martedì 9 febbraio 2016

COSA E’ SUCCESSO




Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza era un'organizzazione banca e la carità regionale italiana. Grazie al 1990 riforma del sistema bancario italiano, la banca è diventata una SpA nonché una fondazione bancaria (Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza, o Fondazione Monte Faenza in breve), che il settore bancario è stato fuso con la Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo per formare Banca di Romagna . Poco dopo la banca formò un altro gruppo bancario Cassa di Risparmio di Cesena (CR Cesena). [2] A causa della Banca di Romagna è stata assorbita in CR Cesena nel 2013, la fondazione bancaria ora di proprietà delle azioni di CR Cesena invece.
Storia: La Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza è la continuazione ideale e storica della Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza, la cui istituzione fu promossa nella seconda metà del secolo XV dal Beato Bernardino da Feltre, frate minore di San Francesco. Alla sua fondazione cooperarono il Padre Andrea Ronchi di Faenza, il Vescovo Giovan Battista Canonici di Bologna e Astorgio III° Manfredi, Signore della Città. Il denaro occorrente provenne da spontanee offerte di caritatevoli cittadini e da pubbliche questue. L'atto costitutivo risale al 12 ottobre 1491. Con atto a rogito notaio Mario Bergamini di Faenza in data 27 dicembre 1991 rep. n. 26763 fasc. n. 6342, la Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza ha scorporato in altra società la propria attività creditizia, in attuazione del progetto di ristrutturazione approvato con Decreto del Ministro del Tesoro n. 436305 del 23 dicembre 1991, divenendo in conseguenza del conferimento e con il patrimonio costituito dalla partecipazione definitivamente ricevuta Fondazione.
Le Fondazioni di Cesena, Lugo e Faenza hanno designato i Consiglieri che entreranno a far parte del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Cesena spa concentrando l’attenzione sia sulla professionalità e l’esperienza maturata, sia sulla conoscenza del territorio dove storicamente hanno operato le aziende che anni addietro hanno dato origine al Gruppo Bancario.Sulla scorta di tali indicazioni, l’Assemblea dei Soci che si è tenuta a Cesena ha quindi eletto i nuovi Organi Sociali, completando le designazioni con quelle dei soci di parte privata ai quali sono stati riservati due posti e la Presidenza del Collegio Sindacale. Rispetto alla precedente composizione, la nuova “squadra” ha visto la riduzione di organico da undici a nove membri fra i quali, alla prima riunione, verranno scelti il


Presidente ed il Vicepresidente, che resteranno in carica, come pure i nuovi Organi nel loro complessi, fino all’approvazione del Bilancio 2018. Indicata per la carica di Presidente l’avvocato Catia Tomasetti, riminese di nascita ma che è operativa a Roma dove ricopre incarichi di grande rilievo professionale presso un primario studio legale, con il ruolo di partner, e in qualità di Presidente di ACEA spa, l’azienda dei servizi pubblici di Roma che è pure quotata in borsa. Da esperienze professionali di elevato profilo vengono anche il dott. Francesco Caputo Nassetti e il prof. Lorenzo Frediani. Con un più stretto riferimento al territorio romagnolo, ma al tempo stesso con profili professionali che rispondono appieno ai requisiti recentemente previsti dalla Vigilanza bancaria, sono entrati nel Consiglio di Cassa Cesena l’avv. Giorgio Guerra, esperto di diritto penale societario con studio legale sia a Lugo che a Bagnacavallo, in passato vice Pretore onorario, il faentino dott. Andrea Ragagni, già dirigente bancario ed i cesenati dott. Carlo Comandini, imprenditore, ed il rag. Adolfo Zanuccoli. I soci privati, che si concentrano per più del 75% nella zona del cesenate, sono stati eletti il dott. Maurizio Brunelli ed il dott. Fabrizio Ceccarelli. Le Fondazioni, in questo in perfetta armonia anche con i soci “privati”, hanno adottato un metodo certamente innovativo, privilegiando la designazione di soggetti non impegnati in precedenza con incarichi presso la Cassa e le Fondazioni stesse. Nell’agenda del nuovo Consiglio ci saranno subito tre punti fondamentali per il rilancio dell’Istituto: - il piano industriale che delinei con precisione le strategie commerciali ed organizzative che consentano al tempo stesso di rafforzare il legame storico della banca con il suo territorio di riferimento e di intraprendere nuovi canali distributivi che avvicinino ai servizi ed ai prodotti bancari anche quote sempre maggiori di nuove generazioni; - la ricerca di un gruppo, preferibilmente bancario, con il quale poter stringere una intesa forte e poter arrivare, anche per tappe, alla cessione della maggioranza della banca, in ciò avviando per le Fondazioni il processo di dismissione delle quote di partecipazione eccessivamente rilevanti, non più detenibili a seguito dell’adesione al protocollo di MEF – ACRI dell’aprile scorso; - l’adeguata patrimonializzazione mediante un aumento di capitale che consenta di traguardare gli indici sempre più stringenti che le autorità monetarie europee hanno imposto al mondo delle banche. Nell’Assemblea di lunedì scorso si è percepito un messaggio rassicurante: l’ampia relazione svolta dal Presidente uscente Tommaso Grassi in apertura ha inserito la situazione di difficoltà che sta vivendo la Cassa nel più generale stato di crisi dell’economia in genere e del sistema bancario in particolare. Perdite di valore delle azioni del comparto sono all’ordine del giorno sia fra le banche quotate, sia fra quelle non quotate perché le insolvenze hanno “picchiato forte” ovunque e non tutti gli Istituti erano attrezzati per sostenerne il peso. La Cassa di Cesena, tuttavia, ha ancora un patrimonio solido, pur se inferiore a quello di qualche anno fa, a causa degli accantonamenti per perdite su crediti che sono stati appostati in misura assai elevata: se questi accantonamenti eccezionali hanno rappresentato un problema per gli azionisti, che negli ultimi esercizi hanno visto ridursi fino ad annullarsi il dividendo, hanno però consentito alla banca – diversamente da quanto è successo recentemente per altre anche vicine a noi per dimensione e territorio – di proteggere la vulnerabilità del proprio attivo. “Non solo i correntisti e gli obbligazionisti, ma anche gli azionisti devono stare tranquilli perché il ‘bail in’ non toccherà la Cassa di Cesena: al momento il patrimonio è ben solido e quindi anche gli azionisti, che in caso di liquidazione sarebbero gli ultimi ad essere soddisfatti, sanno che la loro partecipazione al capitale di rischio della banca non è vanificato.” Una cura che ha comportato sacrifici soprattutto negli ultimi bilanci ma che si è dimostrata valida se è vero che il rigore della Vigilanza, certamente accentuato dopo le gravi crisi che hanno coinvolto prima lo scenario europeo e più recentemente anche quello italiano, non ha portato con sé le soluzioni più drastiche ma ha favorito l’adozione di misure adeguate e tempestive per il rilancio di un’azienda che, pur se sta vivendo le difficoltà tipiche del settore, è fondamentalmente sana e tale devono continuare a ritenerla le famiglie, gli operatori economici, gli enti e gli azionisti. Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo

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