Renato
Brunetta - In una unione monetaria, quale è l’Eurozona, la
condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici
richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la
condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire. Perciò,
come abbiamo detto, sosteniamo l’importanza fondamentale della implementazione
in Europa di una garanzia comune sui depositi, come avviene (e funziona!) negli
Stati Uniti per far fronte a episodi di “panico finanziario”, nell’ambito di
una vera unione bancaria, non costruita a immagine e somiglianza delle
debolezze e degli egemonismi teutonici.
Tre vie, quelle illustrate, che
consigliamo modestamente al presidente Renzi di seguire fin da subito: ne va
della sopravvivenza stessa della moneta unica. Se l’Italia affonda trascina con
sé pure l’euro. Nel 2012 siamo riusciti a salvarlo dall’implosione non grazie a
Monti, del tutto inutile presidente del Consiglio di obbedienza merkeliana, ma
grazie all’azione della Bce di Mario Draghi, voluto a quel posto da Berlusconi.
Oggi tocca ai governi salvare le loro economie e l’Europa dalla cospirazione in
atto (copyright sempre di Draghi).
Si dia una mossa Matteo Renzi su
questi obiettivi, piuttosto che incontrare ridicolmente i leader europei, con
l’unico scopo di ricevere solidale pietà per la sua Legge di stabilità in
deficit. Non ne esce bene: in Europa ormai lo deridono e lo ignorano tutti.
Cambi verso, questa volta veramente. O la crisi spazzerà via con lui l’Italia.
A noi interessa solo l’Italia. Per Renzi la strada è già segnata:
a
ottobre, manovra shock e referendum sulla riforma costituzionale lo manderanno
a casa.
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