DEFICIT DI COMPRENDONIO
Davide
Giacalone - La
Commissione europea contesta al governo italiano un deficit di comprendonio.
Mentre la risposta che ci invia non significa affatto che i 231 milioni che
verseremo alla Turchia, a valere sui 3 miliardi complessivi che riceveranno
dall’Unione europea, non andranno a pesare sul deficit. Peseranno e diventeranno
debito. Significa solo che non saranno contabilizzati ai fini del patto di
stabilità. Per il resto, sono problemi nostri. Ancora venerdì scorso, nel corso
della conferenza stampa con il cancelliere della Repubblica federale tedesca,
il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, dopo avere chiamato per
nome proprio un bel po’ di governanti europei, volendo così testimoniare una
scioltezza e una confidenza che, alla lunga, diventano imbarazzanti, ha poi
rivolto una sfida alla Commissione: noi siamo pronti a dare i soldi alla
Turchia, ma abbiamo chiesto di sapere, anche per le vie brevi, come saranno
contabilizzati, senza che sia ancora giunta risposta. Il tono, in quel
passaggio, si allontanava dalla familiarità dei
colleghi in gita aziendale, non si rivolgeva più ad Angela e François, ma
diveniva severo: poffarbacco, rispondetemi. Ed ecco la risposta: quei soldi non vanno a pesare sul patto di
stabilità, così come vi abbiamo già scritto, nella nota di accompagnamento,
alla fine di dicembre. Della serie: se almeno leggeste, si potrebbe evitare di ripetere le
stesse cose. Se si volevano irritare gli interlocutori, senza ottenere nulla
che non fosse già stabilito, non si poteva trovare via più efficace.
Posto ciò, rimane il deficit. Non
sarà messo in colonna fra gli impegni da rispettare con la Commissione, ma
entrerà in quella dei quattrini che chiediamo al mercato e che vanno ad
aumentare il debito pubblico. E se questo capita lo si deve non al fatto che
sopraggiungano nuove e impreviste spese, ma al mancato taglio dei vecchi
sprechi. Cui si aggiungono le nuove dilapidazioni, comprendenti anche i regali
di compleanno. Con ciò non sostengo che quei soldi non vadano dati, ma che ci si è comportati da gradassi del tutto a
sproposito. Nel merito dei soldi alla Turchia, semmai, faccio osservazioni diverse.
Inutile sofisticare se quei fondi vanno a governanti che non sono esattamente
gli eredi di Voltaire. Quando provi a fermare l’immigrazione non collaborando
allo sviluppo delle zone affamate o alla pace di quelle in guerra, ma bloccando
altrove le colonne in viaggio è evidente che assegni ad altri il lavoro sporco
che non vuoi o non sai fare alle tue frontiere. Inutile poi lamentarsi se si
tratta di soggetti discutibili, perché
se non lo fossero non si presterebbero. Il fatto è che se investi i
soldi lontano dalle frontiere che direttamente ti competono poi ne hai meno per
solidificarle. Il che non significa erigere muri, ma istituire controlli e
giurisdizione comuni. Come ripetiamo da anni. Noi italiani dovremmo essere i
primi interessati a quel lavoro, usando tutto il peso della nostra influenza
(che esiste eccome, se usata con criterio) per spingere l’intera Ue a scelte
che direttamente ci interessano e sulle quali si è in grave ritardo. Invece
abbiamo usato la petulanza per chiedere quello che ci era già stato dato,
consistendo in nient’altro che nella gioia di vede aumentare il deficit e il
debito. Osservo anche che i turchi (un
tempo bastione Nato) si sono messi in rapporto conflittuale, ma anche cointeressato
con i russi, talché aumentano le dotazioni militari di questi ultimi a presidio
dell’intera area e del Mediterraneo. In cambio i russi volano per combattere lo
stato islamico, ma per il più bombardano gli avversari dei governanti siriani e
turchi. E noi tutti, europei e non solo italiani, finanziamo un’operazione che
serve a far scendere la nostra influenza e forza. I russi non sono i salvatori
dell’occidente o della cristianità (chiedetelo a Cavour), ma, certamente, un
interlocutore importante. Solo che cedere influenza e mantenere le sanzioni
economiche, quindi arrecarsi due danni incoerenti fra loro, è capolavoro di cui
pochi sono capaci. E non è certo dimostrando deficit di comprendonio che si
pone rimedio. Davide
Giacalone
Nessun commento:
Posta un commento