Nerio Tura, ex
direttore Carìtas . «LA POLITICA E’ LA GRANDE ASSENTE
Abbiamo perso oltre duemila posti di lavoro,
la povertà aumenta, il numero degli anziani cresce. Chi fa una sintesi delle
problematiche del territorio e delinea le politiche? Dove sono i pariti, la
classe dirigente, gli imprenditori?». Se Io chiede Nerio Tura, 73 anni, fra i
protagonisti della politica faentina, nelle file della De, fino ai primi anni
Novanta, quando ha lasciato la politica attiva dopo essere stato sindaco per un
breve periodo. Ritiro dalla politica, ma non dall'impegno sociale, con la
Caritas, gli ultimi cinque anni come direttore, incarico da cui si è dimesso
nei giorni scorsi «Anni, quelli in Caritas,che mi hanno arricchito molto dal
punto di vista umano - afferma - e da dove ho osservato il diffondersi di una
cultura che, più che alla condivisione pone all'esclusione. Una cultura che
tende a scartare chi non fa pane del sistema produttivo: l'anziano come la
madre di ire figli, persone che debbono arrangiarsi. In otto parrocchie sono in corso progetti realizzati
alla presa in carico, da pane della
comunità, di queste
per- SODS che spesso necessitano
più di coniano che di aiuto materiale". Tura non nasconde sconforto: «Gli
over 65 sono in crescita, spesso anziani soli o lasciati soli, che fra pochi
anni costituiranno il 34 per cento della popolazione, mille persone di una
parrocchia di 3mila abitanti. A fronte di questa realtà vedo che la tradizione
di solidarietà che ha contraddistinto Faenza presenta diverse crepe». «I
PARTITI sono presi dalla rincorsa al consenso immediato - continua- le loro
scelte sono cone nel tempo. Negli ultimi anni il dibattito politico è stato
tutto impostato su venti rom e 50 profughi, un dibattito che ha condizionato
pesantemente l'azione politica. E intanto la città perdeva duemila posti di
lavoro, diverse aziende, anche importanti hanno chiuso, la rete commerciale si
impoverisce ogni giorno di più, la crisi c è, ma qui il piano è mollo
inclinato». Servono nuove strade, per Tura: «Credo sia tempo - aggiunge - che
Faenza inizi a riflettere sul futuro, a chiedersi quali politiche possono
invertire questa situazione. Le risorse sono poche, è vero ma mi aspetterei un
sussulto d'orgoglio da parte di tutta la società faentina, una voglia di
interrogarsi, unirsi, mettere insieme idee, energie che ci penino a guardare avanti.
Ma per partire davvero, è necessario che la politica smdi la realtà cittadina,
per individuare le scelte necessarie. Smettiamola di inseguire lo slogan del
giorno». Faenza è sempre bloccata su temi come lo scalo merci mai realizzato e
di cui non si intravede il futuro per tempo: «Dello scalo merci si iniziò a
parlare negli anni Ottanta, la mancata realizzazione è dovuta alle difficoltà
incontrate nel dialogo coi diversi dirigenti delle Ferrovie. La politica si può
rimproverare di non aver fatto una squadra territoriale, non solo faentina che
sostenesse il progetto. Purtroppo una politica di alleanze territoriali spesso
è mancata. L'abbiamo visto anche con l'Asl, il baricentro è Forli-Cesena,
Ravenna si difende. Faenza non ha peso. Ora scompare la Provincia, Faenza che
farà? Non si fanno più dibattiti, se- lezione». Una carenza notata dal vescovo
Mario Toso che ha dato il via una scuola di formazione politica. Claudia Liverani
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