Noi l’avevamo detto, oggi sul Fatto Quotidiano lo conferma Luca Ricolfi, che è il maggiore esperto di analisi dei dati: il Jobs act è stato un imbroglio, costoso e dannoso.
Il Jobs act doveva ridurre la precarietà e invece, secondo l’analisi di Ricolfi, durante il 2015 il tasso di occupazione precaria, ossia la quota dei lavoratori dipendenti con contratti temporanei, ha raggiunto il massimo storico da quando esiste questa statistica (2004), superando il 14%.
Quanto ai 764.000 posti stabili in più del 2015 decantati da Renzi, questi sono la somma fra il numero delle trasformazioni (578.000) e il saldo fra assunzioni e cessazioni (186.000). Per quanto riguarda le trasformazioni, secondo Ricolfi è vero che quelle del 2015 sono state di più di quelle del 2013 e del 2014, ma se risaliamo anche solo al 2012 (l’anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600.000, ossia un po’ di più di quelle vantate dal governo per il miracoloso 2015. E questo nonostante quello di Monti sia stato un anno di recessione. Resterebbe il saldo di 186.000 contratti stabili in più, ma, dice Ricolfi, sono dovuti alla decontribuzione e non al contratto a tutele crescenti del Jobs act. Inoltre, la modesta ripresa occupazionale si deve al fatto che anche il Pil è tornato a crescere, ancorché poco, più che a specifiche norme volte a favorire l’occupazione.
E poi non bisogna dimenticare, sempre secondo Ricolfi, il decreto Poletti del marzo 2014, che liberalizzava le assunzioni a termine, permettendo molteplici rinnovi. Una misura in direzione opposta a quella del Jobs Act, perché incentiva le assunzioni a tempo determinato.
Tutto sommato, conclude Ricolfi e noi siamo d’accordo, non è valsa la pena di spendere i 2 miliardi per la decontribuzione delle nuove assunzioni nel 2015, che tra l’altro ha un ulteriore costo di 5 miliardi nel 2016 e 5 miliardi nel 2017, per un totale di 12 miliardi, oltre ad aver drogato il mercato del lavoro. E quella del 2015, quindi, potrebbe rivelarsi una “bolla occupazionale”.
Renzi e Poletti, invece di esultare, si vergognino.
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