commercio, i Recuperi
Edilizi per incentivare le persone a riabitare in centro e non solo, la
riqualificazione di tutte le Piazze (Bernardi, Fanti, Borghi, Camerini,
collegandole tra di loro), la riqualificazione dei Portici e di tutte le
Strade, l’Illuminazione, il Verde, la Vita sociale, le Manifestazioni, gli
Eventi, le Sagre, ecc…!!! La rivitalizzazione e il recupero di un centro
storico deve avvenire con la sinergia di tutti questi fattori e con il loro
contemporaneo sviluppo". "Tra le altre - fa sapere "Cambiamo
insieme" - cose abbiamo suggerito di rivedere l’uso degli spazi al piano
terra nel Chiostro Comunale; di dare incentivi e sgravi fiscali per le attività
commerciali; rivedere la zona dell’ospedale, il parcheggio in piazzale Roma, il
transito e la sosta delle corriere, la sistemazione del mercato, la
riqualificazione di via Ginnasi. Quando si parla di Identità del Paese noi
crediamo che la forza del nostro centro storico, interamente progettato sul
finire del XIV secolo, consista nel recupero e nella rigenerazione del sistema
delle piazze, del sistema dei portici e del sistema di aggregazione degli
isolati. Riguardo la via
Emilia, che divide quasi a metà il centro, da tempo e in attesa
di una fantomatica circonvallazione proponiamo di adottare soluzioni
alternative come quella di chiuderla sempre il sabato e/o la domenica, di farla
diventare a senso unico utilizzando come senso contrario viale Umberto I,
rendere gratuito il tratto autostradale tra Imola e Faenza almeno per i
FORZA ITALIA, “ ALBERGHINI BUON CANDIDATO, PRONTI A SOSTENERLO”
Il Responsabile Provinciale di Forza Italia Bruno Fantinelli e il Capogruppo in Consiglio comunale Alberto Ancarani hanno dichiarato la loro piena approvazione alla scelta del candidato sindaco di Lega Nord e Lista per Ravenna ricaduta su Massimiliano Alberghini: “Massimiliano Alberghini corrisponde al profilo civico che Lega Nord e Lista per Ravenna avevano sin dall’inizio delineato e che aveva trovato da subito consenso da parte nostra – spiegano Fantinelli e Ancarani -. Restiamo in attesa di incontrarlo e di meglio conoscere la proposta programmatica che egli intende fornire alla città, fiduciosi che essa possa essere sostenuta da Forza Italia alla luce del comune sentire già dimostrato fra il nostro movimento e le due realtà che hanno lanciato il candidato, una delle quali alleato storico e naturale di Forza Italia già a livello nazionale. Il candidato sindaco Alberghini sconta probabilmente un piccolo deficit di riconoscibilità nel mondo politico, mentre è ben radicato nell’associazionismo e nel mondo delle categorie professionali – continuano -. Non vi sono dunque ostacoli che non possano essere facilmente colmati nelle numerose settimane di campagna elettorale che ci separano dalle elezioni. Poiché l’intera Forza Italia, dal nazionale al regionale al locale è unita nella volontà di perseguire l’obiettivo di un’ampia alleanza con la Lega Nord, ma anche con tutti gli alleati storici, fra cui Fratelli d’Italia, tenendo conto di un attore importante sul nostro territorio come Lista per Ravenna non sussistono più ambiguità di sorta sulla posizione del nostro movimento.
Per tutti questi motivi, una volta incontrato il candidato e condiviso il programma, sarà necessario ufficializzare l’alleanza il prima possibile per iniziare la campagna elettorale con pari dignità di tutte le forze che lo sosterranno.
Forza Italia è pronta a dare il proprio contributo.”
HA PENSATO SOLO A CONSENSO INTERNO E NO A NUOVA VISIONE EUROPA
"La domanda politica popperianamente verificabile è: cosa ha fatto lei, cosa ha fatto il suo Governo in questi due anni per cambiare questa Unione Europea? Non chiacchiere, non frasi che suonano bene, non Telemaco. Fatti".
Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, intervenendo in Aula a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio.
"Cosa ha fatto lei in due anni? Ha interpretato il suo ruolo in Europa in maniera retorica, miope, variabile, a seconda delle convenienze. Pensando molto più ai riflessi sul consenso interno che a una nuova visione dell'Europa", ha aggiunto Brunetta. BREXIT E IMMIGRAZIONE SONO FALLIMENTI DELL'UNIONE EUROPEA "La Brexit indica un assetto dell'Unione a geometrie variabili, e che a determinare le scelte degli Stati membri non sono più gli ideali, il senso comunitario dei padri fondatori, ma l'opportunismo. Il secondo, i migranti, ci riporta a un'emergenza a cui l'Europa non ha saputo dare risposte, con l'unico risultato della costruzione di muri e di cancelli, ivi compreso il muro al Brennero".
"Gliene ha parlato l'altro giorno il Primo Ministro austriaco? E' mai successo che un muro sia stato messo nelle frontiere rispetto ad un Paese fondatore dell'Unione? E lei non ha detto nulla signor Presidente del Consiglio. E' a rischio Schengen, ma con Schengen è a rischio l'Europa".
"E' il solito modo dell'Europa di rispondere alle crisi: troppo poco e troppo tardi. Con gli effetti collaterali che ne derivano: disgregazione politica, economica e sociale. Purtroppo da queste crisi l'Europa sembra non aver imparato nulla se Paesi importanti come la Gran Bretagna minacciano di uscire dall'Ue, e il fenomeno resta tragicamente irrisolto e i mercati finanziari sono ancora ogni giorno in forte tensione".
RENZI CHIEDE APPLAUSO COME COMICI UN PO' GIU' DI CORDA
"Lei oggi ha iniziato con piccola gaffe. Ma la cosa più grave è che lei ha dovuto chiedere l'applauso sul Jobs Act, perchè nessuno aveva ritenuto di applaudirla su quel punto, semplicemente perchè nessuno le crede più, neanche il suo partito". Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, intervenendo in Aula a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio."Mi fa tenerezza quella sua richiesta di applauso, come quei comici un pò giù di corda che quando non fanno ridere chiedono l'applauso e spiegano: 'guardate che questa è una battuta'".
martedì 16 febbraio 2016
RENZI TAGLIA LE REVERSIBILITA’ ALLE VEDOVE E LA ESTENDE ALLE COPPIE GAY.
L'ultimo
schiaffo ai pensionati. Renzi taglia lae pensioni di reversibilità alle vedove:
saranno legate all'Isee. Nel frattempo il ddl Cirinnà la estende alle coppie
gay. L'ira di Gasparri: "Ingiustizia sociale che va a colpire le persone
più deboli"
Sergio Rame - "È
incredibile che il governo italiano stia pensando di tagliare le pensioni di reversibilità per i vedovi e le vedove e al tempo stesso
le estenda alle coppie
gay".
Maurizio Gasparri
smaschera Matteo Renzi.
Esponenti vicini al premier vogliono rivedere le pensioni di reversibilità,
ovvero quelle erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che muore avendo
maturato i requisiti per l'assegno. Peccato che, una volta approvato il ddl Cirinnà sulle unioni
civili, le coppie omosessuali godranno della reversibilità che viene, invece
tagliata alle vedove.
Non nappena la proposta
renziana di legare all'Isee
le pensioni di reversibilità è arrivata in Commissione Lavoro alla Camera, il
centrodestra è insorto. "Così
fregano migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove, rubando
contributi effettivamente versati, per anni - tuona Matteo Salvini - un governo
che fa cassa sui morti mi fa schifo". Palazzo Chigi ha
provato a spegnere le polemiche spiegando che, "se ci saranno interventi di razionalizzazione, saranno
solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra
poveri". "La
delega del governo dà non toglie", assicura lo staff del
premier ricordando che il governo ha stanziato per la prima volta un miliardo
di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà. "Inoltre - viene ricordato a Palazzo
Chigi - qualsiasi intervento varrà solo sulle prestazioni future e non su
quelle in essere, che quindi non verranno toccate". Le
rassicurazioni della presidenza del Consiglio non convincono le opposizioni.
Anche perché, come fa notare Gasparri, il governo da una parte taglia le
pensioni di reversibilità a vedovi e vedove,
dall'altra le estende alle coppie gay. "Renzi
ci spieghi i motivi di questo vergognoso atto di ingiustizia sociale che va a
colpire le persone più deboli - tuona il senatore di Forza Italia - per
privilegiare pochi si danneggiano tanti". Chi è stato
privato di un affetto ora rischia anche di non avere più ciò che economicamente
gli spetta per continuare ad andare avanti. Nel frattempo, però, il ddl Cirinnà
sulle unioni civili
amplia la platea dei beneficiari in termini imprevedibili e suscettibili di
ulteriori comportamenti opportunistici. "Invece
di tagliare sprechi e privilegi, a partire dalla vergogna delle pensioni d'oro - tuona Giorgia Meloni di Fratelli
d'Italia - Renzi e la sinistra se la prendono con la povera gente e continuano
a fare marchette alle lobby e alle banche".
La mossa dei renziani
scontenta alle le associazioni omosessuali che, pur godendo dei privilegi
introdotti dal ddl Cirinnà,
temono di vedersi ridurre garanzie e tutele. "Da una parte si mette sulla carta un diritto, quello
alla reversibilità, dall'altra lo si abolisce - tuona Fabrizio Marrazzo,
portavoce di Gay Center - si vuole smantellare lo stato sociale lasciando
soprattutto gli anziani senza assistenza".
PARLAMENTARI LAVORANO POCHISSIMO
di Arrigo Antonellini - Lo dice Napolitano, lo mette in prima
pagina SKY TG24
La rete televisiva in diretta che tra l'altro ci dice in diretta cosa
ne pensano gli italiani, mentre sapere cosa ne pensano i lughesi sulle tante
cose che incidono sulla loro qualità della PD lo sanno in Rocca, al Pd....
Questa volta il tema è quanto lavorano i nostri parlamentari, tre
giorni la settimana, che come tutti sappiamo è di sette, di giorni.
Ma negli altri giorni devono lavorare sul loro territorio!
Ogni quanto siete con i nostri parlamentari, quelli che abbiamo mandato
noi, parlate, vi confrontate, con loro? Arrigo Antonellini
LA SINISTRA SEMPRE LA STESSA: COTIGNOLA, LE MINORANZE NON VOTANO IL BILANCIO
I gruppi
consiliari di minoranza a Cotignola abbandona l'aula durante l'approvazione del
bilancio di previsione La normativa
vigente impone che i documenti del bilancio preventivo vengano presentati ai
consiglieri almeno 20 giorni prima della sua approvazione, e così sarebbe
stato, se non fosse altro che due giorni prima del Consiglio comunale di
votazione del bilancio, fissato per l’11 febbraio, l’amministrazione decide che
aveva scherzato e invia una nuova serie di documenti, nei quali, tra diversi
refusi, modifica clamorosamente l’intero allegato al Programma triennale Opere
Pubbliche già approvato il 15 ottobre dalla giunta e pubblicato sull’albo
pretorio. Come si può chiedere ai consiglieri di analizzare
documenti così importanti in soli due giorni e senza che venga offerta nessuna
spiegazione in merito alle modifiche? E perché dell’intenzione di modificare i
documenti non viene fatto cenno durante la capigruppo del 5 febbraio, appena
due giorni prima delle variazioni? Il segretario comunale con nonchalance
risponde: “erano bozze” A questo punto,
nonostante le minoranze chiedano il rinvio del consiglio per palese
illegittimità in quanto la stessa delibera che si chiede di votare nega vi
siano state modifiche al programma dei lavori pubblici, variazioni ampiamente
illustrate durante il consiglio comunale dalle minoranze, il segretario
comunale, attesta a verbale che è tutto in regola e il bilancio può essere
votato e che non temono eventuali esposti a cui in genere non viene dato alcun
seguito. A seguito dell’uscita delle minoranze dal consiglio, in poco più di
un’ora, l’amministrazione si vota da sola un bilancio di circa 10 milioni di
euro e subito dopo viene vista al bar a brindare.
Il consigliere Stefano Foschini, del gruppo Consiliare Libera Lista, ritiene questo comportamento irrispettoso nei confronti dei cittadini, in quanto “questa amministrazione dimostra in questo modo la leggerezza con cui tratta abitualmente i soldi pubblici, in maniera spregiudicata e senza alcun tipo di trasparenza. Già nel 2013” – prosegue il consigliere – “feci sospendere l’approvazione del bilancio con relativo esposto alla Corte dei Conti e all’Ispettorato del Ministero della Funzione Pubblica”
Il consigliere Stefano Foschini, del gruppo Consiliare Libera Lista, ritiene questo comportamento irrispettoso nei confronti dei cittadini, in quanto “questa amministrazione dimostra in questo modo la leggerezza con cui tratta abitualmente i soldi pubblici, in maniera spregiudicata e senza alcun tipo di trasparenza. Già nel 2013” – prosegue il consigliere – “feci sospendere l’approvazione del bilancio con relativo esposto alla Corte dei Conti e all’Ispettorato del Ministero della Funzione Pubblica”
lunedì 15 febbraio 2016
NUOVO ALLARME PER I LUPI
Lupo fotografato a S. Eufemia vicinanze passaggio a livello
Attacchi alle greggi. Capi
dilaniati a Riolo Brisighella e Casola
. Che il carnefice sia un lupo o un
cane inselvatichito non cambia alla fine poi molto, le vittime sono spesso le
greggi di ovini e caprini presentì sull'Appennino faentino, soprattutto quando
si trovano allo stato brado. A pagarne le conseguenze sono invece gli allevatori che, dalle greggi,
traggono economia e fatturato per mandare avanti le proprie aziende.
Secondo la Coldiretti, «negli
ultimi tempi due aggressioni si sono verificate nel Brisighellese, uno nella
valle della Sintria nei pressi di Zattaglia e l'altro nella valle alta del Lamone;
altrettanti nel comune di Casola, ovvero nella valle del Senio, ai confini con
Palazzuolo. E anche il territorio di
Riolo Terme, pur essendo più a valle, non è immune dal fenomeno». Altri episodi
non sarebbero neppure stati denunciati perché sarebbe un ulteriore danno pagare
lo smaltimento della carcassa. Il fenomeno appare fuori controllo. Diverse le
interpellanze e le proposte a livello regionale per la Risoluzione sulla quale non mancano le
polemiche in quanto ritenuta «un'azione di propaganda» Di certo tra i primi a
sollevare la questione fu la Coldiretti. «Già nel maggio scorso ci fu una prima
mobilitazione - afferma il direttore
provinciale, Walter Luchetta -: segnalammo casi di attacchi a greggi e pericoli
perfino nella mobilità e viabilità. Ora è bene che qualcosa si muova e che vi
sia chiarezza sulla popolazione dei lupi e dei cani inselvatichiti. Per quanto
riguarda questi ultimi, siamo per la loro completa eradicazione, perché in
Italia ci sono stati addirittura dei morti a causa di attacchi portati da
questi predatori. Il problema è serio. Ma anche per il lupo occorrono
provvedimenti r normtive adeguate.
NON E’ CRISI: E’ TRUFFA! E IN QUANTO TALE NON E’ UNA COSA PASSEGGERA.
L’automazione, industriale e dei
servizi, da tecnologici macchinari per le produzioni, fino alle casse
automatiche che ormai troviamo ai caselli autostradali e nei supermercati,
hanno certamente sottratto alla collettività numerosi posti di lavoro. E di questo, ne hanno beneficiato in pochi,
ovvero i grandi gruppi industriali, che grazie all’automazione
hanno triplicato, quintuplicato, decuplicato – in alcuni settori anche di più – la produttività,
riducendo i costi, mentre per
i lavoratori le condizioni di lavoro non sono migliorate, e l’orario di lavoro
non è diminuito.
Ma il problema non è solo
questo. Le grandi aziende hanno spostato le produzioni laddove il costo del
lavoro è basso, fenomeno
che riguarda non solo le fabbriche, ma un numero sempre più ampio di servizi,
per esempio i call center, spostati in nord Africa ed in Albania.
Le aziende che hanno
delocalizzato, oltre ad avere lasciato persone senza lavoro, hanno posto fuori
mercato le aziende rimaste, che non possono competere con chi produce dove il
costo del lavoro e le tasse sono tre/quattro volte inferiori. Molte piccole aziende, quelle che da
sempre hanno costituito l’ossatura dell’economia italiana, sono chiuse, o
stanno chiudendo. Ed il fenomeno delle delocalizzazioni non è cessato:
quasi ogni settimana apprendiamo di qualche azienda che lascia a casa decine,
centinaia, talvolta migliaia di lavoratori per andarsene verso altri lidi, dove
aumentare i margini di guadagno. Come
hanno dimostrato alcune inchieste – per esempio anche di Report – delocalizzano
IERI LO SPREAD, OGGI LE BANCHE. COSÌ BERLINO SI MANGIA L’ITALIA
Renato
Brunetta - In una unione monetaria, quale è l’Eurozona, la
condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici
richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la
condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire. Perciò,
come abbiamo detto, sosteniamo l’importanza fondamentale della implementazione
in Europa di una garanzia comune sui depositi, come avviene (e funziona!) negli
Stati Uniti per far fronte a episodi di “panico finanziario”, nell’ambito di
una vera unione bancaria, non costruita a immagine e somiglianza delle
debolezze e degli egemonismi teutonici.
Tre vie, quelle illustrate, che
consigliamo modestamente al presidente Renzi di seguire fin da subito: ne va
della sopravvivenza stessa della moneta unica. Se l’Italia affonda trascina con
sé pure l’euro. Nel 2012 siamo riusciti a salvarlo dall’implosione non grazie a
Monti, del tutto inutile presidente del Consiglio di obbedienza merkeliana, ma
grazie all’azione della Bce di Mario Draghi, voluto a quel posto da Berlusconi.
Oggi tocca ai governi salvare le loro economie e l’Europa dalla cospirazione in
atto (copyright sempre di Draghi).
Si dia una mossa Matteo Renzi su
questi obiettivi, piuttosto che incontrare ridicolmente i leader europei, con
l’unico scopo di ricevere solidale pietà per la sua Legge di stabilità in
deficit. Non ne esce bene: in Europa ormai lo deridono e lo ignorano tutti.
Cambi verso, questa volta veramente. O la crisi spazzerà via con lui l’Italia.
A noi interessa solo l’Italia. Per Renzi la strada è già segnata:
a
ottobre, manovra shock e referendum sulla riforma costituzionale lo manderanno
a casa.
IL ROTTAMATORE DI D’ALEMA ROTTAMATO DA D’ALEMA
Clamoroso restroscena de
“Il Foglio”: Letta, Prodi e D’Alema stanno lavorando per insediare un tecnico
alla guida del governo
Ci
sta che Matteo
Renzi possa essere preoccupato dopo i tanti e ripetuti
segnali di queste ultime settimane. A partire da Giorgio Napolitano
che, ha sollecitato il premier a una maggiore «accortezza» con l’Europa e
con Angela Merkel, invitando però a non fare «analogie» tra il
Berlusconi del 2011 e il Renzi di oggi.
L’ex capo dello Stato, insomma, ha voluto smentire i timori di chi pensa che
sia in atto un’operazione per far saltare il governo Renzi. D’altra parte, è
proprio questo il sospetto che ieri campeggiava sulla prima pagina del Foglio,
quotidiano solitamente informatissimo sulle cronache renziane, al punto che più
d’una volta ne ha anticipato le mosse . Si racconta di un forte pressing presso
l’establishment europeo da parte dei tre ex premier Romano Prodi, Massimo D’Alema
e Enrico
Letta, uniti dall’obiettivo comune di voler commissariare Renzi
e sostituirlo con un tecnico alla Mario Monti (il nome che rilancia Il Foglio è
quello dell’attuale presidente dell’Inps, Tito Boeri).
Uno scenario non nuovissimo, ma ora avvalorato anche dall’inner circle del
premier. E di segnali, in questo senso, ce ne sono stati. Dalle brusche
oscillazioni dei mercati e di Piazza Affari fino al sali e scendi dello spread
tra titoli di Stato italiani e tedeschi, uno dei principali indicatori per
capire i segnali che arrivano dalla burocrazia (…)(…) di Bruxelles. Ma la
tempesta potrebbe essere perfetta anche per l’imminenza di una
MELA VERDE: BRISIGHELLA E LA MORA ROMAGNOLA NELLA PUNTATA IN ONDA IL 7 FEBBRAIO 2016
Puntata del 7 febbraio. Ellen ci
porta nello Stelvio Trentino per raccontarci di un agriturismo particolare,
Edoardo si trova in Romagna.. Guarda…
Il video inizia con la
presentazione di Beatrice e la sua mamma che preparano le minestre e presentano
i prodotti di troia romagnola fatta dal fratello –allevatore per anni
responsabile della COPAF – poi si vede l’allevamento della troia mora della fattoria
Palazzo a Zattaglia ai piedi di Monte Mauro nel Parco della Vena del
Gesso, annualmente (come
dichiarato) dal responsabile vengono
svezzate e macellate 10 more romagnole
alla settimana e (520 annue) allo stato
brado azienda realizzata nel con finanziamento regionale (non si conosce
l’importo). La lavorazione avviene nel laboratorio posto in Via Pontenono, non
è indicata se la macellazione avviene nel macello della Copaf (nato con la
Troia mora) in via Masironi o altrove; la lavorazione dei sughi e stinco di
mora romagnola nel laboratorio officine spadoni a... A Brisighella adiacente al
laboratorio in via Pontenono sorgerà una “pizzeria” i lavori sono in corso. I
prodotti sono commercializzati col
marchio "Officine Gastronomiche Spadoni - 100% Mora Romagnola". sono
venduti in alcuni negozi specializzati e alla Cofra di Brisighella e utilizzati
da alcuni ristoranti.
L’ultime notizie brisighellesi indicano
che l’ex albergo ristorante Gigiolè è stato acquistato dall’imprenditore Spadoni
Un
laboratorio gastronomico per vere specialità
Attualmente
la macellazione dei capi avviene negli spazi del CO.PA.F, il macello pubblico
di Brisighella, mentre la lavorazione delle carni, dei salumi e dei sughi verrà
effettuata presso lo stabilimento di Ponte Nono di Brisighella (2.000 mq di
superficie per oltre 50 capi lavorati al giorno). Un vero e proprio “laboratorio
gastronomico”
per la lavorazione e stagionatura delle carni dove verranno prodotti salumi e
tagli freschi di Mora Romagnola, venduti con il marchio “Morabrada”, e saranno
lavorate anche altre tipologie di carni pregiate.
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