Banca
del Monte e Cassa di Risparmio Faenza era un'organizzazione banca e la
carità regionale italiana. Grazie al 1990
riforma del sistema bancario italiano, la banca è diventata una SpA nonché una
fondazione bancaria (Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza,
o Fondazione Monte Faenza in breve), che il settore bancario è stato
fuso con la
Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo per formare Banca di Romagna . Poco dopo la banca formò un altro gruppo bancario Cassa di Risparmio di Cesena (CR
Cesena). [2]
A causa della Banca di Romagna è stata assorbita in CR Cesena nel 2013, la
fondazione bancaria ora di proprietà delle azioni di CR Cesena invece.
Storia: La Fondazione Banca del Monte e Cassa di
Risparmio Faenza è la continuazione ideale e storica della Banca del Monte e
Cassa di Risparmio Faenza, la cui istituzione fu promossa nella seconda metà
del secolo XV dal Beato Bernardino da Feltre, frate minore di San Francesco.
Alla sua fondazione cooperarono il Padre Andrea Ronchi di Faenza, il Vescovo
Giovan Battista Canonici di Bologna e Astorgio III° Manfredi, Signore della
Città. Il denaro occorrente provenne da spontanee offerte di caritatevoli
cittadini e da pubbliche questue. L'atto costitutivo risale al 12 ottobre 1491.
Con atto a rogito notaio Mario Bergamini di Faenza in data 27 dicembre 1991
rep. n. 26763 fasc. n. 6342, la Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza ha
scorporato in altra società la propria attività creditizia, in attuazione del
progetto di ristrutturazione approvato con Decreto del Ministro del Tesoro n.
436305 del 23 dicembre 1991, divenendo in conseguenza del conferimento e con il
patrimonio costituito dalla partecipazione definitivamente ricevuta Fondazione.
Le Fondazioni di Cesena, Lugo e Faenza hanno
designato i Consiglieri che entreranno a far parte del Consiglio di
Amministrazione della Cassa di Risparmio di Cesena spa concentrando
l’attenzione sia sulla professionalità e l’esperienza maturata, sia sulla
conoscenza del territorio dove storicamente hanno operato le aziende che anni
addietro hanno dato origine al Gruppo Bancario.Sulla scorta di
tali indicazioni, l’Assemblea dei Soci che si è tenuta a Cesena ha quindi
eletto i nuovi Organi Sociali, completando le designazioni con quelle dei soci
di parte privata ai quali sono stati riservati due posti e la Presidenza del
Collegio Sindacale. Rispetto alla precedente composizione, la nuova “squadra”
ha visto la riduzione di organico da undici a nove membri fra i quali, alla
prima riunione, verranno scelti il
Presidente ed il Vicepresidente, che resteranno
in carica, come pure i nuovi Organi nel loro complessi, fino all’approvazione
del Bilancio 2018. Indicata per la carica di Presidente l’avvocato Catia
Tomasetti, riminese di nascita ma che è operativa a Roma dove ricopre incarichi
di grande rilievo professionale presso un primario studio legale, con il ruolo
di partner, e in qualità di Presidente di ACEA spa, l’azienda dei servizi
pubblici di Roma che è pure quotata in borsa. Da esperienze professionali di
elevato profilo vengono anche il dott. Francesco Caputo Nassetti e il prof.
Lorenzo Frediani. Con un più stretto riferimento al territorio romagnolo, ma al
tempo stesso con profili professionali che rispondono appieno ai requisiti
recentemente previsti dalla Vigilanza bancaria, sono entrati nel Consiglio di
Cassa Cesena l’avv. Giorgio Guerra, esperto di diritto penale societario con
studio legale sia a Lugo che a Bagnacavallo, in passato vice Pretore onorario,
il faentino dott. Andrea Ragagni, già dirigente bancario ed i cesenati dott.
Carlo Comandini, imprenditore, ed il rag. Adolfo Zanuccoli. I soci privati, che
si concentrano per più del 75% nella zona del cesenate, sono stati eletti il
dott. Maurizio Brunelli ed il dott. Fabrizio Ceccarelli. Le Fondazioni, in
questo in perfetta armonia anche con i soci “privati”, hanno adottato un metodo
certamente innovativo, privilegiando la designazione di soggetti non impegnati
in precedenza con incarichi presso la Cassa e le Fondazioni stesse. Nell’agenda
del nuovo Consiglio ci saranno subito tre punti fondamentali per il rilancio
dell’Istituto: - il piano industriale che delinei con precisione le strategie
commerciali ed organizzative che consentano al tempo stesso di rafforzare il
legame storico della banca con il suo territorio di riferimento e di intraprendere
nuovi canali distributivi che avvicinino ai servizi ed ai prodotti bancari
anche quote sempre maggiori di nuove generazioni; - la ricerca di un gruppo, preferibilmente bancario, con il quale poter
stringere una intesa forte e poter arrivare, anche per tappe, alla cessione
della maggioranza della banca, in ciò avviando per le Fondazioni il processo di
dismissione delle quote di partecipazione eccessivamente rilevanti, non più
detenibili a seguito dell’adesione al protocollo di MEF – ACRI dell’aprile scorso;
- l’adeguata patrimonializzazione mediante un aumento di capitale che consenta
di traguardare gli indici sempre più stringenti che le autorità monetarie
europee hanno imposto al mondo delle banche. Nell’Assemblea di lunedì scorso si
è percepito un messaggio rassicurante: l’ampia relazione svolta dal Presidente
uscente Tommaso Grassi in apertura ha inserito la situazione di difficoltà che
sta vivendo la Cassa nel più generale stato di crisi dell’economia in genere e
del sistema bancario in particolare. Perdite di valore delle azioni del
comparto sono all’ordine del giorno sia fra le banche quotate, sia fra quelle
non quotate perché le insolvenze hanno “picchiato forte” ovunque e non tutti
gli Istituti erano attrezzati per sostenerne il peso. La Cassa di Cesena, tuttavia, ha ancora un patrimonio solido, pur se
inferiore a quello di qualche anno fa, a causa degli accantonamenti per perdite
su crediti che sono stati appostati in misura assai elevata: se questi
accantonamenti eccezionali hanno rappresentato un problema per gli azionisti,
che negli ultimi esercizi hanno visto ridursi fino ad annullarsi il dividendo,
hanno però consentito alla banca – diversamente da quanto è successo
recentemente per altre anche vicine a noi per dimensione e territorio – di proteggere
la vulnerabilità del proprio attivo. “Non solo i correntisti e gli
obbligazionisti, ma anche gli azionisti devono stare tranquilli perché il ‘bail
in’ non toccherà la Cassa di Cesena: al momento il patrimonio è ben solido e
quindi anche gli azionisti, che in caso di liquidazione sarebbero gli ultimi ad
essere soddisfatti, sanno che la loro partecipazione al capitale di rischio
della banca non è vanificato.” Una cura che ha comportato sacrifici soprattutto
negli ultimi bilanci ma che si è dimostrata valida se è vero che il rigore
della Vigilanza, certamente accentuato dopo le gravi crisi che hanno coinvolto
prima lo scenario europeo e più recentemente anche quello italiano, non ha
portato con sé le soluzioni più drastiche ma ha favorito l’adozione di misure
adeguate e tempestive per il rilancio di un’azienda che, pur se sta vivendo le
difficoltà tipiche del settore, è fondamentalmente sana e tale devono
continuare a ritenerla le famiglie, gli operatori economici, gli enti e gli
azionisti. Fondazione Cassa
di Risparmio e Banca del
Monte di Lugo
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