lunedì 15 febbraio 2016

IERI LO SPREAD, OGGI LE BANCHE. COSÌ BERLINO SI MANGIA L’ITALIA


Renato Brunetta - In una unione monetaria, quale è l’Eurozona, la condivisione dei rischi, e tutto quanto ne consegue in termini di sacrifici richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire. Perciò, come abbiamo detto, sosteniamo l’importanza fondamentale della implementazione in Europa di una garanzia comune sui depositi, come avviene (e funziona!) negli Stati Uniti per far fronte a episodi di “panico finanziario”, nell’ambito di una vera unione bancaria, non costruita a immagine e somiglianza delle debolezze e degli egemonismi teutonici.
Tre vie, quelle illustrate, che consigliamo modestamente al presidente Renzi di seguire fin da subito: ne va della sopravvivenza stessa della moneta unica. Se l’Italia affonda trascina con sé pure l’euro. Nel 2012 siamo riusciti a salvarlo dall’implosione non grazie a Monti, del tutto inutile presidente del Consiglio di obbedienza merkeliana, ma grazie all’azione della Bce di Mario Draghi, voluto a quel posto da Berlusconi. Oggi tocca ai governi salvare le loro economie e l’Europa dalla cospirazione in atto (copyright sempre di Draghi).
Si dia una mossa Matteo Renzi su questi obiettivi, piuttosto che incontrare ridicolmente i leader europei, con l’unico scopo di ricevere solidale pietà per la sua Legge di stabilità in deficit. Non ne esce bene: in Europa ormai lo deridono e lo ignorano tutti. Cambi verso, questa volta veramente. O la crisi spazzerà via con lui l’Italia. A noi interessa solo l’Italia. Per Renzi la strada è già segnata:
a ottobre, manovra shock e referendum sulla riforma costituzionale lo manderanno a casa.

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