Come agisce il governo Renzi
in merito al sistema bancario? Gennaio 2015. Primo decreto legge sulla
trasformazione delle popolari. Poi c’è il decreto legislativo sul bail in. Poi
c’è il decreto legge di novembre, il cosiddetto ‘salva banche’, collocato in
legge di stabilità e diventato così legge. E che verrà cambiato con un altro
provvedimento. E poi abbiamo il decreto legge sulle BCC approvato lo
scorso 11 febbraio e che sta facendo divertire, diciamo così. Sto studiando queste cose. Sto studiando queste vicende. Emerge un modo
non proprio limpido, non proprio chiaro, non proprio per gli interessi del
Paese, del governo Renzi di trattare il problema banche. Soprattutto, così
racconta qualche uccellino, dicono che il decreto ultimo sulle Bcc possa
servire, forse, a comprare a prezzo di saldo il Monte dei Paschi di Siena. A
pensar male si fa peccato, con quel che ne consegue…
Il fatto che Renzi abbia
operato con questi 4 provvedimenti in modo non trasparente, con errori
macroscopici, indebolendo il nostro sistema bancario, lo stiamo vedendo in
borsa. Un governo che opera con questa improntitudine, e con questo conflitto
d’interessi. Non solo su Banca Etruria, ma anche su altre strane cose. Per
questo ho chiesto la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario
italiano.
Il giorno dopo anche Renzi
disse di volere una Commissione d’inchiesta. Dopo di ciò non se ne è più
parlato. Il Pd alla Camera non ha presentato nulla. Tutto sembra sopito. Visto
che Renzi qualche giorno addietro ha fatto delle accuse molto pesanti nei
confronti di due banche tedesche, dovrebbe far seguire i fatti alle sue parole
e fare una Commissione parlamentare d’inchiesta. Altrimenti si dimostrerà una
tigre di carta. Vogliono fare quello che hanno fatto nel 2011. Prima era lo
spread e le nostre aziende, adesso sono le banche. E per fare tutto questo
hanno bisogno di alcuni agenti interni che aprano, diciamo così, le porte. Quindi
subito Commissione parlamentare d’inchiesta. Presidenza a un esponente
dell’opposizione, e in sei mesi si potrebbe avere chiarezza su tutto. Nel passato le banche non potevano fallire,
nel passato gli Stati non potevano fallire. Da quando una passeggiata a
Deauville, a inizio della crisi americana, fece dire a due capi di Stato Merkel
e Sarkozy che due Stati possono fallire, vuol dire che possono fallire anche le
banche. Gli Stati emettono titoli pubblici, sicuri solitamente perché dietro
c’è uno Stato. Un cittadino compra questi titoli perché sono solvibili ed
esigibili. All’inizio della crisi americana, che gli americani risolvono
immettendo liquidità nel sistema: sporchi, maledetti e subito. La Fed americana
nel 2007-2008 evitò il collasso comprando sul mercato titoli degli istituti
bancari, lasciandone fallire uno come simbolo che il mercato c’era, e salvando
tutti gli altri. Aiuto di Stato, perché il mercato aveva fallito. L’Europa
questa lezione non l’ha imparata. E anche l’Italia ha pagato per questo.
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